Nella sua storia di corridore, Rafal Majka ha corso per tanti capitani, ma tre sopra tutti. Contador, Sagan e Pogacar. Nulla in comune, ride il polacco che a fine anno lascerà il ciclismo, se non la determinazione nel vincere. Per loro a un certo punto ha messo via la voglia d’essere leader ed il suo è diventato il viaggio del più forte gregario del gruppo. Quello che dà la svolta alla corsa e costringe i rivali al fuorigiri. Quello cui un giorno Pogacar ha detto di calare un po’, che bastava anche meno. Tre sono state anche le squadre in cui Majka ha corso a partire dal 2011. La Saxo Bank di Bjarne Riis. La Bora Hansgrohe di Ralf Denk. Il UAE Team Emirates di Mauro Gianetti.

Da oggi, Majka è impegnato nello Skoda Tour de Luxembourg, dopo aver scortato Isaac Del Toro alla raffica di vittorie in Toscana, da Larciano a Peccioli, passando per il Giro della Toscana dedicato ad Alfredo Martini. Lo raggiungiamo prima di cena alla vigilia della corsa, con la curiosità di sapere perché ritirarsi, avendo dimostrato anche quest’anno un livello da assoluto numero uno.

Da oggi Majka è in gara al Tour of Luxembourg, dopo aver aiutato Del Toro in Toscana. Qui a Peccioli

Da oggi Majka è in gara al Tour of Luxembourg, dopo aver aiutato Del Toro in Toscana. Qui a Peccioli

Rafal, come mai?

Ho fatto una bella stagione (sorride, ndr). Anche in Polonia, Austria e le corse successive, sono sempre stato davanti. Però, ti dico la verità, avevo già deciso a gennaio e l’ho comunicato alla squadra. Avevo anche la proposta per l’anno prossimo, perché il grande Mauro (Gianetti, ndr) mi ha detto che il mio posto c’è sempre. La motivazione per andare in bici e allenarmi c’è, però la decisione è arrivata dalla famiglia, dalla voglia stare con i bimbi. Sono 24 anni che sono fuori e non è facile.

Siete stati a lungo separati?

In realtà no. A parte i primi tre anni che ho passato in Italia, poi sono stato in Polonia. Però sempre girando il mondo, più di otto mesi all’anno fuori casa. La routine normale di un corridore. Non sono ancora stanco, però voglio passare un po’ tempo con i bimbi. Vanno a scuola, hanno cinque e nove anni, il tempo passa veloce.

Ti stai abituando all’idea che sono le ultime corse?

Sto veramente bene. Dopo il Giro, abbiamo vinto ancora con Del Toro. Ho fatto il podio al Giro dell’Austria. In Polonia tutti sapevano che avrei smesso e ogni giorno è stato una festa. Poi abbiamo vinto in Toscana e Isaac volava. Adesso sono in Lussemburgo, con una squadra veramente forte. Sono contento di smettere con una squadra che è ancora prima al mondo e che vince tutto.

Montegrappa, Giro d’Italia 2024: Majka sfinisce gli avversari, Pogacar sta per partire

Questo invece è il Tour de France del 2015 assieme a Contador: i due hanno corso insieme per 5 anni

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Questo invece è il Tour de France del 2015 assieme a Contador: i due hanno corso insieme per 5 anni

La UAE Emirates è solo la terza squadra di una carriera molto lunga: come mai hai cambiato così poco?

Sono stato per sei anni alla Saxo Bank che poi è diventata Tinkoff perché stavo bene e avevo sempre la fiducia. Dopo quattro anni sono diventato capitano e potevo anche aiutare Contador. Con la Bora ero un po’ più stressato, perché ero il solo capitano per le corse a tappe e dopo quattro anni ho sentito il bisogno di cambiare. Alla fine è arrivata una squadra, la Uae Emirates, in cui sapevo che c’erano un giovane di nome Pogacar. Pensavo fosse un buon corridore che avrebbe vinto una o due corse, invece mi sono ritrovato a correre con uno che vince tutto e che diventerà una leggenda. Per me è un divertimento correre con il migliore del mondo e migliore della storia. E’ veramente come una famiglia e so che mi mancherà. Perché Gianetti mi ha dato fiducia e come lui anche Matxin. Sono stati davvero cinque anni speciali.

