La quinta giornata dei Mondiali di atletica di Tokyo si annuncia come una delle più ricche di attese per l’Italia, con tanti protagonisti azzurri pronti a lasciare il segno. L’appuntamento clou sarà la finale del salto in lungo con Mattia Furlani, già campione del mondo indoor e bronzo olimpico, deciso a inseguire un podio che avrebbe il sapore della storia. In pedana anche l’esordio di Andy Diaz, campione europeo e della Diamond League, chiamato a difendere i colori azzurri in una qualificazione del triplo che promette misure da fuoriclasse insieme al compagno Andrea Dallavalle.
Grande curiosità anche in pista, con l’Italia al via dei 200 metri maschili grazie ai due campioni olimpici della staffetta 4×100: Filippo Tortu e Fausto Desalu, pronti a misurarsi con il re della distanza Noah Lyles e con l’astro nascente Letsile Tebogo. Nel mezzo giro di pista femminile toccherà invece a Dalia Kaddari e Vittoria Fontana, desiderose di sfruttare l’occasione in una gara che mette di fronte la campionessa uscente Shericka Jackson e la velocissima Julien Alfred.
Non mancano altre finali di prestigio: nel salto con l’asta femminile sarà in pedana Roberta Bruni, capace di tornare competitiva dopo il grave infortunio di giugno, mentre nelle semifinali dei 400 ostacoli l’Italia schiera un tris tutto al femminile con Muraro, Folorunso e Sartori. In chiusura di giornata la finale dei 1500 maschili, dove Federico Riva avrà l’occasione di giocarsi le sue chance dopo essere stato riammesso per la caduta in semifinale.
Il salto triplo, che apre il programma della quinta giornata, si prepara a regalare spettacolo ai Mondiali di Tokyo, con un campo di partecipanti che promette una delle gare più equilibrate e di qualità dell’intera rassegna. L’Italia schiera due protagonisti assoluti: Andy Diaz, campione del mondo indoor a Nanchino, oro europeo di Apeldoorn e campione della Diamond League, e Andrea Dallavalle, bronzo continentale in sala e ormai presenza fissa tra i migliori al mondo. La gara riparte dal successo di Hugues Fabrice Zango a Budapest, quest’anno meno incisivo ma sempre capace di acuti da medaglia. A minacciare i favoriti c’è lo spagnolo Jordan Alejandro Díaz, apparso pochissimo nel 2025 ma in grado un anno fa di superare l’azzurro Andy Diaz e il portoghese Pedro Pablo Pichardo nella finale di Parigi, confermando il titolo europeo già vinto a Roma.
Dietro ai tre ex-cubani si staglia la nuova generazione cubana con Lázaro Martínez e Christian Nápoles, entrambi a podio a Budapest, mentre dalla Cina arrivano le insidie di Wu Ruiting, primatista asiatico e argento olimpico a Tokyo. Non mancano outsider di qualità come i francesi Melvin Raffin e Thomas Gogois, il tedesco Max Hess, l’algerino Yasser Triki e il giamaicano Jordan Scott.
Alle 12.10 in pedana il gruppo A della qualificazione del giavellotto maschile che si annuncia come una delle gare più attese dei Mondiali di Tokyo. La notizia più importante è il ritorno in pedana di Arshad Nadeem: il campione olimpico e argento iridato a Budapest ha ricevuto l’OK medico dopo l’infortunio di giugno e sarà regolarmente in gara. La rivalità con Neeraj Chopra, oro olimpico proprio a Tokyo e campione del mondo in carica, resta il filo conduttore della specialità, come già visto a Parigi. Attenzione però alla forma del tedesco Julian Weber, che nell’ultima finale di Diamond League ha impressionato superando per due volte i 91 metri: una condizione che lo accredita come serio candidato al titolo.
La sfida mondiale si colora anche di Oriente, con l’idolo di casa Yuta Sakiyama, deciso a sfruttare l’entusiasmo del pubblico giapponese, e con il cingalese Rumesh Tharanga, in crescita nelle ultime stagioni. Non mancano i rappresentanti dei Caraibi, tradizionalmente competitivi nella specialità: il trinidegno Keshorn Walcott, oro olimpico a Londra 2012, e il grenadino Anderson Peters, già iridato a Eugene 2022.
