La conferma è arrivata da Maria Elena Delia, portavoce della flotta, che ha ufficializzato dalla rada di Portopalo di Capo Passero, nel Siracusano, la partenza di 42 barche dirette a Gaza per portare aiuti umanitari. Altre sei, salpate invece dalla Grecia, si uniranno in seguito

“Siamo partiti, stavolta non ci fermiamo più”. Lo ha fatto sapere Maria Elena Delia, portavoce della Global Sumud Flotilla, ufficializzando dalla rada di Portopalo di Capo Passero, nel Siracusano, la partenza di 42 barche dirette a Gaza per portare aiuti umanitari, unitamente ad altre sei salpate invece dalla Grecia. 

Bandiere e grida “Free Palestine”

Le imbarcazioni sono partite tra bandiere palestinesi, suoni di tromba e al grido di “Free Palestine”. Nelle acque di Portopalo erano arrivate ieri le 24 barche provenienti dalla Tunisia, tra cui la Familia Medeira e la Alma, riparate dopo il recente attacco di droni. La flotta, che comprende 18 barche italiane, si ricongiungerà, come detto, con altre sei barche che si trovano in Grecia per poi proseguire la navigazione verso Gaza. 

 

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Un messaggio “umanitario e politico”

“Noi vogliamo mandare un messaggio umanitario e politico. Vittorio Arrigoni che è stato il primo, insieme ad altri 40 attivisti, a rompere il blocco navale di Gaza nell’agosto del 2008 concludeva i suoi dispacci con “Restiamo umani”. Mai come oggi è importante sottolinearlo”. Lo ha aggiunto Delia dalla barca a vela che ha  lasciato il porticciolo siciliano. “Abbiamo lasciato Portopalo – ha sottolineato ancora – c’è un grande senso di liberazione perchè mettere insieme tante barche così non è facile. Il piano è andare verso Gaza dove in questo momento c’è un black out delle comunicazioni, il che non vuol dire che non stiano accadendo cose che stanno andando oltre il disumano, superando limiti che pensavano non si potessero superare. Persone lasciate morire di fame e di sete”, ha detto ancora.  “Una popolazione sterminata nell’arco di quasi due anni. Un genocidio conclamato da tutti. Ancora ci sono Governi, come il nostro, che si astengono quando si parla di sottoporre il governo Netanyahu a delle sanzioni”, ha poi concluso la portavoce.

 

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