Antonio Saccinto spiega l’allenamento di otto settimane di Accorsi che ha stupito tutti
Eu.Spa.
27 luglio – 17:05 – MILANO
Alle 5 del mattino, quando Milano dorme ancora, Stefano Accorsi e il suo personal trainer Antonio Saccinto iniziano la loro routine quotidiana alla Plus One di via Friuli 8, in zona Porta Romana. Un rituale che dura da dieci anni e che ha prodotto quel fisico scolpito che ha fatto il giro dei social. Ma dietro gli addominali c’è molto di più. C’è una filosofia di vita, un percorso di crescita e un’amicizia che ha trasformato l’allenamento in qualcosa che va oltre l’estetica, come racconta a Gazzetta Saccinto, personal trainer tra i più noti di Milano, con 30 anni di esperienza.
Come è nata la collaborazione con Stefano Accorsi?
“Nasce nel 2015, sono dieci anni che ci alleniamo insieme. Costruiamo protocolli in base ai ruoli che Stefano riceve nei vari film, plasmando il corpo per il tipo di personaggio che dovrà interpretare. In questo caso, per il film di Muccino, c’erano situazioni in cui doveva apparire particolarmente in forma. Era importante che arrivasse preparato. Per questo abbiamo pensato a un allenamento sostenibile basato su tre pilastri: forza, mobilità e circuiti a corpo libero, più la parte cardiovascolare. Tutti questi elementi hanno fatto sì che massa magra e grasso si riequilibrassero. Però ci tengo a sottolinearlo: la base è l’alimentazione, il 70% parte da lì. Accorsi è molto scrupoloso a riguardo”.
Che tipo di atleta è Accorsi?
“Lui è sempre stato in forma. Solleva 140 chili di panca piana, per intenderci. È molto forte. E dal 2015 si allena tutti i giorni, anche quando è in vacanza. Utilizziamo un orario che ci piace tantissimo, soprattutto d’inverno: sveglia alle 5, “coffee time” – lo chiamiamo così perché prima di allenarci ci prendiamo 10-15 minuti di caffè dove chiacchieriamo, guardiamo la Gazzetta, commentiamo le notizie. Poi iniziamo“.
Qual è la routine base?
“Quando siamo di fretta, una routine che va su 100 push up tutti i giorni, 100 squat e circa 5 minuti di plank. Da lì, si parte con i pesi, con un carico massimale intorno al 75% dell’1RM – una ripetizione massimale. Ogni 3-4 mesi gli faccio una valutazione e capiamo insieme quali sono i punti deboli in funzione del personaggio. In questo caso era importante che la parte superiore del corpo fosse sottolineata e marcata. Abbiamo lavorato tanto”.
Con molti addominali, a quanto si vede dalle foto…
“In realtà no: perché l’addome si costruisce facendo con esercizi multiarticolari come squat, trazioni, thruster. L’addome deve avere stabilità”.
Come si è svolto l’allenamento di 8 settimane che ha contribuito alla trasformazione di Accorsi?
“Siamo partiti dal 7 gennaio dopo la Befana e abbiamo monitorato queste 8 settimane settimana per settimana. Io mi stavo preparando per la Maratona del deserto che ho fatto ad aprile – la Marathon des Sables – e lui si preparava per il film. Eravamo entrambi in “crisi” e alle 5 del mattino ci siamo sempre supportati perché quando sei a dieta alzarsi da solo alle 5 ed allenarsi cambia tutto”.
Ma un risultato così è alla portata di tutti o serve la genetica di Accorsi?
“Tutti lo possono fare. Certo, un ragazzo di 30 anni ha un metabolismo diverso, quindi anche se mangia schifezze in qualche modo, allenandosi e mangiando bene, potrà avere un fisico decente. Dopo i 50 però sei più maturo, più rigoroso. Non vuol dire vivere una vita coercitiva: questo approccio fa sì che tu faccia quanto basta, poco, l’essenziale, ma quanto basta. Certo, se tutte le sere bevi alcolici non avrai mai un fisico così. Ma la domanda è: quanti cinquantenni hanno voglia di allenarsi come Stefano Accorsi? Non tanti. Ma tutti volendo potrebbero. E anche oltre: con Accorsi spesso ci chiediamo come saremo a 70 anni allenati. Non si tratta di avere addominali scolpiti perché si rischierebbe di essere ridicoli, ma un corpo armonioso per un settantenne sarebbe il massimo. L’obiettivo dev’essere la longevità sana”.
