L’attesissima Yamaha dotata del motore V4 ha attirato l’interesse generale nella giornata dei test collettivi di MotoGP di Misano, ma anche la Honda aveva parecchia carne al fuoco sul tracciato romagnolo. La Casa giapponese, infatti, ha portato in pista la prima versione della RC213V 2026, ben riconoscibile per le forme piuttosto diverse rispetto a quella che stanno utilizzando Luca Marini e Joan Mir, soprattutto nel retrotreno. Il fatto che poi fosse completamente nera è stato un ulteriore aiuto per gli occhi indiscreti, che chiaramente hanno prestato grande attenzione al box HRC.
Complice l’assenza forzata del campione del mondo 2020, ancora alle prese con il recupero da un trauma cervicale rimediato nel turno di venerdì pomeriggio del Gran Premio di San Marino e della Riviera di Rimini, il pilota italiano è stato chiamato agli straordinari per provare tutto. A fine giornata però ha tracciato un bilancio molto positivo quando ha incontrato i giornalisti, tra cui Motorsport.com, nella sala stampa del Misano World Circuit.
“E’ stato un test positivo. Per il finale di questa stagione forse è stato meglio quello di lunedì scorso a Barcellona, perché avevamo più cose mirate in quel senso, oggi invece ci siamo concentrati sulla moto dell’anno prossimo. Mi è piaciuto guidare la moto nuova ed abbiamo trovato qualcosa di positivo. Non è ancora più veloce, ma c’è molto potenziale”, ha detto Marini.
“Pomeriggio invece ci siamo concentrati su cosa potremo fare da qui alla fine dell’anno ed abbiamo trovato qualcosina a livello di set-up e di aerodinamica. Credo che tutti abbiano fatto un grande lavoro nel box ed è un peccato che non abbia potuto girare Joan, perché così il mio programma è stato un po’ più intenso, ma soprattutto perché sarebbe stato positivo avere anche i suoi feedback sulle cose che abbiamo provato oggi”, ha aggiunto.
Quando gli è stato domandato se c’è un aspetto sul quale ritiene che la moto nuova rappresenti già un passo avanti rispetto a quella attuale, dopo averci pensato un pochino, ha detto: “Probabilmente direi a livello di stabilità. Al momento mi sembra che sia più stabile”.
Luca Marini, Honda HRC
Foto di: HRC
Il suo lavoro si è concentrato principalmente sul pacchetto aerodinamico e Marini ha offerto una disamina molto interessante su ciò che ha provato: “Il codone ci dà un po’ più di carico, ma è sempre importante bilanciare il carico anteriore e quello posteriore per avere un buon turning ed una buona stabilità. Ad un certo punto avevamo la moto piena di alette ed era davvero stabile alle curve 11, 12 e 13 (la parte veloce), quindi ogni giro potevo entrare sempre più forte, ma a quel punto abbiamo perso un po’ di turning. Quindi abbiamo fatto un passo indietro ed abbiamo trovato il compromesso giusto. Ma è molto importante lavorare bene sull’aerodinamica, perché è molto semplice capire se funziona o meno quello che stai provando. E far lavorare tutte le ali nella maniera giusta risolve molti problemi. Per il futuro dobbiamo continuare così”.
Portare avanti lo sviluppo di un progetto però sembra essere una grande motivazione per Luca, che dopo la pausa estiva ha iniziato a raccogliere con regolarità i frutti del lavoro fatto nell’ultimo anno e mezzo insieme alla Honda, iniziando a piazzarsi con regolarità nella top 10. “Mi piace molto di più. Oggi magari se sei in un team satellite ti metti a posto di setting e tiri fuori un gran tempo, perché è l’unica cosa che puoi fare nei test. Invece in un team ufficiale ti capita anche di provare delle cose che non funzionano, vai più piano, ma c’è anche molta motivazione, perché è un grande stimolo. Il più è che quando riesci a trovare qualcosa che migliora la moto, tu la vorresti subito nel weekend successivo, ma a volte ci vuole calma. Però è una cosa che mi dà molto gusto”.
Se la Honda piano piano sta facendo progressi tangibili, la Yamaha ha dovuto fare i conti con un esordio al di sotto delle aspettative per il tanto atteso motore V4. “Loro hanno intrapreso un percorso più lungo. Quando cambi il motore è più difficile. Se fai un V4 per la prima volta, va sicuramente più piano e consuma di più. E’ normale che sia così, ma credo che si sistemeranno. Secondo me noi invece stiamo lavorando molto bene, nella direzione corretta, con feedback molto precisi, che stanno permettendo agli ingegneri di rispondere a ciò che chiediamo in maniera perfetta. Ci stiamo divertendo molto”.
Ormai sono diversi mesi che la guida tecnica del progetto MotoGP è stata presa da Romano Albesiano e a Marini quindi è stato domandato quanto si senta l’apporto dell’ingegnere italiano: “E’ difficile quantificarlo, però sta facendo un ottimo lavoro e soprattutto lo vedo molto integrato ultimamente. Stiamo trovando la connessione giusta tra il gruppo di lavoro europeo e giapponese. Stiamo facendo dei grandi passi avanti sia a livello di organizzazione che di rapidità di esecuzione, ma anche di scelte prese con responsabilità e più velocemente. Cosa che in passato invece è sempre stata un po’ difficile. Ma quando il feedback dei piloti è chiaro e si capisce la direzione da prendere, poi le cose vengono anche un po’ più facilmente”.
A vederlo interagire con gli ingegneri Honda nel box, ormai si ha la sensazione che Luca sia il vero “capitano” dello sviluppo: “Sono molto contento di dove siamo arrivati. Questa posizione me la sto guadagnando ogni volta, perché all’inizio ci siamo dovuti conoscere e si sono anche dovuti fidare di tutti i miei feedback. Adesso appena gli comunico qualcosa, loro la recepiscono molto bene e vedo nei loro occhi un’attenzione notevole, perché sanno che se gli dico sì è sì e se gli dico no è no”, ha concluso.
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