di
Alessandra Muglia

Una commissione di inchiesta delle Nazioni Unite ha lavorato «per due anni» a un report di 72 pagine: la conclusione è che Israele abbia agito «con l’intento di distruggere i palestinesi» presenti sul territorio di Gaza. Ecco chi compone la commissione, e perché arriva a sostenere questa tesi

Un’inchiesta indipendente delle Nazioni Unite è arrivata alla conclusione che nella Striscia di Gaza è in corso un «genocidio» dall’ottobre del 2023.

Israele si è mossa con «l’intento di distruggere i palestinesi» presenti nel territorio, denuncia un rapporto di 72 pagine pubblicato oggi dalla Commissione internazionale indipendente d’inchiesta dell’Onu sui territori palestinesi occupati. 



















































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Chi guida la Commissione?

A guidarla è Navi Pillay, una ex giudice che in passato ha presieduto anche il tribunale internazionale per il Ruanda contribuendo a far riconoscere lo stupro come un crimine di genocidio. 

«Abbiamo concluso che a Gaza si sta verificando un genocidio e che la responsabilità ricade sullo Stato di Israele», ha sintetizzato questa giurista  84enne di origine indiana cresciuta nel Sudafrica dell’apartheid che ha dedicato la vita alla lotta contro l’ingiustizia. 

Da avvocata dei prigionieri politici, Pillay ha lavorato a stretto contatto con Nelson Mandela, che una volta eletto presidente la nominò, nel 1995, giudice della Corte Suprema. Divenne così la prima donna giudice non bianca dell’Alta Corte del Sudafrica. Pillay è stata anche Alta Commissaria Onu per i diritti umani, l’unica a ottenere due mandati, dal 2008 al 2014. 

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«Il nostro è un lavoro di due anni, non è qualcosa che abbiamo inventato ora – ha chiarito accennando al metodo adottato nell’indagine – abbiamo esaminato immagini, parlato con esperti, medici, testimoni, bambini. Ma poiché non ci è permesso entrare in Israele, sono venuti loro da noi».  

Su cosa si basa l’accusa, e quali sono le prove

L’accusa di genocidio, spiega, scaturisce da «basi ragionevoli»: l’analisi  si riferisce «esclusivamente alla determinazione del genocidio secondo la Convenzione sul Genocidio», il trattato Onu del 1948 adottato in seguito all’omicidio di massa degli ebrei da parte della Germania nazista che definisce il genocidio come crimini commessi «con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, in quanto tale».

La commissione ha concluso che le autorità e le forze armate israeliane, dall’ottobre 2023, hanno commesso «quattro dei cinque atti genocidari» elencati in questo trattato
-uccisione di membri del gruppo
-causare gravi danni fisici o mentali ai membri del gruppo; 
-infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita calcolate per provocarne la distruzione fisica in tutto o in parte; 
– imporre misure intese a prevenire le nascite all’interno del gruppo. 

A sostegno della sua conclusione l’indagine cita esempi sulla portata delle uccisioni, dei blocchi degli aiuti, degli sfollamenti forzati e della distruzione di una clinica per la fertilità.
«Le vittime dei bombardamenti non sono state individuate o prese di mira come singoli civili. Al contrario, le vittime sono state prese di mira collettivamente a causa della loro identità di palestinesi» recita il rapporto.
Viene riportato il dato sul crollo dell’aspettativa di vita: «La Commissione prende atto con allarme di un rapporto che rileva che, a maggio 2025, i funzionari dell’intelligence israeliana hanno elencato 8.900 militanti di Hamas e della Jihad islamica palestinese a Gaza come morti o probabilmente morti. Considerando che, a questo punto, 53.000 palestinesi erano stati uccisi dagli attacchi israeliani, ciò significa che l’83% delle vittime a Gaza erano civili». Vengono portati esempi degli attacchi ai civili lungo le vie di evacuazione e nelle zone sicure: «la Commissione ha rilevato che i palestinesi, tra cui donne e bambini, sono stati presi di mira e uccisi direttamente, anche in assenza di ostilità nelle vicinanze e quando erano soli».

Quali sono le responsabilità dei vertici israeliani?

Il rapporto chiama in causa «la responsabilità dello Stato di Israele sia per il mancato impedimento del genocidio, sia per aver commesso genocidio contro i palestinesi a Gaza dall’ottobre 2023, sia per il mancato perseguimento del genocidio».  

Gli inquirenti hanno affermato che dichiarazioni esplicite delle autorità civili e militari israeliane, insieme al modello di condotta della forza israeliana, «indicavano che gli atti genocidi erano stati commessi con l’intento di distruggere i palestinesi nella Striscia di Gaza come gruppo».

Il rapporto ha concluso che il presidente israeliano Isaac Herzog, il primo ministro Benyamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant hanno «incitato alla commissione di genocidio e che le autorità israeliane non hanno preso provvedimenti contro di loro per punire tale incitamento». 

Come ha reagito Israele? 

Israele ha «categoricamente respinto» il rapporto, definendolo «falso» e chiedendo «l’immediato scioglimento di questa commissione d’inchiesta». 

«Tre individui che agiscono come rappresentanti di Hamas, noti per le loro posizioni apertamente antisemite hanno pubblicato oggi un altro falso “rapporto” su Gaza» attacca su X il ministero degli Esteri israeliano riferendosi oltre che a Pillay, agli altri due membri della Commissione: l’indiano Miloon Kothari e l’australiano Chris Sidoti. Da tempo nel mirino di Israele,  il team a metà luglio ha annunciato che dopo 4 anni di lavoro si dimetterà, tra fine ottobre e i primi di novembre, adducendo motivi personali e la necessità di un cambiamento: sono le prime dimissioni di gruppo di questa Commissione.

Il rapporto «si basa interamente su falsità di Hamas, riciclate e ripetute. Queste invenzioni sono già state ampiamente smentite» sostiene il ministero. Il governo israeliano ha ripetutamente criticato il gruppo di esperti e ha negato le loro ripetute richieste di recarsi nella regione.

L’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite a Ginevra, Daniel Meron, ha definito il rapporto «scandaloso»: è redatto da «agenti di Hamas», ha detto.

Qual è il legame tra la Commissione e la Corte penale internazionale?

La Commissione, istituita dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, è un organo inquirente che non ha potere giudiziario, ma i suoi rapporti possono esercitare pressioni diplomatiche e servire a raccogliere prove per un successivo utilizzo da parte dei tribunali

Pillay ha dichiarato che la Commissione sta collaborando con il procuratore della Corte penale internazionale, che nei mesi scorsi ha emesso un mandato d’arresto internazionale nei confronti di Netanyahu e Gallant. «Abbiamo condiviso con loro migliaia di informazioni», ha affermato.

16 settembre 2025 ( modifica il 16 settembre 2025 | 16:18)