di
Michele Marangon

Militari e ispettori del Miur a lavoro per fare luce sulle cause che hanno portato il ragazzo a togliersi la vita. Interessata la procura dei minori

Proseguono su un doppio binario le verifiche sulla morte di Paolo Mendico, il 14enne che si è tolto la vita per presunti atti di bullismo subiti a scuola: da un lato le indagini dei carabinieri, dall’altro l’attività ispettiva richiesta dal ministro dell’Istruzione Valditara, che in prima persona ha rassicurato la famiglia del ragazzo sulla volontà di fare luce sulla vicenda.  I tre ispettori ministeriali  designati saranno fisicamente al «Pacinotti» nel tardo pomeriggio di oggi. 

Presto ascoltati i genitori 

Oggi, martedì 16 settembre, Simonetta e Giuseppe – mamma e papà del ragazzo scomparso – sono stati convocati dai carabinieri per fornire agli investigatori ulteriori elementi per comprendere le ragioni del gesto di Paolo. Come spiega il fratello maggiore, Ivan: «Verranno ascoltati mio padre e la mamma di Paolo per capire più nel dettaglio cosa sta succedendo, oltre alla sua tragica decisione e all’evento scatenante legato a episodi di bullismo rispetto ai quali non è mai partito l’iter per proteggerlo». 



















































Il fratello: «Le chat dimostrano tutto»

Dal familiare anche un commento sulle parole della preside dell’istituto tecnico Pacinotti, che ha respinto le accuse della famiglia di non aver saputo ascoltare le segnalazioni degli atti di bullismo subiti: «Può essere che la preside non ne sappia nulla perché quella dove andava Paolo era una sede distaccata. Ma ci sono decine di chat e infinite discussioni in gruppi scolastici che dimostrano tutto, oltre a quaderni con note messe e firmate da insegnanti rispetto a chiare vessazioni», conclude Ivan.

Indaga anche la procura dei minori

Intanto, una nota firmata dal procuratore di Cassino Carlo Fucci, spiega: «Questa Procura sta procedendo alle indagini necessarie per individuare le cause della dinamica del decesso e eventuali profili di responsabilità penali. A tal fine è stato iscritto nel registro ‘ignoti’ un fascicolo per il reato di istigazione o aiuto al suicidio ex art. 580 c.p. Le indagini, allo stato di competenza di questo Ufficio che le dirige, vedono impegnati i Carabinieri del Reparto Operativo di Latina e di altri comandi collegati che su direttive di quest’ufficio hanno proceduto a sequestri di apparecchiature utili per acquisire eventuali elementi probatori per verificare l’eventuale responsabilità penali di qualche persona. I Carabinieri- prosegue la nota –  stanno procedendo anche all’assunzione di informazioni da persone informate sui fatti. Si proseguirà con i necessari accertamenti tecnici conseguenziali ai sequestri di cui copra. Questa Procura ha attivato il coordinamento con la Procura della Repubblica per i Minorenni di Roma».

Interviene la Garante dell’infanzia del Lazio 

Sulla vicenda interviene anche la Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza del Lazio Monica Sansoni, ricordando che andrebbero approfonditi alcuni aspetti, non secondari, per ricostruire il contesto in cui si è consumata la triste storia di Paolo, a partire dall’ambiente scolastico e dalle misure messe in campo. «Secondo la legge 71 del 2017 che si occupa del fenomeno del cyberbullismo, istituita dopo la morte di Carolina Picchio, ogni scuola dovrebbe avere un referente per questi fenomeni. E dovrebbe essere un docente. Mi chiedo – dice Sansoni – se questo elemento fosse presente lì a Santi Cosma e Damiano. Il referente è una figura importante, uno strumento che può attivare altre misure come l’intervento della polizia, nella fattispecie del questore che può provvedere ad ammonimento nel caso di atti persecutori conclamati». Tornando al caso del 15enne «oggi – prosegue Sansoni –  ho incontrato il sindaco Taddeo per mettere in atto azioni comuni con l’amministrazione. Mi chiedo, infatti, se siano stati interessati i servizi sociali. E poi – prosegue – credo che le criticità di Paolo fossero ben note ai docenti, e che i docenti avessero idea delle fragilità del ragazzo, magari non la preside, ma gli insegnanti sì. Incontrerò a breve i genitori del ragazzo con l’obiettivo di capire e aiutarli in questo momento».


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16 settembre 2025 ( modifica il 16 settembre 2025 | 18:47)