In pedana nella finale del salto con l’asta donne che inizia alle 12.25 ci sarà Roberta Bruni, capace di stringere i denti e presentarsi al Mondiale nonostante il serio infortunio patito a giugno. La primatista italiana, bronzo europeo indoor, è pronta a giocarsi le sue carte in una finale che promette spettacolo e misure importanti. Sarà una gara di altissimo livello pur senza la campionessa olimpica e mondiale Nina Kennedy, costretta al forfait. Restano però nomi di assoluto spessore: la statunitense Katie Moon, campionessa del mondo uscente e fresca vincitrice della Diamond League a Zurigo, guida la pattuglia USA che può contare anche sulla vice-iridata Sandi Morris e sulle gemelle Amanda e Hana Moll, con Amanda leader mondiale stagionale.
Dall’Europa arrivano avversarie agguerrite come la svizzera Angelica Moser, bronzo europeo indoor, la slovena Tina Šutej, da anni stabilmente tra le prime, la ceca Amálie Švábíková e la francese Marie-Julie Bonnin, già campionessa iridata al coperto. Occhio poi alla tradizione neozelandese, rappresentata da Eliza McCartney, tornata competitiva dopo vari problemi fisici, oltre a Olivia McTaggart e Imogen Ayris. Dall’altra parte del mondo arrivano la cinese Chunge Niu e la brasiliana Juliana Campos, capaci di misure solide.
La prima gara in pista dalle 12.30 sono le batterie dei 200 metri femminili che si annunciano come una delle gare più intriganti dei Mondiali di Tokyo, con un copione che ricalca quello già visto nei 100: il duello a stelle e strisce tra McKenzie Jefferson-Wooden e Julien Alfred, con l’ombra ingombrante di Shericka Jackson, campionessa del mondo uscente. La giamaicana, primatista dei campionati con lo strepitoso 21″41 di Budapest, arriva in Giappone dopo due stagioni difficili, ma i segnali di ripresa visti a Chorzow lasciano aperta la possibilità di un ritorno da protagonista. Non mancano però assenze pesanti: fuori la statunitense Gabby Thomas, fermata da problemi tendinei, la svizzera Mujinga Kambundji, alle prese con la maternità, e la nigeriana Favour Ofili, non selezionata in vista di un possibile cambio di nazionalità verso la Turchia.
Il team USA affida le maggiori speranze a Brittany Brown, più convincente rispetto a Battle e Long, mentre cresce la condizione dell’ivoriana Marie-Josée Ta Lou-Smith, sempre temibile nelle grandi finali. L’UK Team ripropone il tris già visto nei 100, con Dina Asher-Smith, Hunt e Neita: proprio la Asher-Smith è stata l’ultima europea a conquistare un oro mondiale sui 200, a Doha 2019. L’Italia si presenta con Dalia Kaddari, alla ricerca di un salto di qualità dopo i titoli giovanili, e con Vittoria Fontana, fresca di oro alle Universiadi, pronte a giocarsi le proprie carte in una gara dal tasso tecnico altissimo.
A seguire le batterie dei 200 metri maschili che, ai Mondiali di Tokyo, riportano in pista l’uomo simbolo della specialità: Noah Lyles. Lo statunitense, oro a Doha, Eugene e Budapest, oro nei 100 a Parigi e bronzo sempre nei 100 due giorni fa, punta al quarto titolo iridato consecutivo e confermarsi re indiscusso del mezzo giro di pista. Alle sue spalle incombe però la stella emergente dell’atletica africana, l’oro olimpico Letsile Tebogo, già capace di tempi da urlo e candidato a insidiare il trono dello statunitense.
Per Lyles non mancano le insidie interne, con il “fuoco amico” dei connazionali Kenny Bednarek, Robert Gregory e Courtney Lindsey, tutti in grado di correre sotto i 20 secondi. Il Canada rilancia il duo esperto formato da Andre De Grasse e Jerome Blake, affiancati dal sempre solido Aaron Brown. La Giamaica schiera il giovane Bryan Levell, mentre dalla Repubblica Dominicana arriva la costanza di Alex Ogando.
