Il grande rullo dei risultati ciclistici della domenica ha ripresentato un nome del quale avevamo perso le tracce: Simon Pellaud si è aggiudicato il Tour of Binzhou, classica del calendario cinese, cogliendo il primo successo in una prova in linea nel calendario internazionale su strada della stagione dopo molti centri nel gravel, che da quest’anno è la sua attività principale.
Pellaud, corridore svizzero di origine colombiana è un vero cittadino del mondo quindi non è strano che abbia trovato casa in Cina, al Li Ning Team che è la formazione principale del grande Paese orientale. La chiamata che arriva dall’altra parte del mondo, quando l’elvetico è in una calda Pechino dove ha appena concluso la sua giornata di allenamento, è quasi un raggio di sole e si coglie dalla sua voce squillante.
Pellaud sul podio di Binzhou, dove ha vinto con 9″ sul gruppo regolato dal giapponese Arashiro (foto Instagram)
Pellaud sul podio di Binzhou, dove ha vinto con 9″ sul gruppo regolato dal giapponese Arashiro (foto Instagram)
«Qui mi sto trovando benissimo, sinceramente. Mi rispettano, faccio il calendario che voglio tutelando l’attività col gravel che è primaria in questo momento. Abbiamo una squadra spettacolare, molto forte, che vince tappe o classifiche generali in ogni occasione, quindi le cose funzionano anche perché c’è un bel ricambio, si vince un po’ tutti. Quindi sono veramente contento, felice per questa esperienza».
Che corsa era quella di Bingzhou?
Intanto non è stata la mia prima vittoria su strada, avevo già conquistato la prima tappa al Giro di Thailandia e avevo portato la maglia per 5 giorni per poi cederla al nostro velocista danese Alexander Salby, così abbiamo fatto primo e secondo nella generale. Quella di domenica era una gara piuttosto pianeggiante, sembrava essere terreno ideale per i velocisti, ma c’era un ponte, uno di quei punti lunghissimi che contraddistinguono l’Asia e lì si è fatta grande selezione, anche perché si percorreva in andata e ritorno. E’ stata una gara veramente intensa, senza alcun controllo della corsa tanto che a un certo punto pensavo fossi in una kermesse belga… Abbiamo fatto quasi 50 di media.
Da quest’anno l’elvetico è parte della Li Ning Star, team continental con ciclisti di più nazioni
Da quest’anno l’elvetico è parte della Li Ning Star, team continental con ciclisti di più nazioni
Come ti trovi alla Li Ning?
E’ la squadra numero 1 quest’anno. Non abbiamo tanti cinesi che corrono nel team ma c’è una ragione. Qui i corridori locali sono divisi per le varie province e sono gli stessi organi locali che costruiscono i team, tra l’altro si lavora soprattutto per i giochi cinesi che si svolgono ogni 4 anni, sono una sorta di Olimpiade locale e tutti i corridori nazionali sono concentrati su quelli. Quest’anno saranno in novembre, chi emergerà potrà entrare nelle Continental locali. E questo secondo me un po’ frena lo sviluppo del ciclismo locale.
Quindi l’anno prossimo le cose cambieranno…
Sì, quest’anno abbiamo corso solamente con due o tre cinesi, nel 2026 ne avremo sicuramente di più, sarà differente. Perché dal mio punto di vista anche quello è importante, per fare capire che per emergere bisogna confrontarsi il più possibile con il meglio che c’è all’estero, ancora meglio sarebbe se si potesse gareggiare in Europa.
7 gare nel gravel vinte quest’anno, compresa la tappa delle World Series in Brasile
7 gare nel gravel vinte quest’anno, compresa la tappa delle World Series in Brasile
Dopo un po’ di mesi che sei lì, pensi sia stata la scelta giusta essere andato in Cina?
Non ho nessun dubbio al riguardo, innanzitutto a livello di esperienza umana. Sto conoscendo una cultura diversa, essere qui non è certo lo stesso che venire con una squadra europea e correre solo per qualche giorno. Bisogna starci per entrare a pieno contatto con la vita locale, capire davvero che cos’è questo grande Paese. Inoltre è una grande esperienza professionale perché qui non faccio solo il corridore, ma sono una sorta di direttore sportivo in pectore, faccio io i briefing, diciamo che mi faccio le ossa in vista di un futuro che mi piacerebbe costruirmi addosso. Abbiamo corridori da Nuova Zelanda, Danimarca, Bielorussia e devo dire che mi ascoltano, mi rispettano, si affidano molto alla mia esperienza.
Tu però quest’anno stai privilegiando il gravel…
Sì, per certi versi corro su strada per essere più forte nei miei obiettivi di stagione legati al gravel. E’ importante per aumentare di livello anche in allenamento, trovare il giusto ritmo.
Pellaud insieme a Stockli forma il team gravel per la Tudor, con cui ha mantenuto il contratto
Pellaud insieme a Stockli forma il team gravel per la Tudor, con cui ha mantenuto il contratto
A proposito del gravel, come mai quando gareggi offroad cambi divisa?
Io con due contratti. La mia licenza è con la Li Ning, ho però mantenuto anche il contratto con la Tudor relativamente all’offroad, infatti faccio gare di gravel e anche di mtb, infatti la settimana scorsa, prima della corsa di Bingzohu ero negli Usa per una gara.
Ai mondiali di gravel ci sarai?
No, perché il mio obiettivo principale quest’anno è il Life Time Grand Prix, che è una serie di sei gare, le più importanti che ci sono in America, con il gran finale il 18 di ottobre. Nel gravel c’è una forte contrapposizione tra l’UCI e le altre organizzazioni che non gradiscono le regole che la federazione internazionale vuole imporre, poi a me questi mondiali quando si corrono in Europa non piacciono molto, è come correre una classica del nord, ma per quelle c’è già il ciclismo su strada…
Una curiosità per finire: tu che parli tante lingue, col cinese come te la cavi?
No, sono lontano dal dire che posso esprimermi in cinese, ci vorrebbero almeno un paio d’anni per imparare, ormai ho un’età e faccio fatica…