Il tema della scadenza del 2035 quando non si potranno più vendere nuove auto endotermiche in Unione Europea è molto caldo in questi giorni. Diverse case automobilistiche stanno sollecitando l’UE a cambiare le regole. Bruxelles ha riavviato il dialogo strategico con l’industria automotive e in questi giorni si è parlato molto di E-Car e di un piano per spingere le piccole auto elettriche. Sappiamo anche che l’UE anticiperò alla fine del 2025 la revisione delle regole del Green Deal prevista inizialmente per il 2026. Sul tema è espresso adesso Mario Draghi nel corso di un intervento a Bruxelles a circa un anno dalla presentazione famoso rapporto sul futuro della competitività europea in cui si parlava anche di auto.
DRAGHI STRIGLIA BRUXELLES
L’ex presidente della Bce è molto chiaro nel suo intervento, ritenendo che gli obiettivi di decarbonizzazione del settore auto si basino su presupposti che non sono più validi e che la transizione deve essere flessibile e pragmatica. Draghi poi aggiunge che in generale non è sufficiente l’allentamento di alcuni degli obblighi di rendicontazione più onerosi sulla sostenibilità. Dunque, la prossima revisione del regolamento sulle emissioni di CO2 dovrebbe seguire un approccio tecnologicamente neutrale e fare il punto sugli sviluppi del mercato e tecnologici.
L’invito è quindi chiaro. I presupposti da cui si era partiti per creare un percorso che avrebbe portato allo stop alle vendite delle nuove auto endotermiche non si sono più realizzati. Bisogna quindi cambiare approccio. Infatti, Draghi ricorda che la scadenza del 2035 avrebbe dovuto innescare un circolo virtuoso e cioè investimenti nell’infrastruttura di ricarica, crescita del mercato interno e stimoli all’innovazione. Il tutto avrebbe dovuto rendere le auto elettriche più accessibili. Ci si aspettava pure che settori come batterie e chip si sviluppassero parallelamente, supportati da politiche industriali mirate. Tutto questo però alla fine non è accaduto.
Draghi cita ad esempio l’installazione dei punti di ricarica che è in ritardo e che deve accelerare di tre o quattro volte nei prossimi cinque anni per raggiungere una copertura adeguata. Contestualmente, il mercato delle auto in Unione Europea non è cresciuto come auspicato, molto più lentamente del previsto.
L’innovazione europea è rimasta indietro, i modelli rimangono costosi e le politiche sulla catena di approvvigionamento sono frammentati.
L’ex presidente della Bce non manca poi di ricordare che il parco auto europeo di 250 milioni di veicoli sta invecchiando e le emissioni di CO2 sono diminuite di poco negli ultimi anni.
L’INVITO DI DRAGHI
Quindi, cosa serve oggi? Secondo Mario Draghi, oggi ci sarebbe bisogno di un approccio integrato all’aumento dei veicoli elettrici, che tenga conto delle catene di approvvigionamento, delle esigenze infrastrutturali e del potenziale dei carburanti a zero emissioni di carbonio. Insomma, un approccio molto più realistico e incentrato sulla neutralità tecnologica.