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Giuliana Ferraino, inviata a Fabriano

Per il gruppo guidato da Paolo Merloni una nuova fabbrica ad Albacina, simbolo del rilancio industriale nelle Marche. Digital twin con Nvidia e reshoring dalla Cina

Cinquecento milioni di euro di investimenti entro il 2028, circa metà dei quali destinati a ricerca e sviluppo,  e un nuovo stabilimento da 30 mila metri quadrati coperti ad Albacina, vicino ad Ancona, nelle Marche. È questo il piano con cui Ariston Group intende consolidare le sue radici in Italia e rilanciare la manifattura nelle Marche, la regione dove tutto ebbe inizio. 

I 100 anni di Francesco Merloni

L’annuncio arriva nel giorno delle celebrazioni per i cento anni dalla nascita di Francesco Merloni, imprenditore, politico, ex ministro dei Lavori pubblici (nei governi Amato e Ciampi) e figura centrale del capitalismo italiano, scomparso lo scorso anno a 99 anni. 



















































 «Albacina è un luogo simbolico»,  ha ricordato il presidente esecutivo Paolo Merloni, 57 anni, figlio di Francesco. «Qui mio nonno Aristide avviò l’attività negli anni Trenta con una piccola impresa di bilance e qui mio padre ha avuto per decenni il suo ufficio. Quando Whirlpool chiuse lo stabilimento nel 2014 sembrava destinato all’abbandono. Ma nel 2018 mio padre ebbe l’intuizione di ricomprarlo per reindustrializzarlo. Oggi il sito diventa il perno di una nuova fase».

Il progetto segna l’ingresso in una nuova era tecnologica. Con Accenture e la potenza di calcolo di Nvidia, ad Albacina verrà implementato un digital twin, un gemello digitale dell’impianto in grado di simulare e ottimizzare i processi produttivi prima che la catena reale entri in funzione. Sarà possibile ridurre tempi di avvio, prevedere guasti e incidenti, programmare la manutenzione, persino calcolare l’impatto energetico delle singole operazioni. «È la nuova era della manifattura – ha spiegato Pierluigi Astorino, chief operating officer del gruppo Ariston – Dal 2011 applichiamo il modello World Class Manufacturing, che mette al centro le persone. Ora vogliamo integrare queste competenze con l’intelligenza artificiale, per salire di livello». 

Una quota significativa dei 500 milioni puntati dedicati agli asset industriali sarà investita sul nuovo sito di Albacina, che si trova accanto allo stabilimento dove Merloni ha riportato la produzione delle pompe di calore dalla Cina. La nuova fabbrica, dove si tiene la celebrazione del centenario («Nel segno di Francesco»), lavorerà a pieno regime dal 2027, per produrre gli scaldabagni di nuova generazione, sostituendo l’impianto di scaldacqua di Genga, destinato ad altre attività. 

Il piano industriale

Il piano industriale di Ariston per l’Italia non riguarda solo Albacina. A Cerreto d’Esi sono rientrati gli scaldabagni di fascia alta prima realizzati in Cina; ad Arcevia è stata inaugurata la prima fabbrica di schede elettroniche del gruppo; a Osimo, in un hub da 90 mila metri quadrati aperto nel 1996 e ampliato nel 2017, si concentrano le caldaie domestiche e commerciali. Qui  dal 2021 non si registra un incidente sul lavoro e nel 2024 è arrivata la certificazione Silver del modello Wcm.

La base nelle Marche

Ariston, quotata a Piazza Affari dal 2021, è oggi una «multinazionale tascabile», secondo la definizione di Paolo Merloni: nel 2024 ha superato i 2,6 miliardi di ricavi, impiega oltre 10 mila persone, ha 29 stabilimenti in 17 Paesi e una presenza diretta in più di 170 mercati. Ogni anno vengono prodotti oltre 8 milioni di apparecchi. L’Europa resta il principale bacino, con il 71% del fatturato, in testa la Germania con 19%, dopo l’acquisizione del marchio Wolf, poi Italia (11%) e la  Svizzera (8%). «Siamo rimasti nelle Marche perché siamo andati nel mondo – ha osservato Merloni –. Ma la base italiana è ancora la spina dorsale: circa il 40% dei nostri volumi è prodotto qui». 

Le sfide restano. La concorrenza dei gruppi asiatici, il costo elevato dell’energia e le regole europee ceh spesso penalizzano invece che aiutare. Il  riferimento è al nuovo Cbam (Carbon Border Adjustment Mechanism), la tassa sulle materie prime importate ma non sui semilavorati e sui prodotti finiti: «Un incentivo a portare via le fabbriche dall’Europa», secondo Merloni. «Non serve lamentarsi, ma servono condizioni eque per competere».

Ma ci sono anche opportunità per continuare a crescere. Riello, oggi controllata dall’americana Carrier, sarebbe in vendita: «Continuiamo a guardare al mercato – ha ammesso Merloni – sperando di trovare occasioni interessanti». 

Accanto agli annunci industriali, durante la cerimonia sono stati mostrati  alcuni spezzoni di un docufilm dedicato alla figura di Francesco Merloni. «Mio padre era un uomo del futuro, ottimista e lungimirante – ha detto il figlio Paolo –. Credeva che la crescita sostenibile di un’impresa dipendesse dalla capacità di guidare l’evoluzione». È la lezione che il gruppo intende portare avanti, mentre apre un nuovo capitolo con la fabbrica di Albacina. Senza dimenticare che  – come amava ripetere Francesco Merloni-  «in ogni iniziativa industriale non c’è valore economico, se non c’è anche l’impegno nel progresso sociale».

Le celebrazioni si concluderanno nel pomeriggio nello stabilimento di Albacina, con l’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella davanti a 2.500 persone – tra cui la premier Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, e 1.500 dipendenti marchigiani di Ariston. 

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17 settembre 2025 ( modifica il 17 settembre 2025 | 17:41)