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Sconfinamenti di droni e di jet russi. L’Europa costretta a monitorare i suoi confini. La minaccia di una guerra globale che spaventa. Il generale Marcello Bellacicco, che ha maturato le sue esperienze particolarmente nei settori addestrativo e operativo partecipando come comandante a numerose missioni all’estero, in Africa, nei Balcani e in Afghanistan, analizza lo scenario attuale.


APPROFONDIMENTI

Generale, alla luce dello sconfinamento da parte di droni russi su Polonia e Romania, pensa che l’Italia sarebbe in grado di difendersi da una minaccia di questo tipo?

«Sull’evento relativo allo sconfinamento dei droni in Polonia e Romania sono ancora in corso accertamenti che, al di là degli aspetti puramente politici, fondamentali per le relative conseguenze, sono molto importanti sotto l’aspetto militare, perchè forniranno preziose indicazioni in merito all’efficacia della risposta che le forze dei due Paesi, integrate dagli assetti Nato, sono state in grado di fornire. Informazioni che saranno utili anche all’Italia, per lo sviluppo delle proprie risorse della Difesa. Con il conflitto russo-ucraino, la guerra di droni ha avuto un’evoluzione rapidissima, con le due parti impegnate a sviluppare assetti di attacco e di difesa che fossero in grado di assolvere efficacemente il loro compito, in un contesto di limitazione dei costi, soprattutto da parte di Kiev. E il teorema vincente che si è evidenziato è proprio quello di cercare di evitare di contrapporre, in termini di difesa, assetti sofisticati e molto costosi, come i missili della Difesa aerea attualmente in dotazione a gran parte delle Forze occidentali a droni di poche migliaia di dollari».

Di che sistemi anti drone è dotata l’Italia?

«L’Italia dispone di 3 differenti sistemi, che al momento le consentono una sufficiente difesa di aree del territorio nazionale e di Contingenti all’estero, ma deve assolutamente correre, per migliorare la propria capacità in termini sia tecnici che numerici. Nel 2021, lo Stato Maggiore della Difesa ha definito alcuni requisiti di indirizzo nello specifico settore, ma sicuramente dovrà occuparsi con continuità di tale aspetto, magari con un occhio attento alle evoluzioni delle capacità ucraine».

Trump ha dichiarato che siamo sull’orlo di una guerra mondiale? È una prospettiva realistica?

«La risposta che mi viene spontanea è speriamo si sbagli, ma trattandosi del Presidente degli Stati Uniti, una certa attenzione ad un’affermazione è doverosa. Direi che nella visione di Washington una prospettiva del genere ha sicuramente più significato rispetto ad una visione prettamente italiana, purché definita in un’ottica di assoluto interesse nazionale. Gli Usa sono attualmente la potenza egemonica nel mondo e basano qualsiasi loro azione in funzione di tale consapevolezza, per cui il loro intendimento sarebbe quello di mantenere questa posizione dominante. Purtroppo per loro però, il futuro, non tanto nel breve, quanto nel medio e lungo termine propone uno scenario globale che vede la progressiva affermazione di vecchi e nuovi protagonisti che non sembrano accettare più questa preminenza americana. Mi riferisco ovviamente a Cina e Russia, con la prima che sta assumendo sempre più il ruolo di capofila tra i due, perché Mosca in questo momento dipende molto da Pechino e trova nel suo potenziale nucleare, unico in grado di contrapporsi a quello statunitense, il jolly con cui porsi pariteticamente con i Cinesi. Ma in questo contesto, non bisogna tralasciare l’India, che ha sinora voluto mantenere una posizione di equilibro tra Occidente e Oriente, ma che il recentissimo “maltrattamento” subito da Trump con i dazi, potrebbe spingere pericolosamente (per noi) nell’abbraccio sino-russo, nonostante le dipoute territoriali che ha ancora con Pechino. Un campanello d’allarme in questo senso è indubbiamente costituito dalla presenza di una folta delegazione indiana all’esercitazione di questi giorni in Bielorussia, che tanta attenzione ha suscitato nella Nato. Senza volersi prolungare in altre considerazioni, credo che un panorama del genere possa già essere decisamente preoccupante per Trump, tanto da indurlo addirittura a sospendere le forniture di armi a Taiwan, solo per poter avere un incontro con Xi Jinping. E la sua affermazione sulla possibilità di una terza guerra mondiale potrebbe rientrare in una strategia comunicativa di dissuasione perchè, in fondo, son convinto che un flagello del genere non lo voglia nessuno».

Come potrebbe profilarsi e delinearsi un conflitto globale?

«È difficile dire come potrebbe configurarsi un conflitto mondiale, proprio per quello che ho appena detto, perchè una guerra del genere non riuscirebbe a porsi criteri di contenimento dell’impiego della forza disponibile, per cui le possibilità che possa divenire totale sono altissime. E voglio ancora pensare che tutti i contendenti sono consapevoli che l’uso dell’arma nucleare non avrebbe limiti di distruzione. Certo é che, probabilmente mai come in questo momento storico, c’è un generalizzato bisogno di una leadership politica preparata, cosciente ed equilibrata. E questa é, sinceramente, la mia preoccupazione più grande».

Il Ministro Crosetto ha ribadito che non siamo pronti per affrontare un eventuale attacco russo o da parte di altro Paese. È così? Quali le nostre lacune?

«Se un Ministro della Difesa come Crosetto, che frequenta il mondo della Difesa da molti anni, fa un’affermazione del genere ha indubbiamente i suoi motivi. Posso dire che le nostre Forze Armate, al pari delle altre, negli ultimi decenni si sono strutturate ed evolute sulla base del contesto geo-strategico in cui erano chiamate ad operare. Pertanto, in relazione ai compiti che doveva assolvere, soprattutto nelle cosiddette operazioni di pace, anche se difficili e dure come Iraq e Afghanistan e al suo impiego nella sicurezza interna, lo strumento militare si è ridotto nel numero e alleggerite nell’organizzazione. Certo è che ad alcune componenti, propriamente più dedicate allo scenario di guerra, come ad esempio quella corazzata o della Difesa aerea, è stata dedicata un’attenzione di secondo piano, ritenendo che non fossero prioritarie. Adesso è tutta un’altra storia e bisogna rincorrere, ma sono fiducioso perchè il tasso di professionalità del personale militare italiano è tra i più elevati al mondo».


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