TORINO – Aggiungere imprevedibilità, annullare la possibilità di ritrovarsi in un’altra gara di impasse. La Juventus, sulla strada verso Verona, ritrova Edon Zhegrova e Francisco Conceiçao: sono già stati convocati con il Borussia Dortmund, però stavolta è diverso. Stavolta sono a pieno ritmo e con buone chance di giocare, incidere, fare il proprio mestiere e farlo partendo dalla fascia. Difficile vederli dal primo minuto – anche se ieri sera il kosovaro è tornato in campo dopo nove mesi nel finale della sfida con il Borussia -, ma a Tudor interessa veramente il giusto: l’importante è riavere qualità, estro, giocate. Che il numero di dribbling e di occasioni create torni a far brillare la fase offensiva bianconera, mantenendo allo stesso tempo l’equilibrio a regnare.

Come cambia la Juve

Non è un esercizio facile. Anzi: è un esercizio in cui sia Chico che Zhegrova si stanno calando con le proprie caratteristiche e i rispettivi tempi, con il portoghese che dalla sua ha quantomeno il vantaggio di aver già conquistato un posto di rilievo, di aver mandato a memoria le richieste dell’allenatore. Tant’è: se dovesse essere in discreta forma, allora la formazione bianconera potrebbe beneficiare delle sue doti praticamente subito. Sia con l’Inter che con il Borussia, in avanti gli esperimenti non sono mancati, ma dopo aver dato un’occasione a Vlahovic, esser tornato a puntare su David e aver virato comunque su Openda, è chiaro che Igor voglia tornare lì dov’è stato parecchio bene. Due trequartisti, a volte esterni, ogni tanto seconde punte, comunque micidiali. A supporto costante di un centravanti che può avere diverse forme però uguale sostanza. Cioè: deve far gol. A ogni modo, non si correranno rischi, e risposte più certe si avranno solo in questi allenamenti (pur pochi) di costanti valutazioni.

Conceicao e Zhegrova gioielli fragili

Entrambi hanno in fondo mostrato fragilità. Diverse, però pur sempre impattanti. Soltanto nella scorsa stagione, Chico ha infatti saltato 13 partite – comprese quelle con la sua Nazionale – per un periodo di 65 giorni disertati per ko e in 5 periodi diversi. Numeri evidenti, che hanno avuto ripercussioni sulla stagione juventina e naturalmente su quella dell’esterno, la cui annata ha vissuto alti e bassi degni di montagne russe spaventosissime. Per Edon il discorso ha miscelato la sfortuna a un’operazione forse tardiva. La pubalgia è stata la sua peggior nemica, l’intervento l’ha costretto a rinunciare a un’ascesa alla quale sembrava semplicemente destinato. Il passaggio alla Juventus, nelle sue intenzioni, è pure un modo per recuperare i giorni perduti, per tornare ad accelerare verso una carriera senza rimpianti e perciò ricca di vittorie. Come sempre, come anche in questo caso, sarà il tempo a dirgli, a consigliargli, e poi a tirare le somme di ciò che sarà. Nel mentre, tutti assaggiano un tocco di felicità: è quella di due fantasisti, con lo sguardo alto, di nuovo in panchina all’Allianz Stadium. La musichetta della Champions è stata la prima spinta – e per Zhegrova c’è anche stato qualche minuto – verso la settimana in cui la normalità tornerà a essere un po’ più bella da affrontare.

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