Tre squadre e tre grandi capitani. C’è qualcosa in comune fra Contador, Sagan e Pogacar?

Tutti e tre sono forti con la testa. Impressionante la loro capacità di puntare un obiettivo. Tecnicamente Sagan è diverso dagli altri due, ma quando stava bene, poteva vincere tutto. Tre mondiali di seguito non sono una cosa normale. Anche Alberto è stato un grande campione capace di dichiarare che avrebbe vinto il Giro, il Tour o la Vuelta e poi di vincerli davvero. E poi c’è Tadej, che non dice niente, ma vince tutto. Pogacar parla meno, ma vince tanto.

Era il Giro del 2020, nel giorno di riposo nella cantina di Robert Spinazzè, quando ci dicesti che l’anno dopo saresti andato alla UAE per fare il gregario. Che cosa ti fece scegliere questa strada?

Sapevo che stavano arrivando dei giovani fortissimi. Io avevo ormai trent’anni e capii che sarebbe stato meglio diventare un buon gregario che vincere solo una o due corse all’anno. Perciò decisi di firmare per una squadra come la UAE, pur non sapendo quanto sarebbe diventato forte Pogacar.

Rafal Majka, classe 1989, è passato professionista nel 2011. Ha vinto 3 tappe al Tour (2 volte la maglia a pois), 2 tappe alla Vuelta, il Giro di Polonia

Rafal Majka, classe 1989, è passato professionista nel 2011. Ha vinto 3 tappe al Tour (2 volte la maglia a pois), 2 tappe alla Vuelta, il Giro di Polonia

E’ paragonabile lo stress del leader con quello del gregario?

C’è stress ugualmente, perché per aiutare uno così, devi essere pronto nel momento in cui serve. Però diciamo che lo sopporti meglio, se il capitano può davvero vincere tutto. E’ uno stress diverso, mi viene meglio ed è più facile correre così. Per quello avrei ancora la motivazione di continuare, perché non sono ancora un atleta sfruttato.

Al Giro di quest’anno il meccanismo UAE si è inceppato e Del Toro ha perso la maglia rosa. Che cosa è successo secondo te?

Tutti pensano che possano essere state le gambe o la testa. Io penso a un corridore di 21 anni che ha indosso la maglia rosa fino al penultimo giorno. Ho grande rispetto per Del Toro, come è chiaro che possa essergli mancata un po’ di esperienza. Però è un ragazzo forte, andrà fortissimo ai mondiali e sono certo che nei prossimi anni vincerà anche un Grande Giro.

E a proposito di giovani: che consiglio di senti di dare ad Ayuso che lascerà la squadra?

Di andare forte, andare forte e basta. Allenarsi al 100 per cento e andare forte. Perché anche Ayuso ha un talento che può sfruttare veramente bene, ovunque andrà a correre.

Sestriere, Del Toro ha appena perso la maglia rosa: Majka lo abbraccia, non si può sempre vincere

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Tutto questo ti mancherà?

Mi mancherà tutto. Se fai la stessa cosa da quando sei giovane, è inevitabile che ti manchi quando la interrompi. Però alla fine voglio anche godermi la bici in tranquillità. Non guardare i watt e guardare invece la natura, fare chilometri con uno spirito diverso.

E’ fuori luogo aspettarsi un Majka direttore sportivo?

Volete proprio saperlo? Vi rispondo fra quattro mesi (ride, ndr), perché adesso voglio recuperare bene dopo la stagione. Lasciare tutto per quattro mesi e dopo sicuramente parleremo del futuro in questo sport, perché non voglio abbandonare del tutto un mondo che mi piace così tanto.