di
Lorenzo Cremonesi

L’intervista: «Oggi l’esercito meglio preparato è quello ucraino, che conta 110 brigate addestrate. Trump non ci abbandonerà»

«Non siamo in guerra con la Russia. Ma è nostro diritto operare per fermare l’invasione dell’Ucraina», ci dice il ministro degli Esteri polacco, Radoslaw Sikorski. Preoccupato per i recenti lanci di droni russi contro il suo Paese, Sikorski è appena tornato a Varsavia dopo tre giorni di incontri a Kiev.

Ucraina-Russia, segui la diretta



















































Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, afferma che la Nato e l’Europa sono già in guerra con la Russia, dato che aiutano Kiev. Cosa risponde?
«È un’osservazione assurda. L’Ucraina è attaccata da un membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. E l’invasione è stata condannata dalla stragrande maggioranza dell’Assemblea generale dell’Onu. Noi stiamo semplicemente prendendo contromisure che la comunità delle nazioni è chiamata a scegliere nel rispetto del diritto internazionale».

A Kiev lei ha sostenuto la necessità che i Paesi europei contribuiscano alla difesa dei cieli ucraini. Può spiegare?
«È una mia opinione personale: va concertata con gli alleati. Ma è vero che gli ucraini ci hanno chiesto di aiutare ad abbattere i droni e missili nemici. Ciò potrebbe anche facilitare la riapertura di almeno uno dei loro maggiori aeroporti civili».

Non si rischia lo scontro diretto con Mosca?
«Ma i droni e missili russi non dovrebbero volare nello spazio aereo ucraino: sono armi guidate da remoto o in caduta libera, che colpiscono indiscriminatamente la popolazione. Noi dovremmo intervenire quando poi quelle armi volanti mettono in pericolo i nostri cieli».

Quindi, dovremmo intervenire anche nei cieli ucraini soltanto quando vediamo che i droni e missili russi sono potenzialmente diretti a sconfinare nel nostro spazio aereo?
«Esatto, quando rileviamo che stanno per arrivare sopra i nostri territori».

Fonti Nato parlano di imporre una no-fly zone profonda una ventina di chilometri nei confini ucraini. Concorda?
«Non sta a me decidere questi dettagli. Noi abbiamo già creato una zona del genere dalla nostra parte del confine perché elicotteri e aeroplani necessitano di spazio di manovra per operare in modo efficiente».

Come spiega i droni russi contro la Polonia e poi anche in Romania?
«Mercoledì scorso siamo stati invasi da 21 droni disarmati russi. Se fosse stata semplicemente una conseguenza dei raid quotidiani contro l’Ucraina, avremmo dovuto trovare il consueto misto di droni armati e disarmati, come fanno i russi per confondere le difese nemiche. Il fatto che fossero tutti privi di esplosivo, lanciati dallo stesso posto, e che coincidano con le grandi manovre militari Zapad di russi e bielorussi, ci fa ritenere che sia una sorta di test. Al Cremlino vogliono studiare le nostre difese e le capacità di reazione, militari e politiche. Però vi leggiamo anche che Mosca oggi non intende iniziare una guerra con la Nato. Noi comunque abbiamo i rottami dei droni caduti, possiamo renderli a Mosca, se credono».

Emerge ora che l’unico edificio danneggiato in territorio polacco, nel villaggio di Wyrki, sarebbe stato colpito per errore da un F-16 alleato…
«Non cambia nulla. In passato siamo anche stati colpiti da missili anti-missili ucraini. Ma la colpa non cade sul Paese vittima, bensì sull’aggressore, che ha scatenato la dinamica bellica».

Putin mira davvero a tornare ai confini dell’ex Urss?
«Putin lo sogna. Ma da oltre 11 anni combatte in Donbass e non è ancora riuscito a prenderlo interamente, figuriamoci il resto! Tutti credevamo che le forze armate russe fossero le seconde al mondo. Non lo sono. Anzi, il primo corpo d’invasione nel 2022 è già stato distrutto. I sogni imperiali non corrispondono affatto alla realtà».

Il ministro della Difesa Crosetto mette in allarme sull’impreparazione bellica europea. Lei cosa pensa?
«Valuto che l’esercito meglio preparato nel nostro campo sia quello ucraino, che oggi conta ben 110 brigate ben addestrate. Noi europei dovremmo imparare dagli ucraini, chiedere che i loro ufficiali ci insegnino ad affrontare sia le sfide tecnologiche della nuova guerra dei droni, che le battaglie in trincea. L’Ucraina si è sacrificata e ci ha regalato tempo prezioso per mettere a punto le industrie belliche e ricostruire i nostri eserciti. Per troppo tempo abbiamo sprecato i privilegi della pace e adesso dobbiamo recuperare con urgenza. Mi auguro che tutti i membri Nato rispettino la scelta comune di alzare le spese militari al 3,5 per cento del budget, noi siamo già al 4,7. Napoleone sosteneva che il Paese che non finanzia il proprio esercito è destinato a pagare quello dell’invasore».

Trump ha abbandonato la difesa dell’Europa?
«Non lo penso, c’è un apparato militare comune. L’Italia e la Polonia fanno parte dei comandi Nato, di concerto difendiamo anche i nostri spazi aerei. Ne approfitto per ringraziare il pronto intervento dell’aviazione italiana contro i droni russi assieme a tedeschi e danesi».

E la presenza di osservatori militari americani, turchi e ungheresi alla Zapad, ospiti dei russi?
«Sono procedure standard tra gli eserciti e gli Stati. Si è sempre fatto anche tra Paesi non alleati».

Ma oggi non è parte della strategia russa, che mira a dividere la Nato?
«Putin ha sempre cercato di indebolire e dividere la Nato. Non c’è nulla di nuovo. Ma le manovre Zapad oggi avvengono in uno scenario di crisi: nel passato hanno simulato il tiro di atomiche tattiche, ovviamente non ci piace».

Crede che se Putin riuscisse a vincere in Ucraina, poi toccherebbe a voi? I leader baltici ne sono convinti.
«Sono i russi stessi a dirlo. E guardiamo a cosa già fanno nelle zone occupate. Rapiscono i bambini, deportano le gente, torturano, creano campi di concentramento: gli stessi crimini compiuti dall’Urss nel secolo scorso».

17 settembre 2025 ( modifica il 17 settembre 2025 | 07:43)