Monza, 19 settembre 2025 – Si è rivolto nei confronti di uno studente che presentava difficoltà motorie dovute al sovrappeso e a un lieve ritardo mentale con l’offerta di cinque euro per filmarlo mentre falliva negli esercizi educazione fisica.
Un comportamento che punta un faro sui limiti da non oltrepassare mai nell’ambiente scolastico e sul rispetto dovuto agli alunni più fragili. Da considerare ancora più grave se a tenerlo è un prof. Nel caso concreto, che risale al 2023, l’insegnante di scienze motorie di un istituto scolastico superiore brianzolo, che si era visto arrivare dalla dirigente scolastica la censura, una delle sanzioni disciplinari più lievi, ma si era opposto presentando ricorso al Tribunale del lavoro di Monza.
La sentenza
Il giudice ha però confermato il provvedimento, condannandolo a pagare 3mila euro di spese processuali. Secondo la segnalazione presentata dall’alunno di una terza classe e confermata dal padre, il prof aveva proposto al ragazzo di realizzare un video dei suoi tentativi di salto in cambio di denaro, aggiungendo commenti offensivi sul peso del ragazzo.
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La proposta
“Lo studente riportava che durante la lezione l’insegnante si rivolgeva dicendogli “ti do 5 euro se mi fai fare un video dove provi a saltare in alto così che possa tirarmi su di morale quando sono triste””, riferendosi all’esercizio di pallavolo che stavano eseguendo.
La replica
Lo studente gli rispondeva: “No prof, ma cosa sta dicendo?” e il docente replicava: “Se vuoi te ne do anche 10”, aggiungendo “Devi togliere quella zavorra che hai addosso”, riferendosi al peso.
All’insegnante era contestato anche un secondo addebito, che riguardava la gestione del registro elettronico: nonostante il pesantemente fosse quasi giunto al termine, il docente aveva inserito le valutazioni di un solo studente dell’intera classe.
Il giudice
Il giudice ha ritenuto la sanzione disciplinare all’insegnante legittima, sottolineando come le frasi pronunciate fossero “oggettivamente antitetiche rispetto a qualsiasi fine tecnico o didattico” e risultassero offensive anche perché pronunciate davanti all’intera classe durante un esercizio risultato difficoltoso per l’alunno.
Per la mancanza di voti nel registro elettronico, il Tribunale ha evidenziato come questa violazione comprometta il sistema di autovalutazione degli studenti, impedendo loro di “individuare i propri punti di forza e di debolezza”. Il docente, che aveva giustificato l’accaduto come “mero errore materiale”, non era riuscito a fornire prove dell’esistenza delle valutazioni mancanti.