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Redazione Salute
Trascorrono tra le 7 e le 35 ore a settimana ad assistere familiari, soprattutto nonni e genitori, «fragili» a causa dell’età, di una disabilità o una malattia. 8 su 10 chiedono il riconoscimento sociale e istituzionale del loro ruolo. L’indagine e il progetto «Impressions of Humanity»
Si prendono cura di familiari «fragili» a causa dell’età, di una disabilità o di una malattia, con responsabilità da adulti e conseguenze nella loro vita quotidiana, a scuola, al lavoro, nelle relazioni sociali. In media hanno 25 anni e trascorrono tra tra le 7 e le 35 ore a settimana ad assistere i loro cari, soprattutto nonni e genitori con malattie croniche invalidanti o disabilità fisica o cognitiva. Quasi sei giovani caregiver su dieci si prendono cura di un familiare da oltre un anno, mentre il 32% lo fa da oltre 3 anni.
Otto giovani su dieci chiedono con urgenza il riconoscimento sociale e istituzionale del loro ruolo, con tutele che permettano di avere una vita normale, al pari dei propri coetanei.
Sono alcuni dati emersi da un’indagine realizzata su un campione di 115 giovani careviger tra i 18 e i 30 anni, nell’ambito del progetto «Impressions of Humanity».
Il progetto
Il progetto «Impressions of Humanity», ideato e promosso da Fondazione MSD – in occasione dei suoi vent’anni di attività – per accendere i riflettori sul vissuto di giovani caregiver «invisibili» pur svolgendo un ruolo fondamentale per il welfare, è stato realizzato in collaborazione con Eikon Strategic Consulting Italia Società Benefit, Fondazione Pastificio Cerere, RUFA-Rome University of Fine Arts e le Associazioni di pazienti APMARR- Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare, Cittadinanzattiva, FAVO- Federazione delle Associazioni Italiane di Volontariato in Oncologia, Salute Donna odv e Salute Uomo, UNIAMO- Federazione Italiana Malattie Rare e Young Care Italia.
Con Impressions of Humanity arte e creatività di giovani artisti danno vita a emozioni di giovani caregiver, con l’aiuto delle tecnologie e dell’intelligenza artificiale.
Dice Marina Panfilo, direttrice di Fondazione MSD: «Celebriamo il ventennale con un progetto innovativo; l’innovazione è da sempre la nostra stella polare e promuoverla nella Health Literacy significa diffondere cultura, in particolare tra i giovani, per preservare uno dei beni più preziosi: la salute. Ci impegniamo a farlo ripensando e reinventando costantemente metodologie, linguaggi e approcci comunicativi, per rendere le informazioni sulla salute sempre più accessibili, pertinenti ed efficaci».
L’indagine
L’indagine sui giovani caregiver, realizzata da Eikon Strategic Consulting Società Benefit con il coinvolgimento delle Associazioni di pazienti partner del progetto, si è svolta in 17 Regioni su un campione di 115 giovani tra i 18 e i 30 anni che si prendono cura di persone care con malattia o disabilità.
Ebbene, in un Paese sempre più longevo, i giovani caregiver assistono principalmente nonni (42% delle risposte) e genitori (30%). Un ruolo, quello di caregiver, considerato molto impegnativo dal 66% degli intervistati, se si considera che il 72% degli intervistati dedica ogni giorno da un’ora a cinque ore all’assistenza e uno su tre è impegnato da oltre 3 anni a prendersi cura di una persona cara, quindi non sporadicamente.
Spiega la curatrice dell’indagine, Cristina Cenci, antropologa e senior partner di Eikon: «I giovani caregiver si sentono socialmente invisibili, ma sono un pilastro silenzioso dell’assistenza in un’Italia che invecchia sempre più. Chiedono soprattutto di essere ascoltati e un riconoscimento del loro ruolo, che è anche una domanda di dignità sociale. Ritengono inadeguato, poi, il supporto sanitario (solo il 36% afferma che è adeguato); vorrebbero principalmente supporto emotivo (lo chiede il 45% dei giovani lavoratori eil 52% degli studenti), supporto economico (chiesto dal 33% del campione) e di personale specializzato (30%) e informazioni chiare sulla salute del familiare assistito».
