La cantante rivela un dettaglio della sua carriera, quando fu costretta a «ripartire da zero». Dice di essere stata «fortunata». E ammette: «Ho dovuto aspettare di avere 40 anni per scoprire di sentirmi più carina di come mi sentissi da adolescente»
Laura Pausini si racconta a Il Tempo delle Donne, la rassegna del Corriere della Sera sul palco della Triennale di Milano. E rivela: «Non sono una che butta via i soldi, ma quando avevo già venduto 40 milioni di copie sono rimasta senza niente e sono dovuta ripartire da zero». – foto | video
LA RISALITA – Non dice altro sull vicenda: «Un giorno quando sarò saggia come Ornella Vanoni farò i nomi…». Però ricorda: «È stato bello tosto, ma nel mondo della musica può accadere a tutti». Per questo si considera anche fortunata. Cita per esempio quando vinse Sanremo con La solitudine nel 1993: «Nel pubblico c’era il direttore di una radio olandese. Si innamorò artisticamente di me e mandò il mio brano così tante volte in onda che le altre emittenti iniziarono a copiarlo e restai prima nelle radio in Olanda per un anno e due mesi». Uno dei fattori che contribuì a renderla presto la cantante italiana più famosa nel mondo.
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COME SONO CAMBIATA – Guardandosi indietro, si accorge di come sia cambiata rispetto ai suoi esordi: «Mi ero fasciata il seno per sembrare più magra, all’epoca le donne considerate belle erano così, poi per fortuna è arrivata Kim Kardashian. Mi sono sempre molto coperta perché volevo solo pensare a quello che dicevo cantando e poi avevo questa paura di non piacere agli uomini che piacevano a me… Questa alla fine è anche una conquista dell’età: ho dovuto aspettare di avere 40 anni per scoprire di sentirmi più carina di come mi sentissi da adolescente». Prima della musica viene sua figlia Paola Carta, 12 anni: «Cerco di farle vivere una quotidianità semplice, ma siamo in un’epoca in cui noi genitori a volte non sappiamo come comportarci. Io passavo ore, giorni, in mansarda davanti allo specchio con un body verde inguardabile a fare i cori degli Wham. Lei tutto questo tempo libero per scoprirsi e inventarsi non ce l’ha perché ci sono gli schermi dei device. Dice che sta facendo i compiti con i suoi compagni di scuola ma in realtà sta giocando a Roblox».
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