Clima teso in aula, per quella che può essere considerata “l’udienza madre” nel maxi processo relativo alle finte vaccinazioni anti-Covid che sarebbero state necessarie per ottenere il Green Pass. Ieri nel Tribunale di Ravenna si è tenuto un nuovo importante capitolo del processo che vede alla sbarra 98 imputati, ovvero coloro che non hanno patteggiato o chiesto il rito abbreviato al termine della maxi-udienza preliminare che si era tenuta lo scorso 3 maggio.
A essere ascoltato in aula è stato il dottor Mauro Passarini, l’ex medico 68enne di Marina di Ravenna “licenziato” dall’Ausl, che a fine 2023 ha patteggiato due anni per i reati di falso, peculato ed evasione dagli arresti domiciliari. Passarini, testimone assistito dall’avvocato Carlo Benini, è stato sentito per diverse ore in Tribunale. Un’udienza in cui non sono mancati scontri e momenti di tensione fra Procura e difesa.
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Le domande della pm Angela Scorza si concentrano subito sull’attività medica del 68enne all’epoca dei fatti, nel 2021 in piena pandemia Covid-19. Fatti che sarebbero però coperti dal segreto professionale secondo alcuni avvocati della difesa, tra cui Francesco Minutillo del foro di Forlì. Quella di Passarini è una deposizione faticosa, caratterizzata anche da lunghi momenti di silenzio, con i ricordi dell’ex medico confusi. Passarini avrebbe comunque confermato di aver sottoposto a vaccino tutti i suoi pazienti e anche altre persone non mutuate che compaiono tra la lista degli indagati.
Passarini avrebbe anche ammesso di aver somministrato dosi diluite a pazienti preoccupati per il proprio stato di salute. La deposizione è tornata anche sulla perquisizione effettuate nel suo studio dalle forze dell’ordine il 17 ottobre 2021, quando venne trovata una scatola con 13 fiale di vaccino, poi sequestrate, trovate fuori dal frigorifero. Circostanza rispetto al quale il medico si sarebbe difeso dicendo che si era trattato da un caso e che quel giorno si era sentito male. Tanto che il successivo 29 ottobre Passarini si recò a ritirare altri vaccini per effettuare altre somministrazioni.
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Nel corso dell’udienza è stato sentito per valutare alcuni aspetti tecnici anche il dottor Vittorio Sambri, direttore dell’Unità Operativa Microbiologia del Laboratorio Unico di Pievesestina dell’Ausl Romagna, che aveva effettuato gli esami del sangue per verificare la presenza della proteina che identifica la presenza del vaccino nel sangue sui 98 indagati, difesi da diversi avvocati, tra cui Minutillo, Benini, Starni, Olivieri, Ferri e Toschi.