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Centinaia di turisti sono bloccati nella cittadina di Aguas Calientes, vicino alle rovine di Machu Picchu, in Perù, a causa delle proteste dei residenti che hanno interrotto il traffico su parte della linea ferroviaria locale. Martedì il governo ha detto di aver evacuato circa 1.400 turisti. Altre centinaia sono ancora lì, e non è chiaro il numero esatto (secondo i giornali, tra 200 e 900 persone).
I manifestanti protestano contro la gestione dei servizi di trasporto in autobus che vanno dalla stazione ferroviaria di Aguas Calientes al sito archeologico. Lo scorso 4 settembre è scaduto il contratto trentennale della compagnia di autobus locale, Consettur. Le autorità locali hanno assegnato provvisoriamente la concessione a un’altra impresa, Inversiones Sumaq Ayllu San Antonio de Torontoy, che però non ha ancora cominciato a operare, perché i treni che dovevano trasportare gli autobus fino ad Aguas Calientes non sono mai partiti per colpa di un presunto sabotaggio (sarebbero stati manomessi i freni e altre parti fondamentali). Consettur, nel frattempo, avrebbe continuato a operare per fornire il servizio autobus, in modo irregolare.
I manifestanti chiedono che Consettur smetta di trasportare turisti, e che i bus della nuova impresa vengano trasportati ad Aguas Calientes. Devono per forza essere trasportati in treno, dato che non esistono strade che connettano Aguas Calientes e Machu Picchu alle cittadine vicine. Chiedono anche che siano organizzate procedure di selezione trasparenti per assegnare la concessione in modo definitivo.
Machu Picchu è uno dei siti archeologici principali del Perù, e ogni giorno è visitato in media da circa 4.500 persone. Si trova in una zona montuosa e remota, e arrivarci non è semplice: non ci sono strade, per l’appunto. Per arrivarci molte persone prendono il treno fino ad Aguas Calientes e poi il bus, oppure raggiungono Aguas Calientes e Machu Picchu a piedi.
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Già da qualche giorno i manifestanti avevano iniziato a bloccare i trasporti verso Machu Picchu. Lunedì i manifestanti si sono scontrati con la polizia, ferendo circa 15 poliziotti. Hanno anche bloccato parte della linea ferroviaria, mettendo rocce sui binari e scavando sotto il tracciato, rendendo insicuro il transito dei treni e costringendo Ferrocarril Transandino, l’impresa che gestisce il trasporto, a sospendere il servizio.
Alcuni turisti sono riusciti comunque ad andarsene, usando piccoli carrelli artigianali sulle rotaie. Altri hanno raccontato all’agenzia di stampa AFP che le autorità locali hanno consigliato loro di lasciare Aguas Calientes a piedi, e di camminare fino a raggiungere un punto del tracciato della ferrovia dove il traffico è regolare. È però una camminata di diverse ore, e per molti non è un’opzione percorribile: un visitatore cileno, Miguel Salas, ha detto ad AFP per esempio di essere lì con la moglie incinta, che non può camminare per lunghe distanze.
Nella tarda serata del 16 settembre (la mattina del 17 settembre, in Italia) le autorità peruviane hanno detto di avere raggiunto un accordo con i manifestanti per permettere che il traffico riprenda parzialmente e che i turisti vengano evacuati. Hanno anche detto che questo non significa che le proteste finiranno e i trasporti riprenderanno regolarmente.
Non è la prima volta che i residenti interrompono il transito dei turisti per protestare contro le autorità: già a gennaio del 2024 centinaia di turisti erano rimasti bloccati a causa di alcune proteste. Alla fine del 2023 il sito era rimasto chiuso per quasi un mese a causa delle grandi proteste contro la destituzione dell’ex presidente Pedro Castillo.