“Oh mio Dio che film pazzesco! C’è
più azione nella prima ora che in qualsiasi altro film. Tutto
incredibile, è un miscuglio di cose bizzarre e importanti, una
commedia assurda e seria, perché riflette in larga misura ciò
che accade oggi negli Stati Uniti e lo fa fino al punto in cui
ti viene voglia di ridere, perché se non lo fai allora cominci
ad urlare: ‘Tutto questo è troppo reale'”.
Il film di cui si parla è ‘Una battaglia dopo l’altra’ di Paul
Thomas Anderson’, in sala dal 25 settembre con Warner Bros, e a
parlare non è un critico qualsiasi, ma Steven Spielberg in
persona, subito dopo la sua proiezione alcuni giorni fa al DGA
Theater di Hollywood. Insomma questo neo western non
politicamente corretto è come non mai dentro l’America di oggi e
potrebbe spingere l’Academy a far vincere finalmente il premio
Oscar ad Anderson dopo ben undici candidature e film come
‘Magnolia’, ‘Il petroliere’ e ‘Licorice Pizza’.
Il film, incentrato su gruppi suprematisti bianchi, milizie
rivoluzionarie ed estremismo politico, è in estrema sintesi una
storia Antifa vs MAGA. Ispirata al romanzo ‘Vineland’ di Thomas
Pynchon, ma ambientata ai giorni nostri, la storia ha come
protagonista il simpatico ‘fuori di testa’ Bob Ferguson
(DiCaprio), ex militante frikkettone di un gruppo di
combattenti, French 75, bombaroli a difesa degli immigrati
messicani, ormai troppo provato da una vita di abusi di tutti i
tipi (su tutti la marijuana che ha lavorato ben bene nel
rendere intermittente il suo cervello).
Ora i capelli lunghi e la barba da figlio dei fiori invecchiato
sono ormai andati in pensione e l’uomo vive in clandestinità
insieme alla super tonica figlia Willa (Chase Infiniti), ma
tutto cambia quando il colonnello dell’esercito suprematista
bianco Steven J. Lockjaw (Sean Penn), in odor di diventare
iniziato della setta ultra repubblicana i Pionieri del Natale,
cattura la figlia Wella.
Ad aiutare Bob nella ricerca della figlia saranno i suoi vecchi
compagni di avventure politiche come Deandra (Regina Hall), e un
Benicio Del Toro nei panni di Sergio, silenzioso Sensei di arti
marziali pieno di controllo anche in mezzo alla più frenetica
delle battaglie.
Da qui – in questo film dove la protagonista è l’America di
Pynchon lontana dal sogno americano, quella di un Paese dissolto
nel caos -, un’ulteriore accelerazione del ritmo perché tutto
improvvisamente passa al deserto e a una sua strada piena di
dossi dove tutto succede con la colonna sonora di Johnny
Greenwood dei Radiohead.
Il destino di “One Battle After Another” agli Oscar? Potrebbe
galvanizzare l’Academy, ma anche per i temi scelti dividerla,
quello che è certo è che l’immensa recitazione di Di Caprio
potrebbe mettere tutti d’accordo.
Infine, il titolo ‘Una Battaglia dopo l’Altra’ (One Battle After
Another) è un riferimento a una frase pronunciata da Angela
Davis, attivista e icona dei diritti civili, che parlava della
necessità di lottare continuamente contro l’oppressione: “Non ci
sarà mai una battaglia finale. È sempre una battaglia dopo
l’altra.”
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