Contrariamente a quello che saremmo indotti a pensare, la parola scritta ha un margine d’imprecisione, di aleatorietà, di inafferrabilità di cui è priva la parola orale, arricchita di tutta la gestualità e di un rapporto diretto, emotivo, con chi la ascolta. Perciò la parola scritta deve trovare una sua espressività attraverso percorsi estremamente complessi e specifici.
Come spiega Pontiggia in queste due brevi lezioni, bisognerebbe coltivare la scrittura come qualcosa di segreto, di clandestino, per avvicinare zone misteriose di sé stessi e conoscere il mondo.
C’è un momento decisivo in questo esercizio, quello in cui gli strumenti messi a fuoco attraverso il lavoro di anni producono, con il concorso della cosiddetta ispirazione, l’evento nuovo che è il linguaggio narrativo.