La pigrizia agostana non mi ha impedito di ascoltare la conversazione dei miei vicini di ombrellone: una ragazza di circa 30 anni che cerca di convincere suo padre, giovane baby boomer, che la sua priorità, per il prossimo autunno, è quella di «congelare i suoi ovuli», in modo che quando sarà pronta per avere figli o meglio, quando «potrà permetterselo», potrà contare su ovociti prelevati nel miglior periodo di fertilità. Il dibattito che ne deriva è molto interessante, nonché preoccupante: non solo uno spaccato generazionale, ma a quanto pare anche una nuova preoccupazione femminile, figlia di questi tempi. Il tema è quello del social freezing e cioè del congelamento degli ovuli, ma non per ragioni mediche (crioconservazione degli ovociti, esiste anche quella del seme). La giovane donna sostiene che fino a quando non avrà un lavoro stabile e non avrà raggiunto una solidità economica non ha nessuna intenzione di mettere su famiglia; non vuole che siano i suoi genitori a mantenere i suoi figli. Tuttavia l’orologio biologico le impone di non trascurare la via di fuga che la scienza medica le mette a disposizione. La sua amica, un po’ più grande di lei, le dà man forte: «Io ho 34 anni, ho un compagno che non si sente pronto per mettere su famiglia, non ho una casa mia, non ho un lavoro soddisfacente: l’unica cosa che nell’immediatezza mi viene in mente di fare è congelare i miei ovuli, almeno provo a preservare la mia fertilità».

Il padre resta spiazzato dai discorsi delle due giovani. Prova a intervenire portando la sua esperienza, di tempi nemmeno molto lontani, dove nella vita si cercava di realizzare mano mano le cose che avevano una priorità, una «scadenza», come appunto avere dei figli. E se il lavoro non era ancora soddisfacente e non si guadagnava abbastanza, si facevano comunque scelte di buon senso, ci si sacrificava per creare innanzitutto una famiglia, se la si voleva veramente.
Dal congelamento degli ovuli per non pregiudicare future maternità, in particolare in caso di patologie gravi (es. cure oncologiche), al social freezing, a quanto pare il passo è stato breve, tenuto conto che oramai è un tema ricorrente tra le giovani donne. Tuttavia, non è ancora facile accettare che la maternità differita possa rappresentare una «decisione di buon senso», presa a tavolino, per preservare future, quanto incerte, maternità. Alcuni interrogativi, anche questi di «buon senso» si pongono.
Cosa porta al social freezing? È semplicemente un modo per avere più tempo per realizzare le proprie aspirazioni o nasconde dell’altro? Come si possono aiutare i giovani desiderosi di mettere subito su famiglia? E, infine, vista la rilevanza del tema, cosa può fare il sistema Paese? Un conto è la libera decisione di procrastinare l’esperienza di diventare genitore, spesso perché si preferisce consolidare prima la carriera intrapresa, assumendosi il rischio che per il miracolo della vita sia poi troppo tardi, altro è, invece, essere «costretti» a sopportare costi e pratiche mediche (che magari non tutti possono permettersi) per non pregiudicare future genitorialità e provare a contrastare gli effetti del tempo che passa.



















































Qualche settimana fa, Carlo Cottarelli, riprendendo i dati Istat di recente pubblicazione, ha lanciato un grido d’allarme per il crollo delle nascite che si registra nel nostro Paese, in particolare nel 2025 che vede un ulteriore calo di circa il 7,9 rispetto all’anno scorso (Corriere della sera, 18 agosto 2025).
Il trend negativo va avanti da 16 anni, così come si riduce il numero medio di figli per donna. Nell’articolo si chiarisce che il tracollo delle nascite si registra nonostante le misure per la natalità assunte dai vari governi che si sono succeduti negli ultimi anni. E conclude auspicando una strategia di lungo periodo per realizzare non solo un programma di immigrazione regolare ma anche una strategia per contrastare la denatalità.
Il tema del congelamento degli ovuli e della necessità di tutelare future maternità credo che debba rientrare in queste riflessioni: oltre a finanziare con soldi pubblici il social freezing (strada che qualche Regione sta intraprendendo) è necessario anche comprendere fino in fondo le ragioni di questa scelta, per mettere a nudo i problemi che la stessa nasconde e fare in modo che alle donne, e alle giovani coppie in generale, non venga pregiudicato, per ragioni sociali, il diritto di essere madri e genitori.

15 settembre 2025