di
Giovanna Grassi

Robert Redford è morto il 16 settembre 2025, a 89 anni: ripubblichiamo l’intervista del gennaio 2006, in cui diceva: «Con Newman farei un film ecologista, ma il mio vero sogno resta Jane Fonda. Al Sundance negli anni Ottanta non veniva nessuno: mi sentivo un imbonitore»

Robert Redford, attore, regista e leggenda di Hollywood, è morto martedì 16 settembre. Aveva 89 anni. Ripubblichiamo una intervista del gennaio 2006.

PARK CITY — Robert Redford è un uomo al quale piacerebbe più fare domande che riceverne. A 68 anni, il volto segnato come una corteccia, conserva la curiosità e gli interessi di un ragazzo.

È fiero quando parla del Sundance Institute, che creò negli anni Settanta e che ormai ha una fama internazionale. «Oggi si parla tanto di cinema, in senso divistico o spettacolare. Il Sundance, una organizzazione non-profit, è nato per cercare talenti e offrire possibilità a tante voci nuove. Non a caso è sorto su una parte della terra in Utah che avevo acquistato per salvarla da qualsiasi speculazione. Il primo anno del Festival, all’inizio degli anni Ottanta, non venne nessuno. Scendevo in strada e mi sentivo un imbonitore dicendo a tutti: “Venite a vedere questo piccolo, grande film”. Poi il successo di Sesso, bugie e videotape fece parlare di noi. E arrivarono anni dopo anche i mercanti e i paparazzi». 

Racconta che la rassegna cinematografica è solo una delle attività del Sundance Institute, che con il suo canale tv ha contribuito a rilanciare i documentari, i programmi di storia e geografici, opere di autori internazionali poco noti in Usa. «La televisione oggi ha una funzione di intrattenimento superficiale: io critico l’uso che se ne fa… La macchina del Sundance ha un’anima. E con un’anima ho sempre cercato di vivere anche la mia carriera non certo da star».

Eppure, da più di trentacinque anni è e resta un divo e tutti continuano ad
aspettare un suo film con Paul Newman perché nessuno ha dimenticato
Butch Cassidy, uno dei suoi grandi successi con I tre giorni del Condor e Tutti gli uomini del Presidente. 

Dice: «Spero che i giovani rivedano anche Come eravamo con Barbra Streisand, che reputo uno dei miei lavori più politici perché intrecciava privato e pubblico. Credo alla politica che lotta per i diritti umani, non al potere dei politici o dei media. E credo soprattutto alle lotte per la salvaguardia della natura».

Dei suoi anni d’oro come attore dice: «Ho avuto il privilegio di fare il mio mestiere quando c’erano registi che ponevano domande. Penso ad Alan J. Pakula, ad Arthur Penn, a Sydney Pollack, a George Roy Hill. Ho recitato con attrici come Jane Fonda, bravissima: poi la sua vita ha preso altre direzioni e ho sempre sognato di tornare a recitare con lei. Non credo al consumismo dell’immagine. Quando ho scelto qualche giovane attore, e penso a Scarlett
Johansson che lanciai ragazzina, a Brad Pitt che volli al mio fianco, ho sempre cercato l’aderenza a un pensiero. Non mi vergogno di dire che la mia
bandiera è il mio cuore. E scelgo come  produttore i film che sento, come I diari della motocicletta». 

È riservato, non ha mai chiacchierato della sua vita privata dopo il divorzio
dalla moglie Lola, madre dei suoi figli, ai quali è legatissimo. «Per me essere padre è un modo totale di vivere. Ne ho raccontato anche il dolore in Gente
comune, il mio film premiato dall’Oscar. Anche Amy, la mia figlia più giovane (io continuo a considerarla tale anche se ha 35 anni) recita. Ma mi sembra che prediliga il teatro di ricerca e recentemente ha recitato off Broadway diretta da Neil LaBute. Non si può essere “maestri” di alcuno, ma l’importante è parlare, cercare di capire, a esempio anche il ruolo oggi dei media, quello delle sorgenti delle informazioni e delle loro censure o intimidazioni».

Confessa che gli è piaciuto molto lavorare recentemente con Paul Newman
in una puntata della serie di film documentaristici Iconoclastes: «Ho
parlato con lui di fronte alla cinepresa, ho cercato di fargli dire quello che cela, i perché delle sue attività filantropiche, la sua malinconia, il suo essere uomointegro. Con orgoglio questo piccolo film con tanti dialoghi è andato in onda sul Sundance Channel. Vorrei girare un film ambientalista con lui, sulla salvaguardia in territori del West di alcune specie di volatili rare. Devo convincerlo. No, non ci piacciono affatto i seguiti o i remake di nostri successi o di altri».

Cosa resta dentro il Redford di oggi dell’immagine sexy di una volta? In
Proposta indecente, per esempio, seduceva, Demi Moore. «La mia timidezza
di fronte all’uso che la macchina dello spettacolo fa del tuo lavoro, di te stesso, per venderla agli altri».

16 settembre 2025 ( modifica il 16 settembre 2025 | 17:28)