La scrittrice, tra gli ospiti della rassegna, ha conquistato il successo grazie a un racconto vivido ed emotivo del suo Friuli. «Importantissimo aver parlato con le portatrici carniche, con la mia terra ho un rapporto viscerale»

Non ha mai smesso di guardare le montagne. Anche se le cime che la circondano da quando era bambina non sono trentine ma friulane, la scrittrice Ilaria Tuti sa bene che a entrambe vale la pena rivolgere lo sguardo che si riserva alle personalità complesse, apparentemente inaccessibili, eppure abitate da tesori nascosti. Come quella del suo personaggio più noto, la commissaria sessantenne Teresa Battaglia, protagonista di una serie thriller che da Fiori sopra l’inferno (Longanesi 2018) ha affascinato milioni di lettori, in 27 Paesi. E dal 2023 anche gli spettatori televisivi, con la fiction Rai interpretata da Elena Sofia Ricci, nel ruolo di questa donna combattiva nel nome e nelle scelte, che cura le fragilità proprie e quelle delle vittime con la forza delle rocce tra cui si muove. 
Trentodoc è un festival che valorizza il territorio e la cultura locali. Lei che rapporto ha con la sua terra, il Friuli? 
«Simbiotico. Viscerale. Dalla terra attingo energia, anche creativa. Mi aiuta a mantenermi centrata. Con il successo del primo libro, la mia vita era totalmente cambiata e mi ero ritrovata sotto i riflettori. Restare dove sono nata, avere un contatto con la natura, riuscire a spegnere tutto per me è stato salvifico». 
E fecondo. In questo ambiente è nato il suo immaginario narrativo. 
«Non avrei mai potuto scrivere un thriller urbano. La mia lingua è la natura: i suoi odori, colori. È stato inevitabile portare nei miei libri tutta questa ricchezza di simboli e storia». 
Le storie dimenticate ritornano in tutti i suoi romanzi, dai thriller agli storici. Nel suo ultimo libro Risplendo non brucio (Longanesi 2024) scrive: «Ogni molecola di questa fabula nera è intrisa di cenere e di follia, di memoria da tramandare e custodire». 
«I romanzi sono un mezzo potentissimo per avvicinare le persone alla storia. Con la narrativa questi luoghi si colorano di emozioni, si possono attraversare mediante l’esperienza personale del protagonista. Se le storie ci emozionano, la ricordiamo di più e ci entrano dentro». 
Per scoprirle avvia delle indagini, come la sua protagonista commissaria?
«Vado sul territorio, lo voglio sperimentare. Il Friuli è ancora una terra di piccole comunità. Per esempio, in Fiore di roccia (2020) parlavo delle portatrici carniche: è stato importantissimo parlare con loro. Una delle soddisfazioni più grandi è quando dal Museo della Grande Guerra mi scrivono per dirmi che tante persone vanno a visitarlo dopo aver letto il romanzo». 
Tre avventure letterarie che consiglierebbe a chi vuole avvicinarsi al mistero delle montagne. 
«Le Altalene e Vajont: quelli del dopo di Mauro Corona. Assolutamente toccanti. Descrive una montagna che non è turistica ma di chi ci vive. E poi Il sergente nella neve di Mario Rigoni Stern. Parla della montagna, ma anche della guerra, dell’essere lontani dalla propria casa, di come sopravvivere. E infine un saggio di cui mi sono innamorata: Alberi sapienti, antiche foreste di Daniele Zovi. Spiega l’intelligenza della vita vegetale che è molto interessante per la sua capacità di sopravvivenza». 
E le avventure di Teresa Battaglia, torneranno presto? 
«Sullo schermo, sì. Hanno girato quest’estate. Tutte le riprese esterne sono state fatte qui in Friuli. Tra l’altro, ad Aquileia, che è un posto incredibile per tesori sepolti e ritrovati». 
E sulla pagina? 
«Dobbiamo aspettare ancora un po’. L’ho sempre detto che la storia di Teresa, con la malattia che ha, l’Alzheimer, non avrebbe potuto continuare a lungo per rispetto della narrazione, della malattia e del personaggio che non deve diventare una macchietta da muovere solo per far uscire un nuovo libro. Anche se sento una grande mancanza». 
Cosa le manca del suo personaggio? 
«Teresa mi ha accompagnato per anni. Le nottate che ci siamo fatte insieme, soprattutto per i primi libri, le hanno dato carne e ossa. Alle presentazioni parlo di lei come di una persona reale. Se arriverà la storia giusta che mi permetterà di farla scendere in campo rispettando lei e il patto con il lettore, allora sarò io la prima a volerne scrivere».

Ilaria Tuti sarà al Trentodoc Festival sabato 27 settembre alle 17, nel Giardino San Marco in un incontro dal titolo «Raccontare storie, raccontare vite» a cura di Roberta Scorranese



















































17 settembre 2025 ( modifica il 17 settembre 2025 | 16:47)