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Fabrizio Caccia, inviato a Santi Cosma e Damiano (Latina)
Il 14enne suicida a Latina. Gli investigatori cercano le chat dei bulli. Ispettori nelle scuole
SANTI COSMA E DAMIANO (LATINA) – Lo prendevano a pugni sulla schiena, lo ferivano con gli sputi, i calci allo zainetto. Eppoi le parole odiose, «femminuccia», «nano da giardino», che i suoi compagni di classe gli rivolgevano già in quinta elementare, alla scuola primaria di via Selce, senza numero civico, e senza pietà. Ha cominciato presto a soffrire per il bullismo degli altri, Paolo Mendico, detto Paolino, 15 anni ancora da compiere, mascotte di tutti i pescatori della foce del Garigliano, gli amici di suo padre Giuseppe, con cui al tramonto andava a tirar su i cefali e le spigole da quel fiume inospitale che apre la strada per Caserta. Zazzera bionda e sorriso luminoso, pieno di fiducia in un mondo che l’ha tradito. Alle 8.30 di giovedì mattina, don Fabio Gallozzi, il parroco del paese, è entrato nella casa di via Garibaldi a benedire il suo corpicino: aveva ancora annodata al collo la corda della trottola con cui in cameretta giocava da piccolo.
L’inizio della scuola
Il prete ha abbracciato sua madre, Simonetta, che ripeteva: «Non ci posso credere». Il calvario di Paolo è durato dalla quinta elementare al primo anno dell’istituto tecnico con indirizzo informatico. Il secondo anno, per lui, non è mai iniziato. Arrivato alla disperazione, si è tolto la vita tra mercoledì e giovedì a poche ore dal primo giorno di scuola. «Ti chiediamo scusa per non aver capito», ha detto don Fabio nell’omelia di domenica durante il funerale, chiesa gremita e raccolti in un lato anche diversi compagni di scuola. «Ho chiesto a sua madre se Paolo aveva qualche amico con cui confidarsi — racconta don Fabio — perché sapevo che andava a suonare la batteria e il basso in un’associazione, la Black Light Project. E chi suona la batteria, mi dicevo, deve per forza suonare in un gruppo. Ma la mamma mi ha detto che suonava da solo, a volte con il papà». La canzone preferita era quella di Battisti, Non sarà un’avventura, sua sorella l’ha messa in chiesa il giorno del funerale. Ora le sue ceneri sono custodite in casa, nell’urna blu che sta vicina alla gabbietta dei suoi amati pappagallini.
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Un ragazzo solo «ma anche solare, educatissimo, sensibile», lo racconta l’assessore comunale alla Pubblica istruzione Ester Del Giudice, che già un anno fa andò al «Pacinotti» per segnalare il problema: «C’erano questi ragazzi della classe di Paolo — racconta — quasi tutti di Minturno, Formia, della provincia di Caserta, che all’uscita si mettevano ad aspettare il pullman vicino casa mia e facevano a botte tra di loro, così ne parlammo a scuola, arrivò il referente anti bullismo, attivammo uno sportello con lo psicologo, convocammo un incontro con i ragazzi, la vicepreside minacciò delle sospensioni, loro dicevano che scherzavano, era solo goliardia. Macché: il sindaco stabilì il piantonamento della fermata del bus da parte dei vigili urbani. Così le risse in strada cessarono di colpo ma non i problemi in classe, so che Paolo si era rivolto allo sportello di sostegno psicologico, ma a noi non disse nulla».
Gli ispettori
Una via crucis, quella di Paolino, lunga in tutto 500 metri. È la distanza che separa le scuole elementari e medie «Guido Rossi» dall’istituto «Pacinotti», sempre in via Selce. Tutto è avvenuto qui. E adesso il paese («7 mila anime e 7 mila metri quadri di supermercati, tre uffici postali, un ippodromo e un drive-in, a 80 km da Napoli e 200 da Roma» come lo racconta il sindaco, Paolo Taddeo, 77 anni, ex democristiano al quarto mandato) è invaso dai giornalisti, perché ieri sono arrivati gli ispettori del ministro Valditara e hanno voluto sentire presidi e professori dei due istituti ma anche i genitori di Paolino, che sono andati pure dai carabinieri a integrare la denuncia. La Procura di Cassino ha aperto un fascicolo contro ignoti per il reato di istigazione e aiuto al suicidio e ha già fatto sequestrare dai militari diversi cellulari e computer alla ricerca di qualche chat illuminante. «Ci sono decine di chat e infinite discussioni in gruppi scolastici che dimostrano tutto» dice il fratello.
La denuncia
L’unica denuncia ai carabinieri i genitori di Paolo la presentarono ai tempi della quinta elementare, dopo che un compagno di classe gli si era avvicinato con in mano un cacciavite di plastica grigio e gridando: «Io ti uccido». In questi 5 anni telefonate a scuola, raccomandate al Provveditorato, tutto inutile, dicono i genitori. In seconda media Paolino lasciò il suo paese e andò a completare il ciclo nel vicino comune di Castelforte: lo chiamavano «Paoletta», «Nino D’Angelo», continuava la persecuzione. Franco Falso dell’associazione musicale Black Light Project dice che anche lui un giorno andò a prendere di petto quei bulli: «Ma tu chi sei, noi facciamo come ci pare», gli risposero sfrontati. E dopo qualche ora, incredibilmente, lo chiamò al telefono lo zio di uno di loro: «Hai detto che vuoi dare due schiaffoni a mio nipote? Non ci provare».
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17 settembre 2025 ( modifica il 17 settembre 2025 | 08:38)
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