Bombardamenti dopo l’ok Usa all’operazione. 78 morti il bilancio provvisorio. I testimoni e i corpi mutilati
«Sono state colpite decine di siti terroristici, inclusi strutture militari, postazioni di osservazione e edifici con trappole esplosive destinati a danneggiare le truppe che operano nell’area». Questa l’ultima dichiarazione dell’esercito israeliano in merito all’invasione di Gaza City, cominciata questa notte, tra il 15 e il 16 settembre. Con un bilancio provvisorio di 78 morti e l’ok di Marco Rubio. Andrew Cuomo, il candidato a sindaco di New York e convinto sostenitore di Israele, ha chiesto la fine della «carneficina» in Palestina, dove la situazione è «orribile». Un bombardamento ha colpito la città poco dopo la visita a Gerusalemme del segretario di Stato Usa. «Per strada ho visto una bambina senza testa», racconta un bambino che fa parte degli sfollati.
L’annuncio dell’Idf: «Abbiamo distrutto decine di siti terroristici»
«Stiamo lanciando un potente attacco contro la roccaforte di Hamas nella città di Gaza», questo l’ultimo annuncio dell’esercito israeliano, che ha avviato un’operazione congiunta via terra, via acqua e via aria. «Nelle ultime 24 ore – fanno sapere i militari – sono state colpite decine di siti terroristici, inclusi strutture militari, postazioni di osservazione e edifici con trappole esplosive destinati a danneggiare le truppe che operano nell’area».
Le operazioni militari a Gaza City
Secondo fonti militari israeliane, l‘Idf controllerebbe circa il 40% del territorio urbano di Gaza City a seguito delle operazioni condotte in città a partire dalle scorse settimane. È lo stesso esercito a riferire che a prendere parte alla spedizioni che sta radendo al suolo gran parte dell’area urbana ci sono il capo di stato maggiore israeliano Eyal Zamir e il capo del Comando Sud Yaniv Asor. Come parte della strategia offensiva israeliana sono stati impiegati blindati telecomandati carichi di esplosivo con lo scopo di distruggere edifici e infrastrutture, per preparare il terreno in vista dell’ingresso di altre forze. Il portavoce militare ha spiegato che si tratta di vecchi veicoli M113 dismessi dall’Idf, riempiti con tonnellate di esplosivo e guidati in profondità nei tunnel grazie a un sistema di controllo a distanza.
Guterres: «un gesto intollerabile»
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha definito «intollerabile» quanto sta avvenendo a Gaza, pur precisando che non rientra nelle sue competenze stabilire una definizione legale di genocidio. «Non è nel ruolo del segretario generale effettuare la descrizione legale di genocidio, ma questo non significa che non consideri ciò che accade orrendo», ha dichiarato. Guterres ha parlato di «distruzione massiccia», della «sistematica devastazione di Gaza City», della «uccisione di civili su larga scala» e dei «gravi ostacoli alla distribuzione degli aiuti umanitari». «Indipendentemente dal nome che si voglia usare – ha aggiunto – la verità è che questo è moralmente, politicamente e legalmente intollerabile». Le sue parole giungono dopo la decisione di una Commissione d’inchiesta Onu, che ha accusato Israele di aver commesso genocidio nella Striscia.
Le reazioni europee
Continuano ad innalzarsi in tutto il vecchio continente le voci critiche verso l’operazione militare israeliana: «Abbiamo affermato molto chiaramente che la recente offensiva verso Gaza City è completamente sbagliata. La respingiamo e lo abbiamo anche chiarito al governo israeliano» ha detto il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul. Sulla stessa linea il governo britannico che tramite il suo ministro degli esteri, Yvette Cooper, ha fatto sapere che: «Il nuovo assalto dell’Idf a Gaza è assolutamente sconsiderato e spaventoso. Porterà solo altro spargimento di sangue, ucciderà altri civili innocenti e metterà in pericolo gli ostaggi rimasti». È atteso per domani, 17 settembre, un nuovo pacchetto di misure europee su Israele. Ad annunciarlo la portavoce della Commissione Ue Paula Pinho, tra le misure attese c’è anche la sospensione della parte commerciale dell’accordo di associazione Ue-Israele.
The new IDF assault on Gaza is utterly reckless and appalling.
It will only bring more bloodshed, kill more innocent civilians & endanger the remaining hostages.
We need an immediate ceasefire, all hostages released, unrestricted humanitarian aid and a path to lasting peace.
