Era il 10 agosto del 1812 quando con la promulgazione del nuovo statuto costituzionale della Sicilia si sancì la fine del sistema feudale. In quei giorni, a Cammarata, sparì misteriosamente la statua in marmo che per secoli aveva rappresentato il simbolo del paese: una donna che allatta i serpenti e respinge due bambini con i piedi, collocata sulla fontana davanti alla chiesa di San Sebastiano.

Oggi, dopo oltre due secoli, quel simbolo è tornato al centro della vita cittadina. Grazie al progetto di rigenerazione urbana promosso dall’amministrazione guidata dal sindaco Giuseppe Mangiapane, l’area è stata rinnovata con pavimentazione in pietra calcarea, fioriere e panchine, e la scultura bronzea della donna che allatta i serpenti è stata ricollocata nel luogo originario. L’opera, realizzata nel 2005 dallo scultore Franco Reina su commissione comunale, era rimasta fino a pochi mesi fa custodita a Palazzo Trajna.

La rimozione della statua originaria all’inizio dell’Ottocento resta avvolta nel mistero: c’è chi ipotizza motivi legati alla fine del feudalesimo, chi esigenze urbanistiche o ancora pressioni del clero locale che vedeva in quel gesto rituale delle donne un’usanza pagana e superstiziosa. La simbologia della figura femminile che allatta i serpenti, documentata già dal Cinquecento anche in raffigurazioni pittoriche e in un quadro del 1662 conservato nella chiesa Madre, richiama forza, fertilità, rinascita e protezione.

Con la nuova collocazione, il Comune ha inteso restituire ai cittadini un emblema identitario, arricchito dal motto “In ceterum dantes nihil inde sperantes” (donando agli altri senza nulla sperare), a testimonianza del carattere della comunità cammaratese.

La presentazione ufficiale del restyling, con la partecipazione delle autorità civili, militari e religiose, si terrà venerdì 19 settembre alle ore 21.

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