Dopo anni di polemiche, la Commissione europea torna a difendersi sul controverso tema dei contratti siglati con le case farmaceutiche durante la pandemia. In risposta a un’interrogazione parlamentare dell’eurodeputato Lefteris Nikolaou-Alavanos (NI), l’esecutivo comunitario ha ribadito il proprio impegno alla trasparenza (resta però irrisolto il caso Pfizergate) ma ha anche fatto chiaramente intendere che non intende assumersi responsabilità politiche o penali legate agli accordi stretti per la fornitura dei vaccini anti-Covid.

L’interrogazione dell’esponente dei Non Iscritti faceva esplicito riferimento alla sentenza della Corte di Giustizia dell’UE che ha censurato la Commissione per aver negato l’accesso ai messaggi privati tra Ursula von der Leyen e l’amministratore delegato di Pfizer, scambi cruciali nei negoziati per la fornitura dei vaccini. Tuttavia, secondo Nikolaou-Alavanos, la decisione della Corte non ha affrontato il vero nodo della questione, ovvero la mancata pubblicazione integrale dei contratti, con tutti i dettagli su quantità acquistate, condizioni economiche e clausole di responsabilità.

“Siamo impegnati a garantire il massimo livello possibile di trasparenza sui contratti firmati per conto degli Stati membri – si legge nella risposta della commissaria Hadja Lahbib -. Già nella fase iniziale della pandemia, molti di questi contratti sono stati pubblicati, nel rispetto del regolamento (CE) n. 1049/2001 e dei diritti commerciali delle controparti”.

Inoltre, ha sottolineato che la Commissione sta dando seguito alle decisioni del Tribunale dell’UE nei casi T-689/21 e T-761/21, relativi proprio all’accesso ai documenti sui contratti vaccinali.

Quanto alle richieste di attribuzione di responsabilità penali o politiche per la firma di contratti “predatori”, la Commissione ha adottato una linea di rigore istituzionale: “Le responsabilità penali competono alle autorità giudiziarie. Quelle politiche, agli organismi preposti al controllo democratico a livello europeo o nazionale”.

Un modo, questo, per ribadire la distinzione tra competenze amministrative e responsabilità politiche, mentre cresce il malcontento verso l’opacità percepita nei rapporti tra Bruxelles e le grandi multinazionali farmaceutiche. Un malcontento alimentato anche dal fatto che molti dettagli fondamentali dei contratti restano tuttora secretati, nonostante le promesse di trasparenza.