di
Enrico Schiavina
Il colpo dell’estate bianconera: «Sto bene, la condizione fisica è già buona e sto lavorando forte con gli altri. Vediamo cosa succede».
Il bomber è di poche parole, anzi pochissime. «Sono qui solo per aiutare la squadra» dice Carsen Edwards. Il grande acquisto del mercato virtussino, presentato ieri all’Arcoveggio, tiene blindata nel suo impressionante metro e ottanta di muscoli ogni più piccola emozione.
Facendo pure finta di non sapere di essere il giocatore più importante, o quantomeno l’acquisto più prestigioso, della nuova Virtus. «Se lo dite voi, speriamo sia così. Sono qui per giocare, l’obiettivo è fare quel che serve alla squadra, restare in salute, e vediamo cosa ne vien fuori». Se Alen Smailagic giorni fa si è sbilanciato parlando di final four di Eurolega, Edwards non si sbilancia mai su niente.
«Se lui lo pensa va bene. No, non è una follia, tutti vogliono andare alla final four di Eurolega. Ma io penso sempre e solo a una partita alla volta».
Avrà il numero 3, che è appena stato liberato dall’ex capitano Marco Belinelli, e che ha quasi sempre indossato lungo il corso della carriera già a partire dal liceo e poi al college. Uniche eccezioni le brevi parentesi Nba, Boston e Detroit, e l’anno del Fenerbahçe (ce l’aveva Scott Wilbekin, lui prese il 4).
Una maschera di serietà, come nel video di lancio della nuova divisa griffata Olidata, sponsor per la Lba, in cui c’è lui che severissimo sfida gli under bianconeri Accorsi e Baiocchi al campetto, quello della chiesa di San Paolo del Ravone. In testa ha ancora la corona di top-scorer della scorsa Eurolega e l’obiettivo personale di solito in questi casi è tenersela per un altro anno. «No, farò il massimo che posso, ma adesso non ci penso» rimanda al mittente.
Nella storia sono pochissimi i giocatori capaci di confermarsi capocannoniere del torneo continentale due anni in fila, l’ultimo Mike James, nelle stagioni 20-21 e 21-22. «Ah, Mike James — per la prima volta alza un sopracciglio, ma solo per un attimo — beh capisco, ma anche se suonerà ripetitivo, non importa, penso solo a quel che posso dare alla squadra».
Ripetitivo di fatto lo è, il che trattandosi di un tiratore dovrebbe essere un pregio. «Sto bene, la condizione fisica è già buona — sottolinea dopo essersi messo alle spalle gli acciacchi alla schiena — sto lavorando forte con gli altri. Vediamo cosa succede».
Dalla prima punta dell’attacco e grande colpo dell’estate all’ultimo della rotazione, la Virtus ieri ha presentato anche Abramo Canka. «Siamo in sedici o forse diciassette nel roster, quello che posso fare io è metterci energia in ogni allenamento, ogni minuto, ogni secondo di partita che dovesse toccarmi. Senza nessuna aspettativa».
Genovese (e tifoso sampdoriano) classe 2002, ma in giro da diversi anni tra Russia e Lituania, e in precedenza due anni in America in due college diversi, davvero difficile quantificare quanto possa valere oggi Canka per la Virtus. «All’estero ho fatto belle esperienze, ho conosciuto culture diverse, ho imparato tanto. Ma se ti chiama la Virtus, corri: è un treno che passa una volta sola. Sono stracarico».
Ala piccola in un ruolo strapieno di interpreti di talento, vedere il campo per lui non sarà facile. «Ma va bene lo stesso, siamo una squadra di esperienza ma allo stesso tempo abbastanza giovane. Ci sono giocatori di enorme prestigio, con cui è un onore confrontarsi. Ad esempio Daniel Hackett: da ragazzino del minibasket, durante un torneo a Siena, gli chiesi di fare una foto e un autografo, gliel’ho ricordato, lui era già importante allora… E per me resta un modello».
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20 settembre 2025
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