Mentre alcuni Paesi europei dalle economie più evolute stanno sperimentando settimane lavorative corte (anche quattro giorni) in Alto Adige ci si straccia le vesti per un giorno festivo in più. O presunto tale visto che il 4 ottobre dal 2026 tornerà ad essere una festa. Peccato che nel 2026 quel giorno cada di domenica quindi, semmai, se ne riparla tra due anni.
L’Unione commercio turismo servizi Alto Adige, però, non perde tempo ed esprime netta contrarietà alla proposta di reintrodurre la festività nazionale del 4 ottobre, dedicata a San Francesco d’Assisi e abolita nel 1977. La stessa Hds che fa fuoco e fiamme per gestire localmente gli orari del commercio e liberare le domeniche dalle aperture forzate della liberalizzazione. L’associazione è parte di un’Alleanza per la Domenica Libera. Weekend chiuso sì, San Francesco no: chissà che ne pensa il mondo cattolico che struttura quella stessa Alleanza per la Domenica Libera. Meno male che nel 2026 coincidono e tolgono dall’imbarazzo.
Secondo il presidente Philipp Moser, il ripristino della ricorrenza avrebbe effetti negativi sull’economia: «Come tutte le festività nazionali, anche questa comporta un aumento dei costi per le imprese, con una corrispondente riduzione della produttività, della creazione di valore aggiunto e del PIL». Le domeniche con i negozi aperti contestate, però, non sono anche quelle valore aggiunto, aumento della produttività e del PIL? In fondo i centri commerciali di domenica sono pieni…
Moser ricorda inoltre che, dopo l’abolizione della festività, la maggior parte dei contratti collettivi ha introdotto 32 ore di permessi retribuiti per i dipendenti come compensazione. «Se la ricorrenza venisse reintrodotta – precisa – bisognerebbe revocare quei permessi». Ammesso e non concesso che il nocciolo della questione sia il tempo che un dipendente lavora e non quanta qualità mette nel tempo in cui lavora.
La misura avrebbe anche un impatto diretto sulla spesa pubblica. Dal 2027 i costi aggiuntivi stimati per coprire turni e straordinari di sanità, forze dell’ordine, esercito e vigili del fuoco ammonterebbero a circa 10,6 milioni di euro, di cui 8,7 milioni a carico del Servizio Sanitario Nazionale e 1,8 milioni per straordinari di polizia e soccorso.
Poco male se, in tutto questo, qualcuno in cambia potrebbe ricevere delle ore in più da passare con chi ama. Che siano mogli, mariti, bambini o genitori. Per certa economia questo, forse, non ha prezzo.
✍️ Alan Conti