Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha istituito una cosiddetta Commissione d’inchiesta indipendente, e il rapporto che ne è uscito, ça va sans dire, dichiara l’ennesima menzogna contro Israele: genocidio. La parola magica che tanto piace ai benpensanti, utili idioti di Hamas. Naturalmente, il rapporto evita accuratamente di produrre prove acclarate, testimonianze verificate, dati, cifre, documenti anagrafici delle vittime, filmati oggettivi, immagini di fosse comuni. Niente. Si afferma che Israele avrebbe messo in atto 4 dei 5 “atti di genocidio” previsti dalla Convenzione del ’48: assedio totale del territorio; blocco degli aiuti umanitari; distruzione sistematica del sistema sanitario; attacchi diretti ai bambini. Tutto falso: il territorio non è bloccato se non alla frontiera militarizzata con l’Egitto; gli aiuti passano soltanto proprio da Israele; gli ospedali sono stati usati da Hamas come basi militari; i civili gazawi sono curati sistematicamente in Israele; l’Idf non colpisce i bambini disarmati (e infatti non esiste alcuna immagine di ciò).
Tuttavia, da quella palude di islamismo che è l’Onu, il rapporto non prende certo in considerazione la pletora di inchieste istituzionali di enti pubblici e privati, accademie e centri di ricerca internazionali e indipendenti che hanno più e più volte certificato come a Gaza non esista alcun genocidio. Per esempio Honest Reporting, o Henry Jackson Society, o i nuovi elenchi pubblicati dallo stesso Hamas, in cui finalmente il gruppo jihadista ammette che il 72% delle vittime di Gaza è composta da uomini tra i 13 e i 55 anni, ossia la categoria dei suoi combattenti, eliminando dai suoi precedenti elenchi propagandati alla stampa internazionale 3.400 morti del 2024 (tra cui 1.080 bambini): morti mai avvenute.
Ma l’Onu contraddice pure sé stesso: tanto i pro-Pal non se ne curano, e l’ultimo rapporto dell’OHCHR, Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha verificato 8.119 decessi a Gaza fino al 2 settembre 2024, quindi ben lontani dalle decine di migliaia di morti fornite da Hamas e prese per vere dall’altro rapporto genocidiario. Infine, Joan Donoghue, giudice della Corte all’Aja, ha dichiarato che “l’immaginario genocidio è stato falsamente creato da numerosi politici e diplomatici e da un’enorme quantità di reportage giornalistici, e non è affatto plausibile”.
Allora andiamo a vedere chi sono i tre “esperti indipendenti” di questo nuovo rapporto Onu. Il primo nome è l’ex Alto commissario Onu per i diritti umani, Navanethem Pillay, sudafricana, giudice di quella Corte penale internazionale che già aveva spiccato un assurdo mandato d’arresto per il premier israeliano. Pillay nega il diritto all’autodifesa di Israele e lo accusa di “vendetta”, giustificando l’uso della violenza da parte dei gruppi armati arabi come “lotta obbligata”. Anne Bayefsky, direttrice del Touro Institute on Human Rights and the Holocaust, ha definito Pillay “una delle figure più diaboliche nella storia dei diritti umani internazionali”, denunciandola per aver “trasformato l’intera Commissione in uno strumento di propaganda antisemita” e di aver dato copertura politica a gruppi terroristici come Hamas. Poi figura Miloon Kothari, architetto indiano senza alcuna qualifica per un incarico simile.
Da anni contesta Israele e ne chiede l’espulsione dall’Onu; le sue passate dichiarazioni antisemite erano già state condannate da 18 Stati membri. Infine c’è Chris Sidoti, australiano: ha definito quello di Israele “uno degli eserciti più criminali al mondo”, ha più volte minimizzato la questione dell’antisemitismo, arrivando a dichiarare al Consiglio per i diritti umani nel 2023 che “le accuse di antisemitismo vengono lanciate come il riso ai matrimoni”, e nel 2025 ha equiparato gli ostaggi israeliani ai “palestinesi ostaggi nelle carceri israeliane”, mettendo sullo stesso piano vittime civili innocenti e terroristi assassini condannati.
Questi tre loschi figuri si erano già autodimessi dalla Commissione d’inchiesta permanente delle Nazioni Unite contro Israele in coincidenza con le recenti sanzioni statunitensi contro Francesca Albanese, per evidente timore di incorrervi pure loro. Secondo Hillel Neuer, direttore di UN Watch, “la Commissione è un’inquisizione travestita da giustizia internazionale”, con i tre commissari infarciti da gravi pregiudizi ideologici contro Israele. Ecco, questa sarebbe la Commissione indipendente. O, forse, molto dipendente… dalla propaganda di Hamas.
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Andrea B. Nardi