di
Gian Guido Vecchi
Il francescano a Gerusalemme: questa guerra è una sconfitta per tutti
«È tutto distrutto. Tutto raso al suolo. Inabitabile». Padre Ibrahim Faltas fa fatica a parlare. Francescano, è nato in Egitto sessantun anni fa e vive in Terra Santa, tra Israele e Palestina, da trentasei. È stato parroco di Betlemme prima di divenire vicario della Custodia e responsabile delle diciotto scuole francescane. Ne ha viste tante. Ma ora la voce al telefono è arrochita dall’emozione, «è incredibile…».
In che senso, padre?
«Vede, io ho vissuto la prima e la seconda intifada, ero nella basilica quando a Betlemme ci fu l’assedio della Natività. Ma una cosa del genere non l’ho vista mai, mai. La paura di tutti, la sofferenza di tutti…».
L’ha sorpresa il bombardamento e l’invasione di Gaza city?
«Certo, nessuno si aspettava davvero una cosa del genere. Speravamo si fermassero prima».
Il cardinale Parolin ha spiegato che il presidente israeliano Herzog, neanche due settimane fa, aveva rassicurato Papa Leone XIV e lo stesso Segretario di Stato che non ci sarebbe stata occupazione della Striscia…
«Erano parole, parole. Ne abbiamo sentite tante. Ciò che sta accadendo è terribile, non si sa neppure come dirlo. La situazione a Gaza city e in tutta la Striscia è un inferno. La situazione a Gaza City e in tutta la striscia è un inferno, davvero un inferno. Brucia tutto, tutto. Nessuno sa quanti morti ci saranno. Ci sono anche gli ostaggi israeliani…. Una situazione del genere fa paura a tutti».».
Dove potranno andare i palestinesi della Striscia?
«Nessuno sa rispondere, nessuno può rispondere. Anche oggi ho sentito delle persone a Gaza, sono disperati. I bambini chiedono: dove andremo ancora? E le madri, i padri non sanno cosa dire loro. I bambini neppure ricordano più quante volte si sono dovuti spostare. Del resto, mica tutti hanno i mezzi per andare via o anche solo per correre o camminare. Ci sono tanti anziani, tanti malati, tanti disabili. I bombardamenti sono continui, a Gaza City, dappertutto. E anche quando finirà, dove potranno andare? Due milioni di persone, e non è rimasto in piedi più nulla».
Che si può fare?
«Gli Usa e la comunità internazionale devono intervenire, fare qualcosa. Questa guerra deve finire. Chi ci guadagna? È una sconfitta per tutti. Si può immaginare, in Israele, i familiari degli ostaggi. Sono disperati. Qui a Gerusalemme e in tutto il Paese ci sono state e continuano a riunirsi manifestazioni con migliaia di persone contro la guerra».
Come stanno i cristiani di Gaza?
«Nella parrocchia ci sono 450 persone. Stanno lì, resistono. Ho saputo che un bombardamento ha colpito a duecento metri da loro».
Cosa riuscite a fare, come Chiesa in Terra Santa?
«A Gaza, in questo momento, nessuno può fare niente. Noi stiamo cercando di aiutare i palestinesi in Cisgiordania, a Betlemme. C’è gente che non lavora da due anni. Ma nella Striscia è molto difficile aiutare. Abbiamo fatto arrivare in Italia dei bambini per essere curati. Stiamo cercando di far uscire anche degli studenti, ci sono delle borse di studio, siamo in contatto con il ministro Tajani».
Il Vaticano continua a sostenere la soluzione «due popoli, due Stati». Ormai pare un’utopia, no?
«Eppure non c’è altra strada, è l’unica soluzione possibile. Cosa sarà, altrimenti? Non esiste un’alternativa. Non possono mica vivere così per sempre».
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16 settembre 2025 ( modifica il 16 settembre 2025 | 21:32)
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