Ekuban GenoaL’esultanza di Caleb Ekuban (foto di Genoa CFC Tanopress)

L’ultima mezz’ora del Genoa ha fatto dimenticare che il Como è la migliore proposta di calcio della Serie A. Probabilmente per dispersione, come dice chi proviene dall’ippica. Una benedizione per l’Italia del pallone, al solito repubblichina conservatrice, radicata sui bollini di servizio e fermamente refrattaria ai giovani. Il Genoa ha cancellato il bello di quegli umidi laghèe che, diamine, hanno tutto per pianificare l’ascesa sportiva. Denaro, gioco ed entusiasmo. Sarebbero da invidiare, se solo avessero uno stadio decoroso. Vieira conosce Cesc, il suo garibaldismo catalano che permea in campo: travolge, ma tralascia. Si dimentica persino di chiudere la contesa quasi come se la sua ragione d’essere sia proprio l’esistere in partita: il “prestazionismo” in crudezza. Infatti, il più italiano dei francesi l’ha letto e scandagliato: gli ha concesso il giusto – un’occasione duplice, oltre al gol – togliendo ampiezza di gioco e addensando la mediana. Con intensità, filo logico e una distribuzione equa delle distanze tra i reparti.

Talvolta al Genoa bastava alzare una palla sopra la linea degli avversari per quietare le furie blu. Una vampata in avanti faceva percepire qualche scricchiolio del Como, una giocata preparata nello spazio rallentava un poco di più il flusso calcistico eruttato fin dall’inizio dai Fabre-boys. È vero, gli spagnoli hanno la stessa mentalità in ogni sport, evidentemente è qualcosa di congenito nel loro dna: vogliono padroneggiare l’incipit di gara più di chiunque altro. L’ha dimostrato la Roja all’Europeo e, meglio ancora, la finale di New York tra Alcaraz e Sinner. Sfuriata dopo sfuriata, negli alti e nei bassi del set: il difficile è contenere l’esuberanza dell’avversario e liberare la forza di reagire. La tempra dimostrata dal Grifone una volta incassato il tracciante di Nico Paz, sorto da un meraviglioso passo a due di milonga assieme alla pelota, è stata la linfa mentale per restare eretti in partita. Leali non ha le doti da metodista di Butez, ma un profondo grazie gli va tributato.

Il Genoa ha meritato il risultato positivo perché ha fatto meglio del Como con la squadra aggiuntiva che è subentrata in corso d’opera. Quattro uomini rossoblù hanno lasciato un segno più profondo di cinque uomini di Cesc. Com’è strano il calcio quando meno è meglio. Ekuban era al posto giusto dopo il rim-palo, Messias ha istigato l’episodio che ha ribaltato la partita (il rosso a Ramon), Carboni ha dato un senso a ogni pallone toccato mentre Ekhator ha speso il suo quarto d’ora con maturità. Questo è ciò che vuole Vieira: essere in difficoltà nel comporre la formazione. Un bell’aiuto gliel’ha dato Ekuban, non solo in termini di costruzione delle fondamenta della classifica: in due spezzoni contro Juventus e Como, Caleb ha dimostrato di essere da Genoa. Di più: in due frammenti di gara, entrambi con il Grifone in svantaggio, è stato più pericoloso di Colombo e Vitinha messi assieme. Non bisogna dimenticarselo, neppure quando è passata l’ultima mezz’ora del Genoa.

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