— Yvette Cooper (@YvetteCooperMP) September 16, 2025
La commissione d’inchiesta Onu: «Israele responsabile di genocidio»
«Siamo giunti alla conclusione che a Gaza è in atto e continua a verificarsi un genocidio, e che la responsabilità ricade sullo Stato di Israele», ha dichiarato la presidente della commissione d’inchiesta internazionale indipendente delle Nazioni Unite, Navi Pillay, in un’intervista all‘Afp. La commissione d’inchiesta guidata da Pillay ha accusato Israele di aver commesso un «genocidio» nella Striscia di Gaza dall’inizio della guerra il 7 ottobre 2023, con «l’intenzione di distruggere» i palestinesi. Ad essere responsabili del crimine per la commissione sono «il presidente israeliano Isaac Herzog, il primo ministro Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant» colpevoli di aver «incitato al genocidio». Responsabili anche le autorità israeliane per non aver «preso alcuna misura nei loro confronti per sanzionare tale incitamento»
Il bombardamento
«Ci sono bombardamenti massicci e incessanti su Gaza City e il pericolo continua ad aumentare», ha detto all’agenzia di stampa Afp Ahmed Ghazal, un residente della zona. Il venticinquenne ha descritto un’«esplosione che ha scosso violentemente il terreno nel quartiere» poco dopo l’1:00 di martedì 16 settembre, ora locale. A quel punto è corso in strada e ha visto tre case di un isolato residenziale «completamente rase al suolo». Secondo il testimone ci sono molte persone intrappolate tra le macerie: «Possiamo sentire le loro urla». Mahmoud Bassal, portavoce della Difesa Civile di Gaza, ha detto che il numero di morti e feriti continua ad aumentare. E ha parlato di un «massacro di vasta portata» in un complesso residenziale vicino a piazza Al-Shawa. Intanto il segretario di Stato Rubio è atteso a Doha oggi. Ha promesso il «sostegno incrollabile» degli Stati Uniti a Israele per eliminare Hamas.
Israele e gli Usa
Secondo il media Axios Rubio ha detto al premier israeliano Benjamin Netanyahu che l’amministrazione Trump sostiene l’operazione di terra a Gaza, ma vuole che sia implementata rapidamente e termini il prima possibile. «Rubio non ha frenato l’operazione di terra», ha detto un funzionario israeliano al sito di notizie Usa. L’amministrazione Trump, ha invece riferito una fonte americana, non fermerà Israele e gli consentirà di prendere le proprie decisioni riguardo alla guerra a Gaza. «Non è la guerra di Trump, è la guerra di Bibi e lui si assumerà tutte le responsabilità di ciò che accadrà», ha osservato il funzionario Usa.
Carri di Gedeone 2
Fonti di Gaza hanno riferito che i tank di Tsahal sono entrati in via Al-Jalaa, nel cuore di Gaza City. Bombe-robot hanno abbattuto gli edifici. Una funzionaria della Sicurezza israeliana ha parlato con la tv pubblica Kan affermando che «l’Idf sta attaccando con forza». Contemporaneamente al via dell’operazione Carri di Gedeone 2, il presidente Usa ha minacciato Hamas dopo aver saputo che alcuni ostaggi sono stati fatti uscire dai tunnel per essere usati come scudi umani. Nel frattempo, il gruppo terrorista ha infatti portato alcuni degli ostaggi nelle tende e negli edifici di Gaza city. E ha affidato il coordinamento del cosiddetto legitimacy ambush (imboscate e guerriglia) a Izz al-Din Haddad, capo dell’ala militare, Raed Saad, comandante della divisione operativa, Muhammad Odeh, che guida l’intelligence e Mohand Rajab, militare di alto rango della Brigata Gaza.
La risposta di Hamas
Secondo l’Ansa la strategia di Hamas comprende azioni contro i residenti per impedire che seguano gli avvisi di evacuazione e si spostino a sud. Circa 700mila persone sono ancora a Gaza, nonostante i bombardamenti intensi delle ultime settimane. In 320mila si sono trasferiti verso la parte meridionale, nei campi di al Mawasi, a Kan Younis. Ma l’Idf, pur aspettandosi che centinaia di migliaia lascino Gaza city non appena iniziate le operazioni di terra, non si illude sulle difficoltà: civili usati come scudi umani, miliziani in infradito e bombe nello zainetto mimetizzati tra la gente.
I testimoni
Il quotidiano La Stampa pubblica intanto un articolo di Majd al-Assar Nuseirat nel quale si racconta dei 300 mila gazawi in marcia verso Sud. Nel Capital Shelter Camp, il campo rifugiati di Nuseirat, arrivano famiglie ogni giorno. La maggior parte scappa dai quartieri di Gaza City, a Nord e a Est, Shujaiya, al-Tuffah, Sabra, al-Saftawi e al-Zeitoun. Tra loro c’è Mervat Abdullah al-Jarjawi, una donna di 57 anni del quartiere Sabra di Gaza City. Arrivata con la nuora, che è vedova del suo unico figlio, morto a luglio durante un bombardamento ad al-Rimal. «In passato, ci aggrappavamo alla speranza di ritornare, un giorno. Questa volta, invece, mio figlio non c’è più. La nostra casa non c’è più. Non è rimasto niente. Soltanto macerie», dice.
La bambina senza testa
Il nipotino Abdelrahman la interrompe e dice: «Per strada ho visto una bambina senza testa». La madre spiega che sono scappati tra i cadaveri e i feriti e il ragazzino ha visto riverso a terra il corpo mutilato di una bambina piccola.