Una cosa è certa: Andrea Dovizioso inquadra il Mondiale di MotoGp dall’angolazione giusta. Punto di vista privilegiato, il suo, e proprio per questo realistico, sensibile e senza filtri. Proprio come il Dovi si racconta e si è fatto raccontare dal regista, Luca Curto, nella docu-serie in onda su Sky e Now, anche on demand. Dieci puntate, dieci episodi per rileggere la vita, i successi, i progetti del campione: “Dovi-La serie” è una produzione Digital Lighthouse.

Dovizioso, prima di buttarsi su Marquez e Bagnaia: più facile fare bene davanti a un ciak o andare e correre in pista? “Ma no (ride di cuore, ndr). Non sono mai stato e non sono un attore. Non sono a mio agio in questo… ruolo. La differenza l’ha fatta chi mi era vicino. Chi mi aiutato a raccontare le mie cose, la mia vita, come il regista, Luca. Di sicuro, mi hanno aiutato ad essere me stesso a vivere con passione questa esperienza che mi ha coinvolto molto”.

Rivediamo la sua carriera, l’album delle sue foto, quelle belle e quelle meno entusiasmanti. Honda, Yamaha, Ducati, sono state la sua casa. Marquez il suo vero avversario: e Marc è ancora lì a dettare legge. “È un pilota eccezionale. Devastante. Sì, nella mia carriera ho incrociato e vissuto rivalità con tanti numeri uno. Pedrosa e Lorenzo. Stoner e Valentino, anche se con Rossi non ho mai lottato direttamente per il titolo. Poi… poi è arrivato Marquez. Era giovanissimo quando ha iniziato a far vedere chi era… Con lui ho avuto duelli micidiali”.

Quale il più bello da conservare gelosamente? “Il sorpasso all’ultimo giro nel Gp dell’Austria del 2019. Lui aveva sbagliato le gomme, io gli arrivai addosso con una prepotenza incredibile e a quella curva c’era solo un buco dove avrei potuto passarlo. Mi ci buttai con il rischio di finire fuori pista e di beccare la penalizzazione. Fui perfetto, ero a due centimetri dal bordo della pista… Fu una goduria incredibile”.

Quello era il ‘suo’ Marquez: e oggi sempre Marc sembra aver mandato in tilt le ambizioni e le qualità di Bagnaia: che si fa in questi casi? “Pecco è un pilota molto forte. Ha vinto in Moto2, poi è salito in MotoGp e vinto due Mondiali di fila, sfiorando il terzo. Tutto bello e tutto assolutamente vero. Poi… il problema è che l’arrivo di Marquez, in qualche modo, è come andato a smontargli tutte le convinzioni che si era messo dentro con le ottime cose fatte sulla sua Ducati. Pecco ora deve crearsi una situazione mentale per uscire da questo pensiero e tornare al rendere al 100 per cento. Bagnaia ha ancora un anno di contratto e quindi ha disposizione tutto il tempo per riuscire a tornare quello che è”.

A lei è mai capitato di vivere una situazione del genere? “In Honda, a un certo punto avevo pensato anche di smettere. Ma poi ho ritrovato i pensieri e gli stimoli giusti e sono tornato ad essere quello che ero sicuro di essere”.

Nonostante i dubbi sul… cavallo nero e quello bianco di cui parla nella serie? “Io sono un tipo tanto razionale. E nella mia vita, nella mia carriera, il cavallo bianco ha sempre avuto la meglio. Certo, quante volte mi sono detto: cavolo, se fossi stato meno razionale e più istintivo, chissà cos’altro avrei potuto fare di più. L’ho pensato, è vero, ma un attimo dopo aggiungevo: certo, ma il cavallo nero è pericoloso…”.

E la sfida di adesso, quella dello 04 Park Monte Coralli, una sorta di università del cross, quanto la emoziona? “È un sogno che sto realizzando. Che ho realizzato, anche se vi assicuro che non è facile. Come non è facile è fare il consulente-collaudatore di Yamaha. Il nostro lavoro in pista viaggia a mille, Quartararo sta anche portando a casa buoni risultati, ma il fatto che stiamo andando (nel 2027 ndr) verso una trasformazione radicale della MotoGp non ci permette di lavorare con il passo e gli obiettivi che vorremmo”.