Confedilizia: boom dal 2011, ultimo anno pre Imu. L’ipotesi che gli immobili siano stati abbandonati perché, non avendo mercato, i proprietari preferiscono spogliarsi di fatto della proprietà

Siccome chiamarli ruderi suonerebbe ben poco burocratico, gli immobili inutilizzabili sono identificati con una F2 e con una denominazione latineggiante, visto che si chiamano unità collabenti. Ma la sostanza non cambia. Di solito sono senza il tetto ma inseriti in un paesaggio urbanizzato e non fanno certo lo stesso effetto che ha sulla campagna senese l’Abbazia di San Galgano. Il numero degli edifici collabenti cresce costantemente nel tempo. Le ultime statistiche catastali, che fotografano i dati a tutto il 2024, dicono che si tratta di 629.022 unità nel Paese, con un incremento dell’1,5% sull’anno precedente. Confedilizia, spulciando gli archivi catastali, rileva che il loro numero è aumentato del 126% dal 2011, dando una chiave di lettura molto chiara del fenomeno. 

Il boom da quando c’è l’Imu

Siccome il 2011 è l’ultimo anno pre Imu, è evidente che una buona parte, se non la maggior parte, di questi immobili, sono stati abbandonati e magari anche lesionati volontariamente perché, non avendo mercato, i proprietari preferiscono spogliarsi di fatto della proprietà, almeno pro tempore, ed evitare il pagamento dell’Imu. Oltretutto – sottolinea il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa – i proprietari che volessero invece intervenire per riqualificare l’immobile oggi devono fare i conti con bonus fiscali assai meno generosi e quindi questa situazione di “degrado sociale” rischia di aggravarsi. Senza andare indietro come Confedilizia ma limitando il confronto con il 2020 si può verificare comunque che il numero complessivo è aumentato del 9,3% a livello nazionale e dell’11,3 nei soli comuni capoluogo, dove i ruderi sono 45.799. 



















































Il record di Frosinone

Quanto alla localizzazione degli immobili a livello di provincia, il maggior numero si trova a Frosinone, con 32,023 unità collabenti (+4,1% sul 2020), segue Cosenza, con 23.338 unità (+13,5%), Messina con 18.879 (+12,5%), Torino, con 16.165 e Cuneo con 15.564 (+2,9%). Nella provincia di Milano gli immobili classificati F2 sono solo 1.792 (+11,9%) mentre in provincia di Roma sono 5.787 (+18,1%). Riguardo ai soli comuni capoluogo la poco prestigiosa classifica è guidata da Palermo, con 3.787 unità (+2,7%), seguono Reggio Calabria, con 2.537 (+12,3%), Messina, con 1.969 (+12,5%), Ragusa, con 1.951 (+6,6%) e Roma, con 1.795 (+16,5%). A Milano gli immobili F2 sono 361 (+10,9%). Dal 2020 al 2024 la provincia con maggiore incremento percentuale di edifici collabenti è stata Napoli (+24%), il capoluogo sarebbe Varese, ma in realtà il +135,3% che risulta dal confronto è il divario da 17 immobili del 2020 e 40 del 2024, quindi ben poco significativo in assoluto.

27 luglio 2025