Il caso Bova si arricchisce di un nuovo capitolo, che profuma più di thriller che di cronaca rosa. Nella cornice di piazzale Clodio, a Roma, Raoul Bova ha trascorso un’ora davanti ai magistrati come parte offesa di una vicenda che, da gossip virale, è diventata un procedimento penale con tanto di indagati e capi d’accusa. Al centro della scena c’è ora Federico Monzino, giovane imprenditore milanese con un seguito social vicino al milione, accusato di tentata estorsione per aver passato a Fabrizio Corona i messaggi vocali scambiati dall’attore con l’influencer Martina Cerretti.
Gli audio privati, con frasi come il celebre “Buongiorno essere speciale, dal sorriso meraviglioso e dagli occhi spaccanti”, erano stati diffusi senza consenso, trasformandosi in tormentoni, meme e perfino remix musicali. Un gioco crudele che ha avuto conseguenze reali: la separazione da Rocío Muñoz Morales, l’affido delle due figlie da discutere in tribunale, e adesso anche un’indagine che potrebbe riscrivere i destini di tutti i protagonisti.
La deposizione di Raoul Bova
A Roma, accompagnato dal suo legale David Leggi, Raoul Bova si è presentato in procura con lo stesso portamento che conosciamo dai suoi set: giacca scura impeccabile, camicia chiusa senza cravatta e quello sguardo diretto che lo ha reso icona di fascino maschile per più di una generazione. Per un’ora ha ripercorso i momenti che lo hanno catapultato in un incubo mediatico.
“Quando ho ricevuto la prima telefonata ho subito capito quale fosse lo scopo di chi mi chiamava” ha dichiarato l’attore “chi fosse al telefono non lo so, ma non mi sono intimidito neanche per un secondo”. Una fermezza che tradisce però la stanchezza di chi, suo malgrado, si è visto trasformare la propria vita privata in spettacolo collettivo.
“Mi è apparso chiaro che fosse una situazione seria. Ho detto che non mi sarei piegato. Mi sono illuso per qualche attimo che sarebbe finita lì. Però ho subito denunciato. Non avevo nulla da nascondere” ha aggiunto Bova, con il tono di chi tenta di difendere non solo la propria immagine, ma anche la propria intimità. Il momento più drammatico è arrivato quando ha confessato: “Mi ha sconvolto vedere che dalle parole sono passati ai fatti. È stato scioccante”.
L’indagato: Federico Monzino
La svolta nell’inchiesta porta il nome di Federico Monzino, 29 anni, pr milanese con un piede nel mondo degli eventi e l’altro nello showbiz digitale. Ragazzo di bella presenza, sempre attento agli outfit ha ammesso di aver condiviso gli audio di Bova con Fabrizio Corona. Lo scopo? Rendere “famosa” Martina Ceretti, ventitré anni, influencer dagli occhi scuri e il volto che fino a poche settimane fa affollava i feed di Instagram tra crop top scintillanti, abiti cut-out e minigonne in satin.
Secondo gli inquirenti, Monzino avrebbe tentato di spaventare Bova, facendo leva sul timore che la sua relazione con Ceretti potesse diventare pubblica. Da qui l’iscrizione nel registro degli indagati con l’accusa di tentata estorsione. Gli investigatori hanno sequestrato il suo cellulare e stanno passando al setaccio chat, app e cronologie.
La posizione di Monzino resta delicata: se all’inizio aveva parlato di “condivisione involontaria”, adesso dalle indagini emergono elementi che fanno pensare a un piano ben più articolato. Restano poi da chiarire i contorni della sua amicizia con Martina: era davvero un semplice sostegno per lanciarla nel mondo dello spettacolo, o dietro c’era un disegno più oscuro?