Tre esercizi che consiglierebbe per chi si allena e ha superato i 50?
“Sicuramente una routine di mobilità articolare: è la base, senza mobilità articolare tutto il resto – forza, potenza, resistenza – non funziona. Gli esercizi che suggerisco sono multiarticolari che richiedono coinvolgimento neurale e ciò è molto dispendioso per il corpo: ci sono quasi sempre squat, stacco da terra, trazioni alla sbarra e push up”.
Il risultato, nel caso di Accorsi, è notevole.
“In realtà lui ha perso peso e quando uno perde peso sembra paradossalmente molto più muscoloso. Infatti era preoccupato. Ma gli ho fatto notare che sembrava 300 volte più “grosso” rispetto a prima”.
Qualche integratore lo ha aiutato?
“Vitamine, aminoacidi e creatina. Su quest’ultima, ci sono molti studi che spiegano quanto sia importante non solo per l’ipertrofia e il tono muscolare, ma anche per l’energia”.
E l’allenamento cardiovascolare?
“Non tutti i giorni, alternavamo. Più che altro gli imponevo almeno 15.000 passi al giorno.
Qual è stata la chiave per mantenere questa costanza? 5 giorni su 7 all’alba sono una bella sfida.
“Credo l’amicizia: delle mattine né io né lui avevamo voglia, ma il fatto che ci fosse qualcuno ad aspettarci per allenarci ha spazzato via la pigrizia. Consiglio a tutti di trovarsi un compagno. Anche Accorsi lo sostiene sempre: trovatevi un compagno di gioco, perché quando sarete in crisi, solo per rispetto per l’appuntamento che avete dato al vostro amico vi troverete un supporto in più”.
A proposito di stanchezza: l’età fa la sua parte…
“Eh sì. personalmente alle 21:30 barcollo, e quando mia figlia mi chiede di giocare al solletico è come fare una maratona. Però l’allenamento aiuta ad avere energia, non vivere sul divano. Rischiamo di essere una società di inabili se stiamo sempre seduti. Noi nasciamo come atleti, la natura ci ha dato componenti atletiche – camminare, saltare, muoversi. Negli ultimi 40-50 anni l’abbiamo inibita. Il movimento rimane l’unica medicina naturale”.
Lei segue anche Miriam Leone. Altri clienti celebri?
“Non sarebbe giusto fare i nomi, per rispetto ai miei clienti che famosi non sono. E che invece mi insegnano cose nuove ogni giorno. Penso ad Annamaria Arpinati, una signora che ha più di 80 anni e con cui lavoro da 30 anni: per me è come una seconda madre. Mi ha sempre sostenuto”.
Il suo background sportivo?
“Ho fatto per tanti anni lotta greco-romana e sono stato insegnante di kettlebell. La gestualità della lotta sono due avversari che si abbracciano e devono prevaricare l’uno sull’altro. Il concetto è avanzare e non indietreggiare. Se uno cade, l’arbitro ti ammonisce come per dire: rialzati veloce e vai. La caduta fa parte del viaggio. Se indietreggi, l’arbitro ti ammonisce per passività, come se ti fossi rifiutato di lottare – che è anche un messaggio di vita. Ti sei rifiutato di vivere”.
La sua filosofia di vita?
“Credo molto nella componente mentale. Il mio motto è “the mind is primary”: la mente viene prima di tutto, alimentata dallo spirito che ci supporta e ci tiene connessi nel mondo. Non voglio persone che vengano da me per gli addominali. Gli addominali sono la punta dell’iceberg di un percorso. Sono eclatanti, quelli di Accorsi, ma ci sono tante altre cose non tangibili. L’addome colpisce e dà un senso estetico, ma ci sono altri valori. Oltre gli addominali c’è il valore dello stare bene, sentirsi bene, camminare, interagire con gli altri. Se fai attività fisica sei una persona migliore: questa è l’unica garanzia che posso dare alle persone che scelgono di allenarsi con me”.
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