Si danno appuntamento alla Biennale Architettura: una visita che è un pretesto per parlare dell’ingegno “al femminile” e una riflessione sul ruolo crescente delle donne nelle professioni tecniche, oltre che sull’importanza di fare rete. Oltre cento professioniste da tutta Italia, socie di Aidia (donne ingegnere e architette), sabato 20 settembre nell’ambito della 19esima Mostra internazionale di Architettura, si ritrovano per una giornata che celebra il valore delle connessioni professionali.

“100 voci, una sola rete” è il nome dell’iniziativa, che inizia con una visita guidata all’Arsenale, cui seguirà un incontro collettivo davanti al Padiglione Italia, curato dall’architetta Guendalina Salimei che presenterà il proprio lavoro offrendo alle colleghe uno sguardo privilegiato sull’allestimento.

Un cambiamento culturale

«Per noi incontrarsi e fare rete è un modo per far sentire la propria voce – racconta ad Alley Oop Alberta Baldin, presidente della sezione veneziana di Aidia, fondata tre anni fa e parte dell’associazione nazionale nata nel 1957 dalla volontà di pioniere dell’ingegneria e dell’architettura –. Lo scopo è conoscersi, creare una rete, condividere le nostre problematiche comuni e contribuire concretamente a risolverle, a livello politico e sociale» spiega Baldin, nel sottolineare la necessità di un cambiamento culturale nelle professioni tecniche.

La presidente ricorda un esempio tangibile dell’impegno di Aidia con “(In)visibili”, mostra itinerante organizzata dalla sezione veneziana un anno fa. Dedicata al contributo delle donne nell’architettura del ‘900 e curata dal collettivo femminile francese Mémo, l’esposizione rendeva omaggio alle architette del secolo scorso che sono state “dimenticate dalla storia”, il cui lavoro è stato spesso messo in ombra da figure maschili più celebri.

Per Baldin parlare di parità di genere è innanzitutto una questione culturale. «Un sondaggio condotto all’interno degli ordini professionali – descrive – ha evidenziato come negli ultimi anni, grazie anche alle controverse quote rosa, il numero delle consigliere architette e ingegnere sia aumentato». Ma non sono le statistiche a fare la differenza. «Non basta rispettare le quote numeriche: ciò che conta davvero è riconoscere il merito e garantire che le professioniste possano accedere a ruoli apicali nelle organizzazioni, immaginando un futuro più equo e inclusivo».

E nel porre la questione, la presidente di Aidia Venezia cita Amalia Ercoli Finzi, presidente onoraria dell’associazione, come esempio di forza e determinazione. «Amalia è una delle nostre risorse più preziose – sottolinea -. Conciliare una carriera di alto livello come ingegnera aerospaziale con una vita privata ricca e complessa, essendo madre di cinque figli, la rende un modello di ispirazione per tutte noi. In particolare per quelle donne ‘comuni’ che hanno meno voce e possibilità emergere».

Le disuguaglianze

Aidia, con 23 sezioni in tutta Italia e 530 socie, gioca un ruolo fondamentale nel promuovere il cambiamento nell’architettura e nell’ingegneria, settori in cui le donne, pur rappresentando il 45% degli iscritti, continuano a subire disuguaglianze significative, specialmente dal punto di vista economico.

Un recente studio dell’Osservatorio delle libere professioni ha rivelato che le donne guadagnano in media 25.000 euro in meno rispetto agli uomini. Il divario salariale è particolarmente evidente tra i 51-60 anni, con le donne che incassano circa 37.400 euro, mentre gli uomini arrivano quasi a 67.000, creando un gap di circa 29.500 euro. Questo divario è ancora più marcato tra le libere professioniste, che guadagnano solo il 54% rispetto ai colleghi maschi. Al contrario, tra i dipendenti pubblici la differenza è ridotta al 23%, con le donne che ottengono il 77% rispetto agli uomini.

Un altro tema cruciale emerso dalla ricerca riguarda la maternità.: per molte professioniste diventare madri è percepito come un ostacolo significativo alla carriera, soprattutto a causa della scarsa conoscenza delle misure di sostegno esistenti e l’inadeguatezza delle stesse.

Queste difficoltà sono esattamente quelle che Aidia denuncia e cerca di affrontare con iniziative concrete. L’associazione non solo solleva il problema, ma lavora anche per sensibilizzare le istituzioni e migliorare le politiche di supporto, sia in termini economici che per la conciliazione vita-lavoro. Organizzando eventi, gruppi di lavoro e campagne informative, Aidia punta a creare un ambiente più inclusivo e paritario, facendo sentire la voce delle professioniste e promuovendo politiche efficaci a sostegno della loro carriera e benessere.

L’associazione promuove attivamente il confronto tra le socie su argomenti di interesse comune nei campi dell’architettura e dell’ingegneria. Tra gli obiettivi dell’associazione ci sono quelli di costruire un’opinione condivisa su tematiche di attualità, collaborare con la società civile, enti ed istituzioni per l’innovazione legislativa e promuovere la crescita delle nuove generazioni.

Stem e abitare il carcere femminile 

La commissione “Giovani Steam”, per esempio, si occupa di organizzare attività ed eventi dedicati a bambini e ragazzi per avvicinarli al mondo della scienza,  tecnologia, ingegneria, arte e matematica in modo inclusivo, creativo e ispirante.

«Incoraggiamo– afferma Baldin – la partecipazione delle nuove generazioni alle discipline Stem.  Allo stesso tempo, ci occupiamo di temi legati alla genitorialità, cercando di riconoscere il ruolo fondamentale delle donne nell’orientamento delle scelte formative e nella costruzione di modelli culturali più equi e liberi da pregiudizi. Tra le iniziative più recenti c’è la realizzazione di un gioco educativo per le scuole primarie che valorizza il lavoro delle professioniste e le applicazioni delle tecniche».

Inoltre, la commissione “Aidia Young (green)” si concentra sull’orientamento delle studentesse di ingegneria e architettura, per fare emergere il loro percorso formativo e professionale: all’interno delle università, attraverso collaborazioni, incontri di orientamento e iniziative dedicate.

Tra i gruppi di lavoro costituiti “Abitare il carcere femminile” si dedica all’analisi degli spazi carcerari femminili: propone linee guida per il miglioramento delle strutture,  con particolare attenzione alla sicurezza, correlate ai diritti umani delle persone private della libertà. «Le nostre socie stanno elaborando una proposta tecnica per definire linee guida di progettazione e adeguamento degli spazi delle carceri italiane – spiega Baldin – Vogliamo sensibilizzare le istituzioni e promuovere una legislazione più innovativa, organizzando  seminari aperti al pubblico e iniziative nelle diverse sezioni territoriali».

Oltre a queste attività Aidia organizza anche corsi di educazione finanziaria e un premio per valorizzare le professioniste che operano in nei diversi settori tecnici, anche se non iscritte all’associazione, per sostenere un cambiamento culturale e professionale più equo e inclusivo.

La competenza non ha genere

La presidente conclude citando Gae Aulenti che con ironia diceva «L’architettura è un mestiere da uomini, ma io ho sempre fatto finta di nulla».

«Oggi questa frase non è più accettabile: l’architettura non dev’essere considerata un mestiere ‘da uomini’ e noi, come donne architette e ingegnere, non vogliamo più “fare finta” che questa visione sia giusta. Il cambiamento passa innanzitutto dai giovani: è fondamentale formare studenti e studentesse, offrire modelli diversi e insegnare che la competenza non ha genere. Allo stesso tempo, serve anche un dialogo aperto con i colleghi uomini perché il progresso non si costruisce contro, ma insieme».

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