Sul caso degli audio inviati dal cinquantatreenne Raoul Bova alla ventitreenne Martina Ceretti – diffusi senza il consenso dell’attore – è stata aperta, come noto, un’inchiesta per tentata estorsione. E ora alla vicenda giudiziaria si sono appena aggiunti nuovi capitoli. Il primo: Bova, come parte offesa, è stato ascoltato per circa un’ora in Procura, a Roma. E parlando col pm, come racconta il Corriere della Sera, ha ripercorso le tappe della vicenda, a partire dal giorno in cui uno sconosciuto lo chiamò per fargli sapere che i messaggi privati da lui inviati a Ceretti potevano essere diffusi per danneggiarlo: «Quando ho ricevuto la prima telefonata, ho subito capito quale fosse lo scopo di chi mi chiamava. Chi fosse al telefono, non lo so. Ma non mi sono intimidito neanche per un secondo», ha dichiarato l’attore, accompagnato in procura dal suo legale David Leggi. «Che fosse una situazione seria, mi è apparso chiaro immediatamente. Ho detto che non mi sarei piegato. Mi sono illuso per qualche attimo che sarebbe finita lì. Però ho subito denunciato. Non avevo nulla da nascondere» ha tenuto a sottolineare Bova. Che ha chiuso la sua deposizione dichiarando: «Mi ha sconvolto vedere che dalle parole sono passati ai fatti. È stato scioccante».

Come noto, lo scorso luglio i messaggi di Bova a Ceretti sono stati diffusi da Fabrizio Corona nel podcast Falsissimo. Dopodiché alcune delle frasi contenute in quegli audio – come l’ormai celebre «Buongiorno essere speciale, dal sorriso meraviglioso e dagli occhi spaccanti» – sono diventate un tormentone declinato in video, meme e post ironici. Uno scandalo che ha portato alla separazione di Bova dalla compagna Rocío Muñoz Morales (che nei giorni scorsi ha chiesto l’affido esclusivo delle loro due bambine) ma che ora inizia a mostrare anche i suoi risvolti giudiziari. E qui arriviamo al secondo nuovo capitolo della vicenda: come racconta il Corriere, il ventinovenne imprenditore Federico Monzino – che ha passato i messaggi di Bova a Fabrizio Corona – è stato appena iscritto dalla procura nel registro degli indagati con l’accusa di tentata estorsione. Secondo gli inquirenti, Monzino, verso la fine dello scorso luglio, avrebbe architettato un piano per trarre un profitto da Bova, dicendogli per spaventarlo che era pronto a rivelare la relazione avuta dall’attore con Martina Cerretti.

Per avere un quadro preciso del tentato ricatto mancano ancora due tasselli: non si sa chi abbia chiamato Bova la prima volta avvertendolo che senza un «regalino» la sua storia sarebbe stata resa pubblica (la telefonata è stata fatta con un’utenza spagnola e al momento non è possibile accostarla a uno dei protagonisti dell’inchiesta); non si sa che ruolo abbia svolto nella vicenda Martina Cerretti. «Ho fatto tutto per Martina, per aiutarla a diventare famosa. E lei adesso mi ha scaricato», aveva dichiarato lo scorso agosto Monzino in un’intervista a Oggi. Ora la posizione della ventitreenne influencer, sparita da social dopo lo scoppio dello scandalo, è oggetto di approfondimenti: c’è da chiarire se abbia rappresentato una figura centrale nel ricatto, oppure se la sua relazione con Bova sia stata resa nota a Corona senza che lei ne sapesse alcunché.