Dal giardino, vista sulla cupola della chiesa del Santissimo Redentore, progettata da Andrea Palladio nel 1576.
Foto Marco Valmarana
Uno degli ingressi, attraverso le mura interne del convento del Redentore, all’Hortus Conclusus.
Foto Marco ValmaranaLe fasi del restauro
Il punto di partenza del restauro è stato filologico (2.500 piante – cipressi, ulivi ed erbe officinali). Prima di affidare il progetto a Paolo Pejrone, già autore del restauro dei Giardini Reali, le ricerche d’archivio hanno portato alla luce un indice delle piante officinali presenti un tempo nel convento e una mappa del 1696 di Giovanni Merlo che testimoniava l’esistenza di un pergolato a forma di croce, reinterpretato con 350 metri di travi in castagno, ricoperte di rose, glicini, bignonie e viti. Perché, come un tempo, anche oggi il giardino ha un’anima produttiva: orti, alberi da frutto, ulivi e un apiario a favo naturale vengono utilizzati nel piccolo caffè interno, secondo le antiche ricette. Ciò che avanza alle necessità del convento viene donato a partner come l’hotel Gritti, che ha ideato piatti ad hoc raccontati nel suo menù.
Una delle panchine dove fermarsi a meditare sotto i 350 metri di pergole a doppia croce nel giardino.
Foto Marco Valmarana
Un fiore di carciofo, una delle specie botaniche autoctone dell’orto.
Foto Marco ValmaranaUn ecosistema delicato e complesso
«Il restauro ha coinvolto anche gli edifici annessi: le antiche officine dei frati, oggi sede di mostre tematiche, e le cappelle di meditazione, spazi sacri di silenzio, e la “sacca est”, un giardino ottocentesco affacciato sulla laguna, il punto perfetto per osservare il tramonto», racconta Re Rebaudengo. Un ecosistema delicato e complesso in cui l’attenzione alla sostenibilità diventa responsabilità: nei confronti della comunità monastica, dei cittadini, dei visitatori e di Venezia. In un tempo in cui tutto corre, questo giardino ci ricorda che fermarsi è possibile. E che in questo fermarci possiamo ritrovare qualcosa di essenziale: una pace non solo proclamata, ma vissuta.