Dall’Africa, oltre a Tebogo, occhio allo Zimbabwe con Charamba e Makarawu, e al Sudafrica, che può contare sull’esperienza di Wayde Van Niekerk e sul giovane Dambile, pronto a infrangere la barriera dei 20 secondi. Grande attesa anche per il prodigio australiano Gout Gout, tra i più giovani talenti in gara. In Europa riflettori sul britannico Zharnel Hughes, leader stagionale, e sull’Italia, che schiera due campioni olimpici su questa pista nella staffetta 4×100: Fausto Desalu insieme a Filippo Tortu, entrambi parte del quartetto d’oro di Tokyo. Debutta inoltre il sorprendente olandese Mo-Ajok, sceso a 20.01 in Coppa a Madrid.
Il salto in lungo alle 13.49 sarà il momento clou della giornata azzurra ai Mondiali di Tokyo grazie alla presenza di Mattia Furlani, già campione del mondo indoor a Nanchino e bronzo olimpico a soli 19 anni. L’azzurro, forte di un personale da 8,38, si presenta in pedana tra i favoriti per un posto sul podio, deciso a confermare la sua crescita e a scrivere una nuova pagina per l’atletica italiana. Gli avversari sono di primissimo livello, a cominciare dal campione uscente e leader stagionale Miltiadis Tentoglou (8,65), sinonimo di continuità ai massimi livelli, e dal giamaicano Tajay Gayle, iridato a Doha e capace in carriera di atterrare a 8,69. In lizza anche lo svizzero Simon Ehammer, campione della Diamond League, e lo svedese Thobias Montler, sempre incisivo nelle grandi rassegne.
Non mancano outsider di qualità come il bulgaro Bozhidar Sarâboyukov, i cinesi Yuhao Shi (8,43) e Mingkun Zhang, e l’americano Isaac Grimes. Per la Spagna si presentano Jaime Guerra e Lester Lescay, mentre la Giamaica completa la sua squadra con Nikaoli Williams. Trentaquattro anni dopo l’impresa leggendaria di Mike Powell a Tokyo con il record mondiale di 8,95, la capitale giapponese torna a essere teatro di una finale annunciata come storica. L’Italia, dopo le medaglie di Andrew Howe e Giovanni Evangelisti, si affida a Furlani per inseguire un podio che avrebbe il sapore dell’impresa.
Le semifinali dei 400 ostacoli femminili a Tokyo si annunciano tra i momenti più intensi della rassegna, soprattutto per i colori azzurri, che portano ben tre atlete al via. La più attesa è Alice Muraro, bicampionessa mondiale universitaria e reduce da una stagione in continua crescita: i progressi tecnici e la solidità nei turni preliminari la rendono oggi l’italiana più accreditata per un posto in finale. Al suo fianco ci saranno la primatista nazionale Ayomide Folorunso, già finalista iridata e tra le prime cinque europee per accredito, e Rebecca Sartori, chiamata alla grande prova dopo un percorso stagionale costante.
Con l’uscita di scena di Sydney McLaughlin-Levrone, passata ai 400 piani, i favori del pronostico sono tutti per l’olandese Femke Bol, pronta a conquistare il secondo titolo mondiale della carriera. La statunitense Dalilah Muhammad, oro olimpico a Rio e già primatista del mondo, vivrà invece a Tokyo l’ultima gara della carriera, dopo una stagione che l’ha riportata a vincere. Per gli USA ci sono anche l’argento olimpico Anna Cockrell e Jasmine Jones, mentre la Giamaica schiera la coppia Andrenette Knight e Shiann Salmon, garanzia di qualità. Da seguire inoltre la britannica oro europeo U23 Emily Newnham e la slovacca Emma Zapletalová, finalmente tornata competitiva dopo due anni difficili. L’Africa risponde con la sudafricana Zeney Van Der Walt, capace di scendere stabilmente sotto i 55 secondi.
Subito dopo le tre semifinali dei 400 ostacoli uomini senza azzurri al via. Tutti gli occhi sono puntati su Karsten Warholm, tre volte campione del mondo e primatista del mondo con lo storico 45.94 di Tokyo 2021. Il norvegese è tornato a dominare la stagione con il 46.28 di Chorzow e si candida ancora una volta a uomo da battere. Il rivale più accreditato resta l’americano Rai Benjamin, oro olimpico e bronzo a Budapest, che guida un team USA fortissimo grazie anche a Chris Robinson, sceso fino a 48.27, e a Caleb Dean, in crescita costante. A insidiare il trono dei big c’è anche il brasiliano Alison Dos Santos, campione del mondo a Eugene 2022 con il record dei campionati (46.29), tornato competitivo dopo una lunga assenza, oltre al connazionale Matheus Lima, brillante in batteria.
