“Circa una quindicina di giorni fa, c’è stato sicuramente un aumento del numero di accessi in Pronto soccorso”. Lo conferma a “la Fedeltà” Giuseppe Lauria, direttore del Dipartimento di Emergenza urgenza e accettazione dell’ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo, a cui chiediamo di commentare lo studio dell’Imperial College di Londra sull’incremento della mortalità durante le ondate di calore in 12 città europee tra cui Milano e Roma. Ma, quelli registrati, sono accessi non dovuti ai colpi di calore – un evento con effetti molto gravi ed elevata mortalità, che si verifica con una frequenza molto bassa – quanto agli “effetti più insidiosi, a lento sviluppo” che il persistere delle temperature elevate ha su una fetta della popolazione.
“Persone non più giovani, con molte patologie – sottolinea Lauria -, costituiscono, per così dire, la «popolazione target» degli effetti delle ondate di calore, perché vengono messe sotto stress da una condizione prolungata di temperature elevate. Emergono con maggior frequenza e gravità complicanze legate alle patologie già esistenti. Possono manifestarsi grave disidratazione ed insufficienza renale, che costituiscono condizioni che spesso richiedono il ricovero. La disidratazione, poi, aumenta gli effetti di alcuni farmaci con un aumento dei casi di sincope, che possono a loro volta generare ulteriori problemi legati ai traumi conseguenti alla perdita di coscienza. L’insieme di queste condizioni, oltre ad aumentare il rischio di eventi avversi nella popolazione, determina un aumento della necessità di ricorrere al Pronto soccorso”.
Che cosa fare per la prevenzione? Conclude Lauria: “Valgono i soliti consigli, di assicurare una adeguata idratazione: con l’età si avverte meno la sete e quindi è necessario stimolare l’assunzione di liquidi alle persone anziane. Una buona pratica consiste nell’inserire nella dieta frutta e verdura: sono ricche d’acqua, che viene assorbita con maggior efficienza dal nostro corpo rispetto al bere semplicemente un bicchiere d’acqua. Ma occorre valutare, sempre con il supporto diretto del proprio medico di base, le eventuali terapie abituali che possono richiedere adeguamenti in ragione delle alte temperature attuali. Potrebbe rendersi necessaria la riduzione o la sospensione di alcuni farmaci, ad esempio diuretici: un’eventuale decisione in questo senso va presa confrontandosi con il medico di famiglia, ed evitando il «fai da te». Da evitare anche l’attività fisica all’aperto nelle ore più calde: in questo caso il calore endogeno, prodotto dal corpo, si somma a quello esogeno, esterno, e ci sono dei rischi”.
Articolo completo su La Fedeltà del 23 giugno
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