Per chi ha problemi di peso e soffre di artrosi del ginocchio, dimagrire è uno dei fattori chiave per ridurre i dolori, migliorare la funzionalità delle articolazioni e rallentare la progressione del disturbo. Dieta ed esercizio fisico possono aiutare, ma spesso non sono sufficienti. E i nuovi farmaci anti-obesità hanno un costo elevato, che non li rende alla portata di tutti i pazienti che ne avrebbero bisogno. Per il servizio sanitario sarebbe vantaggioso rimborsarli almeno a chi ha problemi alle ginocchia? È quello che ha indagato un ricerca pubblicata sugli Annals of internal Medicine, concludendo che tra i due analoghi di Glp-1 attualmente disponibili per la perdita di peso, tirzepatide presenta un profilo costi-benefici più vantaggioso (per quanto non proprio stellare a causa dei prezzi ancora elevati) nei pazienti con artrosi del ginocchio.

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Il case study americano

La ricerca è un cosiddetto studio di farmacoeconomia, pensato per valutare se una o più terapie forniscano benefici di salute tali da giustificarne il costo per il servizio sanitario. È stata realizzata guardando al mercato americano, che ha prezzi e un’organizzazione differenti da quelli del nostro Servizio Sanitario Nazionale. Ma i risultati danno comunque un’idea dei benefici che possono fornire i farmaci anti-obesità ai pazienti con artrite del ginocchio, anche dalle nostre parti (dove di norma i costi dei medicinali sono inferiori a quelli americani).

“La perdita di peso può migliorare il dolore articolare, ma il semaglutide e il tirzepatide sono costosi, e molte assicurazioni non coprono le spese per questi farmaci dimagranti. Di conseguenza, molti pazienti non possono permetterseli”, spiega Elena Losina, chirurgo ortopedico del Brigham and Women’s Hospital di Boston che ha guidato la ricerca. “È per questo che un’analisi economica formale può essere preziosa: fornisce a chi finanzia le cure e ai decisori politici i dati necessari per prendere decisioni informate sulla rimborsabilità e per migliorare l’accesso a questi trattamenti anti-obesità”.

I risultati

La ricerca è stata effettuata utilizzando un programma chiamato Oapol, che permette di effettuare simulazioni con cui verificare l’impatto di fattori di rischio, come l’obesità, sull’epidemiologia dell’artrosi e l’impatto che ha la malattia sui pazienti. E ha valutato l’impatto che possono avere i due farmaci e la chirurgia bariatrica, rispetto alla semplice modifica dello stile di vita (e quindi dieta ed esercizio fisico), e quindi quanto siano convenienti sotto il profilo del rapporto costi-benefici.

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I risultati hanno dimostrato che tra le due molecole, il tirzepatide sembrerebbe più conveniente, con un rapporto di costo-efficacia che potrebbe essere ritenuto conveniente nel sistema sanitario americano (non lo sarebbe però in sistemi pubblici più parsimoniosi, come quello inglese). Ancora più conveniente in termini di costi e benefici risulta invece la chirurgia bariatrica, che però per la sua natura estremamente invasiva non è una soluzione adatta a tutti i pazienti.

“L’osteoartrosi riduce in modo sostanziale la qualità di vita dei pazienti, a causa dei dolori debilitanti che produce e dell’impatto che ha sulla loro mobilità”, conclude Losina. “L’obesità dal canto suo ha dimostrato di ridurre l’aspettativa. Offrire i due farmaci ai pazienti con artrosi del ginocchio e obesità permette di migliorare entrambe le misure”.