Era tornato dietro le sbarre qualche mese fa, dopo l’ennesima denuncia dei genitori, stanchi delle continue violenze di quel figlio segnato dal dramma della tossicodipendenza. Ma dal carcere di Fuorni, Domenico Petrozzi, 57 anni, originario di Nocera Inferiore – un passato da maestro elementare ottenuto con una falsa dichiarazione nonostante la fedina penale macchiata – non è più uscito vivo.

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Un malore lo ha stroncato ieri mattina. Quando i compagni di cella hanno dato l’allarme era già troppo tardi: nonostante l’immediato intervento di due mezzi di soccorso dei sanitari del Vopi, il personale medico non ha potuto fare altro che constatarne il decesso. È l’ennesima morte dietro le sbarre di un istituto sempre più al centro delle cronache per episodi critici e che, proprio ieri, ha visto anche il tentativo di suicidio di un altro detenuto, salvato in extremis dalla polizia penitenziaria dopo essersi stretto un lenzuolo al collo.

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La tragedia si è consumata intorno alle 10, all’interno della sezione destinata ai tossicodipendenti dove il 57enne, sottoposto a terapia metadonica, era detenuto. La Procura, come atto dovuto, ha immediatamente aperto un fascicolo ed è stato predisposto l’esame autoptico per far luce sulle cause della morte dell’uomo, che proprio giovedì, assistito dal suo legale, l’avvocato Maria Vitolo, si era presentato davanti al giudice per l’udienza nell’ambito del processo che lo vede imputato per maltrattamenti. Al vaglio degli inquirenti c’è la cartella clinica del 57enne; l’autopsia, con i successivi esami istologici e tossicologici, potrà chiarire le circostanze del decesso, avvenuto a seguito di un arresto cardiaco. Gravato da diversi precedenti Petrozzi anni fa fu denunciato a Padova perché per ottenere un posto da insegnante aveva dichiarato il falso sottoscrivendo un’autocertificazione in cui diceva di non avere precedenti penali. Ma il dirigente scolastico delle elementari incrociò i dati della dichiarazione sostitutiva con quelli del casellario giudiziale, e si accorse che Petrozzi di precedenti penali ne aveva diversi.

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La sua morte riporta sotto i riflettori le gravi emergenze che affliggono il penitenziario di via Del Tonnazzo, dalle difficili condizioni di vita dei detenuti – con un sovraffollamento che supera i 500 ospiti a fronte di una capienza di 380 – alla qualità dell’assistenza sanitaria. A ciò si aggiungono la cronica carenza di personale di polizia penitenziaria, costretto a turni massacranti con arretrati e straordinari non retribuiti e i gravi problemi di sicurezza legati all’ingresso clandestino di telefoni cellulari, nonostante i sequestri continui. Non mancano episodi drammatici: solo lo scorso anno si è verificato un omicidio in seguito a una colluttazione tra detenuti, oltre a tentativi di suicidio e ad aggressioni sia al personale sia ai reclusi.

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Durissima la denuncia del Garante dei detenuti, Samuele Ciambriello: «Si continua a morire di carcere e in carcere. In Italia, dall’inizio dell’anno sono 61 i detenuti morti per suicidio, 70 per cause naturali e 38 per cause ancora da accertare. In Campania, 11 decessi sono inspiegati. Passano settimane, mesi, e non si ha né giustizia né verità: ci sono le carenze del sistema, la mancanza di figure socio-assistenziali, problemi legati alla tossicodipendenza e alla salute mentale. La politica deve avere il coraggio di intervenire: mi aspetto qualche gesto importante anche da parte del presidente della Repubblica».