Erika Morri, ex azzurra di rugby e Founder Sport Land of freedom, agli Stadi Generali dello Sport di Perugia ha presentato un progetto molto innovativo e originale, ideato da lei e chiamato ’Rugby e metaverso’: un viaggio nelle emozioni, il primo torneo al mondo di rugby a tecniche miste, metà giocato in reale e metà nel metaverso.

Un viaggio parallelo per comprendere l’importanza della qualità nelle relazioni e provare la diversità di emozioni tra corpo reale e virtuale. E anche in questa occasione il rugby si dimostra una disciplina sportiva capace di superare i confini della realtà. Come il terzo tempo porta i giocatori a un importante momento di condivisione fuori dal campo, così il metaverso ha portato 250 quattordicenni bolognesi di istituti superiori con indirizzi diversificati al di là dallo schermo, calandoli nella realtà del campo.

“Attraverso questa esperienza mista i ragazzi e le ragazze hanno imparato che il metaverso coi propri avatar si muove grazie al moto del nostro corpo, se si resta immobili il nostro avatar non si muove – spiega Morri – abbiamo voluto far recepire a chi è in uno dei momenti più delicati della crescita, il momento in cui ci si rimette in gioco in una nuova scuola quali sensazioni ed emozioni differenti si provano giocando lo stesso sport in modo reale all’aperto e con dei visori da soli al chiuso.

La realtà tecnologica sempre più rapidamente porta a cambiamenti nella socializzazione quotidiana, specialmente nei più giovani, ma questa nuova dimensione va accolta e gestita, perché spesso i più giovani si sentono protetti e più accettati nel mondo virtuale piuttosto che in quello reale. Quando hai un visore e muovi il tuo avatar in campo non vedi cosa fanno gli altri, fai la tua partita e non ti senti giudicato e per molti questa sensazione è confortevole. Il percorso ha voluto creare autostima negli adolescenti; la paura del confronto, l’energia del sentirsi insieme e lo scoprire che si è meglio di quanto si pensasse sono solo alcune delle peculiarità di un mondo giovanile che grazie allo sport ha avuto uno spunto per fare emergere le emozioni”.

Il Progetto ha avuto un grande supporto istituzionale, a partire dal Patrocinio della Comunità Europea, della Regione Emilia-Romagna con il cluster Innovation ER; il Comune di Bologna è stato parte attiva in ogni fase, oltre alla collaborazione della Fondazione Olitec che si è occupata della parte relativa al metaverso.

Ha partecipato al progetto il dipartimento CEMET di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna (dipartimento che studia come le nuove tecnologie impattino sulla didattica), che coi professori Elena Pacetti e Alessandro Soriani ha raccolto mille questionari dai quali è emerso nel corso del convegno conclusivo, svoltosi nella sala Borsa di Bologna, che l’esperienza di confronto tra rugby reale e rugby nel metaverso ha messo in luce due modalità di apprendimento profondamente diverse, ma complementari: lo sport reale valorizza il corpo, la relazione e la fatica come strumenti di crescita, l’ambiente virtuale apre a nuove possibilità di inclusione, riflessione e accessibilità, pur richiedendo una maggiore cura progettuale.

Dal punto di vista educativo, l’integrazione tra reale e virtuale può rappresentare una risorsa preziosa perché il il corpo e lo sport sono uno strumento di lettura del mondo.