La Vuelta a España 2025 è stata un’edizione di buon livello dal punto di vista sportivo, con la vittoria finale di Jonas Vingegaard, ma anche una delle più travagliate della storia recente a causa delle proteste che hanno costretto gli organizzatori a modificare pesantemente il programma di gara. Ben quattro tappe sono state accorciate o addirittura annullate, compresa la passerella finale verso Madrid, trasformata in una versione ridotta e quasi simbolica della tradizionale festa conclusiva.

La corsa ha comunque offerto spettacolo: Vingegaard ha trovato il riscatto dopo le difficoltà del Tour de France, imponendosi davanti a una concorrenza di buon livello, benché inferiore a quello del Tour, vista l’assenza sia del suo rivale Tadej Pogačar, che del campione olimpico Remco Evenepoel. La UAE Emirates con João Almeida, secondo al termine della corsa, Jay Vine, Marc Soler e Juan Ayuso, ha animato le tappe di montagna e le cronometro. Il verdetto sportivo ha regalato la prima maglia rossa finale a un già vincitore del Tour de France dal 2017, ma il contesto extra-sportivo ha segnato profondamente l’edizione 2025.

I manifestanti filo-palestinesi sul Paseo del Prado durante l'ultima tappa della Vuelta a España 2025 (EFE/Rodrigo Jiménez) I manifestanti filo-palestinesi sul Paseo del Prado durante l’ultima tappa della Vuelta a España 2025 (EFE/Rodrigo Jiménez) Plugge: “Erano lì solo per distruggere tutto”

Richard Plugge, direttore generale della Visma | Lease a Bike, ha commentato duramente quanto accaduto. “Non ho mai sperimentato così tanto odio. Non si prestava la minima attenzione a nulla. Si trattava solo di distruggere tutto.”, ha dichiarato a Wielerflits dopo la cancellazione della tappa finale a Madrid. Secondo Plugge, con il passare dei giorni, le manifestazioni hanno perso il legame originario con la causa palestinese e hanno assunto toni sempre più violenti.

“I corridori sono stati aggrediti, serviva più sostegno dall’UCI”

Ho trovato la situazione davvero pesante. I corridori sono stati semplicemente aggrediti. A un certo punto qualcuno è stato tirato giù dalla bicicletta. Per quanto mi riguarda, l’UCI avrebbe dovuto dare molto prima maggiore sostegno alla Vuelta”, ha aggiunto il manager olandese, sottolineando come la sicurezza degli atleti sia stata messa in serio pericolo.

Nonostante la durezza delle parole, Plugge non vede un futuro a tinte fosche per il ciclismo. “Ma non sono preoccupato per lo sport”, ha spiegato. “Questo è stato qualcosa che ha superato lo sport. È successo qualcosa in Spagna. Normalmente si manifesta sempre con rispetto per il ciclismo. Mi aspetto che sarà così anche nelle ultime corse della stagione”.