La concorrenza internazionale è agguerrita: il qatarino Abderrahman Samba, già medagliato mondiale, ha mostrato di poter ancora correre vicino ai 48 secondi; il nigeriano Ezekiel Nathaniel è l’ultimo volto nuovo entrato nell’élite, mentre la Giamaica schiera due giovani di grande talento come Malik James-King e il primatista U20 Roshawn Clarke. Non mancano outsider pronti a sorprendere: il britannico Tyri Donovan, al personale con 48.26, il kenyano Wiseman Were Mukhobe, il tedesco Emil Agyekum, lo svedese Oskar Edlund e il giamaicano Andrenette Knight.
La finale dei 3000 siepi femminili, in programma alle 14.57, promette scintille, con in pista le grandi protagoniste mondiali della specialità. L’atleta da battere resta la stella del Bahrain Winfred Yavi, campionessa olimpica e mondiale, capace di dominare negli ultimi due anni e di correre stabilmente sotto il muro dei 9 minuti. Al suo fianco si candidano al titolo altre due regine: l’ugandese Peruth Chemutai, oro a Tokyo 2021 e tornata protagonista dopo una stagione regolare, e la kazaka Norah Jeruto, primatista dei campionati con l’8:53.02 di Eugene 2022, decisa a riprendere il filo interrotto dopo gli stop che ne hanno condizionato la carriera.
Ma l’osservata speciale è la keniana Faith Cherotich, 22 anni, bronzo a Budapest e a Parigi e una delle pochissime al mondo scese sotto gli 8’50: un talento in piena ascesa che può cambiare gli equilibri della gara. Con lei ci sarà anche l’altra keniana Doris Lemngole, alla prima grande finale iridata, pronta a sorprendere. Non mancano rivali di spessore dall’Etiopia, con la giovane Sembo Almayew e l’esperta Lomi Muleta, entrambe competitive sul passo costante. La Tunisia punta sulla solidità di Marwa Bouzayani, mentre la Germania schiera la veterana Gesa Felicitas Krause e la giovane Lea Meyer. Gli Stati Uniti rispondono con Angelina Napoleon, Kaylee Mitchell e Lexy Halladay, tutte cresciute molto in stagione.
Il gran finale tutto dedicato al mezzofondo si chiude con l’atto conclusivo dei 1500 maschili. All’appello mancano alcuni dei grandi favoriti della vigilia, tra cui Jakob Ingebrigtsen che non è arrivato al meglio della condizione in Giappone. L’Italia sorride per la presenza di Federico Riva, riammesso alla finale dopo la caduta in semifinale provocata da una spinta: una chance meritata per il romano, autore di un 2025 in costante crescita e deciso a vivere da protagonista la sua prima grande finale iridata. I riflettori sono puntati sul giovane fenomeno olandese Niels Laros, 19 anni, già capace di scendere a 3:29.20 e tra i candidati principali all’oro. A contendergli il titolo ci saranno i britannici Josh Kerr, campione mondiale in carica con un personale di 3:27.79, e Jake Wightman, oro a Eugene 2022 e tornato competitivo dopo i problemi fisici. Occhio anche al connazionale Neil Gourley, altro nome da non sottovalutare.
Il Kenya si presenta con due fuoriclasse: l’esperto Timothy Cheruiyot, iridato a Doha 2019, e il giovane Reynold Cheruiyot, classe 2004, già sceso sotto i 3:30. In corsa per le medaglie anche il portoghese Isaac Nader, esploso quest’anno con un 3:29.37, e lo statunitense Jonah Koech, primo ai Trials e in grado di stupire con i suoi finali potenti. A completare il cast ci sono lo spagnolo Adrián Ben, l’irlandese Andrew Coscoran, il tedesco Robert Farken, lo svedese Samuel Pihlström e il sudafricano Tshepo Tshite: tutti atleti capaci di correre intorno ai 3:30 e pronti a sfruttare ogni occasione in una gara che si annuncia tattica e velocissima.