Schiaffi, insulti agli avversari e allenamenti intensivi quotidiani. Quando i genitori costruiscono e controllano le carriere dei figli, finendo per rovinare il rapporto con loro
Quando Steffi Graf aveva solo poche ore di vita, suo padre Peter proclamò che sarebbe diventata una campionessa. Aveva avuto l’illuminazione. A tre anni e dieci mesi le mise in mano una racchetta di legno con il manico più corto. E poco dopo i due si lanciavano le palline avanti e indietro sul divano del soggiorno. Se Steffi riusciva a colpire la pallina venticinque volte di fila veniva ricompensata con gelato e fragole. Nel 1987, fu Peter a raccontare al Los Angeles Times che “la maggior parte delle volte alla 25ª palla, la colpivo troppo forte così lei non riusciva a rispondere, perché non puoi avere il gelato sempre”.