di
Massimo Gaggi
Investe nel software e nei negozi fisici degli occhiali smart. Strappa talenti ai concorrenti offrendo mega stipendi. Punta al primato con i Meta Superintelligence Labs
Mark Zuckerberg ha sempre pensato in grande. Prima con Facebook. Poi acquisendo i possibili competitor, allargando i confini del business delle reti sociali, diventando quasi monopolista con l’integrazione di Instagram e WhatsApp nel suo sistema. Per non parlare della scommessa del Metaverso nel quale ha bruciato decine di miliardi prima di accantonare l’impresa per mettersi a inseguire Sam Altman e gli altri furetti dell’intelligenza artificiale generativa. Ora anche in quest’area sta pensando in grande puntando al primato coi neonati Meta Superintelligence Labs per i quali sta ricorrendo alle sue tecniche abituali, sia pure rivedute e corrette.
Le acquisizioni
Da un lato acquisizioni: soprattutto quella di Scale AI per il 49% della quale ha pagato 14,3 miliardi di dollari. Non una partecipazione di controllo per non incorrere negli strali dell’Antitrust (è attesa per l’autunno la sentenza della causa intentata dalla Federal Trade Commission che ha accusato Meta-Facebook di comportamenti monopolistici per l’acquisizione di Instagram e Whatsapp). Ma la conquista di questa società leader nello sviluppo degli strumenti essenziali per costruire modelli di AI (raccolta, pulizia ed etichettatura dei dati raccolti su vasta scala da centomila collaboratori, attenti ad alimentare il sistema con informazioni di alta qualità), se non emerge dalle cifre di bilancio, è abbastanza evidente nei fatti: l’amministratore delegato di ScaleAI è diventato il capo dei Meta Labs: lanciato alla caccia della superintelligenza più potente di quella umana insieme a Nat Friedman, (ex capo di GitHub). Due manager che conoscono tutto del mondo dell’AI, ma non sono veri ricercatori. Per quello Zuckerberg ha lanciato una campagna acquisti senza precedenti nel già dorato mondo degli ingegneri della Silicon Valley.
E così alcuni dei migliori talenti di OpenAI e degli altri operatori in questo campo, da Anthropic a Perplexity, alla stessa Apple, si sono visti offrire pacchetti retributivi da 100 milioni di dollari l’anno per entrare nel team di Meta: il doppio delle stelle più pagate dell’NBA (basket). E molti di loro hanno accettato.
I negozi e la quota in Essilor Luxottica
Parallelamente lo scatenato Zuckerberg accelera nel progetto di affiancare all’attività software del gruppo una linea di prodotti fisici, dagli smart glasses sviluppati con Essilor Luxottica ai visori VSQuest, da distribuire in una sua rete di negozi tipo Apple Store.
Strategia portata avanti con investimenti — i 3,5 miliardi di dollari appena investiti per acquistare il 3% di EssilorLuxottica, con l’obiettivo di arrivare fino al 5% — e anche attaccando Apple. Il gruppo di Cupertino, inviso al fondatore di Meta da quando ha inserito nei suoi iPhone protezioni dei dati personali, fin lì «succhiati» senza filtri dalle reti sociali di Zuckerberg per alimentare le loro piattaforme pubblicitarie, viene ora accusato di non aver inventato più niente dai tempi di Steve Jobs.
Non è vero. Ma è vero che, a differenza di OpenAi, Microsoft, Google e Meta, Apple non è all’avanguardia nella ricerca dell’AI. Tanto che, sommo sfregio, nella sua campagna acquisti, Zuckerberg ha preso anche Ruoming Pang, capo dei modelli di AI di Apple.
Le porte chiuse
Nella sua foga di conquista, il fondatore di Facebook ha trovato anche porte chiuse: Perplexity ha rifiutato di farsi assorbire da Meta e anche la preda forse più ambita, Ilya Sutskever (l’ex ingegnere capo di OpenAI, padre di ChatGTP che, uscito dal gruppo di Sam Altman, ha fondato Safe Superintelligence) si è sottratta alla cattura. Zuckerberg si è vendicato portandogli via due dei principali collaboratori: il cofondatore Daniel Gross e Trapit Bansal, insieme a vari ingegneri di punta di OpenAI come Shuchao Bi, Hongyu Ren, Huiwen Chang (impressionante l’assoluta prevalenza di cinesi e indiani, più qualche russo, tra i geni dell’AI).
La scommessa
Zuckerberg scatenato, dunque. Ma non necessariamente destinato al successo. Ha deciso la campagna di acquisizioni di cervelli e imprese a giugno dopo la delusione del lancio, ad aprile, di Llama 4, l’ultima versione del modello di AI di Meta. Alla prova dei fatti questo modello open source si è rivelato inferiore alle attese: la scommessa era che il mercato avrebbe aiutato a recuperare il ritardo accumulato con il focus tutto sul Metaverso.
Non è andata così: ChatGPT di OpenAI, Gemini di Google, Claude di Anthropic e perfino Grok di Elon Musk, tutti modelli «chiusi», si sono rivelati più efficaci e di maggior successo sul mercato.
Secondo voci interne all’azienda, Zuckerberg avrebbe ricevuto rapporti troppo ottimisti dai suoi computer scientist. Fatto sta che dopo l’uscita di scena, a maggio, del capo della ricerca AI di Meta, Joelle Pineau, il fondatore è partito, a modo suo, alla controffensiva.
Non è detto che aver messo insieme una squadra con una cinquantina dei migliori geni mondiali dell’AI basti a sviluppare una tecnologia migliore di quella di concorrenti. I rischi di implosione in questi team sono sempre presenti (vedi l’ammutinamento di due anni fa contro Sam Altman in OpenAI e gli stessi dissidi nel team AI di Meta), ma Zuckerberg sta giocando il tutto per tutto.
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27 luglio 2025
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