In attesa di un riconoscimento
Le Associazioni dei pazienti, coinvolte nel processo di ascolto e ricognizione dei bisogni dei giovani caregiver, evidenziano che «la narrazione che emerge contrasta con l’evidente gap istituzionale sul tema. Una carenza che richiede urgenti interventi sistemici e, soprattutto, una normativa nazionale adeguata. Spiragli s’intravedono nel percorso di riconoscimento a livello regionale, ma è importante che questo percorso prosegua ed evolva anche con efficaci iniziative di sensibilizzazione come questa».
Va ricordato che la definizione giuridica della figura del caregiver familiare è stata data per la prima volta dalla Legge di bilancio n. 205/2017 all’art.1, comma 255, che ha istituito (art.1 comma 254) il «Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare», destinato alla «copertura finanziaria di interventi legislativi finalizzati al riconoscimento del valore sociale ed economico dell’attività di cura non professionale del caregiver familiare».
Tuttora, però, manca una Legge, pur essendo state presentate diverse proposte di legge nel corso degli anni e delle legislature.
Arte e salute
A partire dai risultati dell’indagine, giovani studenti della RUFA-Rome University of Fine Arts hanno dato vita a opere d’arte originali, guidati nel loro percorso didattico-artistico dall’artista e performer Francesca Fini nella comprensione dell’uso dell’intelligenza artificiale nell’arte e delle sue potenzialità nel racconto della salute e del sociale.
Cinque i lavori dei giovani finalisti selezionati da una Giuria composta da rappresentanti di tutti i partner del progetto, premiati in presenza del giovane artista e divulgatore Jacopo Veneziani e in esposizione alla Fondazione Pastificio Cerere. Dice la direttrice della Fondazione, Claudia Cavalieri: «Impressions of Humanity è un’iniziativa che riflette il nostro impegno per l’inclusione sociale e la valorizzazione del territorio».
La mostra sarà inserita, in formato digitale, nel programma della Rome Art Week, manifestazione dedicata all’arte contemporanea che si terrà Roma dal 20 al 25 ottobre, con centinaia di eventi in spazi espositivi, open studio di artisti e progetti culturali gratuiti.
Opere finaliste
Le cinque opere finaliste sono:
«Forget Us Not» di Jasmijn Doukje Plantinga (ritratto a tecnica mista): un dipinto su lino ritrae una donna anziana, ferita ma dignitosa, i cui occhi specchiati invitano gli spettatori a vedere nel suo sguardo l’altro, colui che si prende cura. Intorno a lei un arco di «non ti scordar di me» rende omaggio al lavoro trascurato del caregiving;
«Giulia’s room» di Raquel Nache Lopez è un’installazione digitale immersiva: con una postazione interattiva, installata in una camera da letto, invita al dialogo con Giulia, una studentessa caregiver, creata con l’IA vocale, che assiste la madre, paziente cronica;
«Scheda madre» di Lucrezia Della Balda (sound art): l’artista ha generato una ninna nanna con l’IA per esplorare l’istinto materno artificiale, metafora del più ancestrale prendersi cura, creando un paesaggio sospeso tra umano e digitale;
«Home, Sweet Home!» di Leila Tanhaei : «Casa, dolce casa» è un’installazione con una tavola logora e sfregiata sulla quale i visitatori sono invitati a sedersi per consumare un pasto a base di schegge di vetro, di fronte a un’immagine IA di un pasto casalingo, per rappresentare la dissonanza tra le aspettative sociali sul prendersi cura e la realtà del caregiver;
«CARRY» di Rūta Valantiejutė: l’installazione audiovisiva raffigura una caregiver che solleva e trasporta sulle spalle la persona assistita, molto più grande di lei, muovendosi tra suoni distorti intervallati a silenzi per riflettere la mutevole realtà della demenza.
17 settembre 2025 ( modifica il 17 settembre 2025 | 14:56)
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