di
Giacomo Valtolina
Nel 2016 trecento personalità, tra cui Vittorio Gregotti e Giulia Maria Crespi, mettevano per iscritto critiche anche legate alla Circle line. Un «fil rouge» con l’appello di cento professionisti all’indomani delle inchieste
C’è un filo conduttore tra la lettera dei 300 architetti e intellettuali — tra cui Vittorio Gregotti e Giulia Maria Crespi — che nove anni fa si opponevano al progetto di riqualificazione degli scali ferroviari e la lettera di un centinaio di professionisti oggi, all’indomani delle inchieste che, quegli scali dismessi, li hanno messi nel mirino. Sia a livello di procedura (le «varianti occulte» portate avanti da diversi strumenti, tra cui gli Accordi di programma) sia a livello di finalità («favorire e agevolare l’interesse dei privati»).
Quel fil rouge — estraneo alle carte — è il «secondo passante», tornato d’attualità oggi in vista della prossima dismissione della stazione di Porta Genova. Vale a dire la chiusura dell’anello ferroviario attorno alla città, per una Circle line ininterrotta e non un percorso spezzato — come da disegno odierno — lungo la tratta Ovest, tra Porta Genova/San Cristoforo e Villapizzone/Bovisa. Un grave «errore infrastrutturale» secondo gli urbanisti critici, firmato dall’allora assessore Pierfrancesco Maran in quota Pd e Beppe Sala, in un progetto nato in era Moratti e poi determinante anche nel tramonto della giunta «arancione» guidata da Giuliano Pisapia.
«Fuoco incrociato sulla tre giorni allo Scalo Farini» si leggeva sul Corriere del 14 dicembre 2016 in occasione del workshop organizzato da Fs Sistemi urbani e Palazzo Marino sull’operazione: 1.200 persone, tra cui i 300 contrari al metodo scelto, con il «coinvolgimento di cinque team coordinati da architetti di fama internazionale» per «cinque scenari di sviluppo urbano». Una procedura contestata dagli architetti in prima fila poiché priva di «reale dibattito pubblico» previsto dalle delibere a monte, ma anche per il «prevalere dell’interesse privato». Le stesse parole scritte dai pm in riferimento è alle intese di partnerariato pubblico-privato (Ppp) «da agevolare» secondo il presidente della Commissione Paesaggio, Giuseppe Marinoni, nelle chat con gli imprenditori (tra cui l’ex assessore all’Urbanistica della giunta Moratti, Carlo Masseroli di Nhood).
Il progetto degli scali fu tuttavia legittimato politicamente a monte da un voto in Consiglio sugli indirizzi pubblici e dall’approvazione in Aula dell’accordo con Fs. E fu giuridicamente avallato da una sentenza del Consiglio di Stato contro i ricorsi che, nel 2022, dava il nulla osta all’operazione con paletti verde, edificabilità, quote di edilizia residenziale sociale (Ers) e realizzazione della Circle line, pur su un tragitto «parziale».
Indipendentemente da inchieste e proteste, oggi, a distanza di nove anni, anche i progetti degli scali più piccoli come Greco e Rogoredo sono comunque in stand by. Tanto da costringere la società Redo a rinunciare ai fondi del Pnrr per studentati, e con l’unico scalo ad avanzare, il Romana, alle prese con la querelle degli extracosti di costruzione che il privato chiede al pubblico di pagare per il proprio studentato, temporaneo Villaggio olimpico degli atleti solo per il mese di febbraio.
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27 luglio 2025
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