La Vuelta 2025 ha segnato un passaggio importante per Giovanni Aleotti, emiliano classe 1999, in forza alla Red Bull-Bora-hansgrohe, lo squadrone… sempre più squadrone. Reduce dal suo secondo Grande Giro stagionale, Aleotti si è ritrovato al servizio di due capitani: l’australiano Jai Hindley, leader designato per la classifica generale, e il giovane talento italiano Giulio Pellizzari, protagonista con una vittoria di tappa e una top 10 finale, sesto per la precisione.

In Spagna, Aleotti ha affinato il suo ruolo di gregario affidabile, ma non solo. Si è mostrato sì corridore di fatica capace di sacrificarsi per il bene del gruppo, ma quando ha avuto carta bianca si è gettato in fuga senza timori. Certo, lo sguardo al futuro invoca leader ancora più grandi, a cominciare Primoz Roglic e presto Remco Evenepoel.

Nella crono di Valladolid, Aleotti si è impegnato ma non del tutto. Ha risparmiato energie in vista delle frazioni finali

Nella crono di Valladolid, Aleotti si è impegnato ma non del tutto. Ha risparmiato energie in vista delle frazioni finali

Le impressioni dalla Vuelta

Giovanni è in pieno recupero post Vuelta. «Ho passato gli ultimi giorni cercando di recuperare il più possibile – racconta Aleotti – La Vuelta è sempre tosta, si arriva alla fine tutti un po’ stanchi. Quest’anno poi era per molti il secondo Grande Giro, ed essendo a fine stagione in gruppo si percepiva tanta fatica generale».

Personalmente ho avuto alti e bassi. Sono arrivato bene, dall’italiano in poi sono stato in altura con la squadra ed ero dove volevo essere. A San Sebastián ho avuto buone sensazioni, alla Vuelta a Burgos ho trovato spazio e un piazzamento nei dieci. Alla Vuelta ho sofferto la prima settimana, più del previsto. Poi nella seconda sono riuscito ad andare un paio di volte in fuga, anche se quest’anno le fughe hanno avuto meno spazio del previsto, visto che degli otto successi della UAE Emirates, sei provengono proprio dalle fughe».

Il bilancio per Aleotti resta dunque positivo. L’obiettivo era sempre supportare la squadra e aiutare i leader.

«Nella terza settimana, con Pellizzari protagonista, ci siamo concentrati su di lui e su Hindley. Che dire: alla fine porto via una buona condizione, che di solito resta nelle gambe dopo un Grande Giro. Adesso il focus è recuperare bene, parlare con il mio allenatore Paolo Artuso e ripartire per la prossima stagione».

Vuelta 2025. Da sinistra: Giulio Pellizzari, Jai Hindley e Giovanni Aleotti. Un bel feeling in squadra

Vuelta 2025. Da sinistra: Giulio Pellizzari, Jai Hindley e Giovanni Aleotti. Un bel feeling in squadra

Per Hindley e per Pellizzari

Come ha detto anche lui, Giovanni aveva due capitani e certamente non deve essere stato facile dividere compiti e attenzioni. Ma vista la rosa 2026 della Red Bull, sarà qualcosa che accadrà con grande facilità. E infatti ci spiega il suo ruolo.

«Vero, avevamo Jai come capitano numero uno e Giulio con carta bianca. L’obiettivo era fare classifica con Hindley e provare a vincere una tappa. E’ arrivata la vittoria con Pellizzari, il suo primo successo, e vederlo in maglia bianca fino alla terza settimana è stato speciale. Abbiamo lavorato benissimo quel giorno, soprattutto per prendere la salita finale. Io ho svolto un bel lavoro, tanto è vero che me lo hanno detto.

«Una volta terminato il mio compito mi sono messo di passo e ai 3 chilometri dall’arrivo a bordo strada ho visto coach Paolo Artuso e il nutrizionista Giacomo Garabello, gli ho chiesto come stesse andando. Mi sono fermato e mi sono visto dal suo smartphone gli ultimi 500 metri del trionfo di Giulio. Davvero bellissimo, davvero una bella atmosfera c’era quel giorno. E va detto che anche Jay, che lottava per il podio, è stato generoso a concedergli lo spazio».

Aleotti del giorno di El Morredero ne parla con entusiasmo. Ma anche determinazione. La tappa era preparata già dal mattino. Il direttore sportivo Patxi Vila che aveva fatto la ricognizione di quella frazione e aveva impostato una tattica che poi è andata alla perfezione. Denz e Van Dijk ha tenere alta l’andatura fino ai piedi della salita, poi Selig e Aleotti per preparare l’affondo. Quando le cose funzionano bene, le energie si moltiplicano.

Giovanni esalta quindi Pellizzari. Anche lui è rimasto colpito da come il marchigiano si sia dimostrato già fortissimo. Al primo anno in un team WorldTour, due Grandi Giri finiti davanti, una vittoria di tappa e la top 10 generale.

«Giulio è molto giovane ma semplice e concreto, si è integrato benissimo. Io penso che abbia avuto la consapevolezza di essere un co-leader, nonostante la sua età. Mi piace poi perché è serio, ma al tempo stesso si diverte», ha aggiunto Giovanni.

La Red Bull crede molto in Giovanni. Anche lo scorso dopo il Giro fu portato in Spagna dove scortò Roglic alla vittoria

La Red Bull crede molto in Giovanni. Anche lo scorso dopo il Giro fu portato in Spagna dove scortò Roglic alla vittoria

Quanti capitani nel un futuro

E ora questo lavoro con i leader, come dicevamo, assumerà sempre più corpo. La Red Bull-Bora si sta trasformando sempre di più in uno squadrone. Oltre a Hindley, Vlasov, Roglic, Lipowitz ecco anche Evenepoel… senza appunto dimenticare Pellizzari. Il futuro per Aleotti tende per natura verso un ruolo determinato. Ed è anche curioso come si porrà con tanti leader così diversi per caratteristiche tecniche e di età.

«Ho avuto la fortuna – spiega Aleotti – di correre con tanti leader: Roglic, Hindley, adesso con Pellizzari e presto arriverà anche Evenepoel. Sono tutti diversi. Jai è il capitano che tutti sognano: semplice, mai esigente, apprezza tantissimo il lavoro e ha sempre una parola per tutti. Roglic invece è una macchina, un lavoratore instancabile dal mattino alla sera. Quando eravamo in ritiro si vedeva che sapeva dove dove andare a parare, perché era lì e quel che voleva.

«Entrambi preferiscono correre davanti, ma ormai è spontaneo per noi metterli nelle prime posizioni, sappiamo già dai meeting e dai software quali punti sono pericolosi. Ormai sono quasi più i gregari che ti portano davanti nei momenti programmati, piuttosto che loro a chiedere».

«Sul mio futuro, penso di continuare a essere un uomo squadra. Ho ancora un anno di contratto. In un team così grande, con corridori come Roglic, Hindley, Vlasov e adesso anche Evenepoel, è difficile pensare di essere capitano. Ma quando ci sarà spazio, come a Burgos, cercherò di farmi trovare pronto. Per il resto il mio ruolo è supportare i leader.

«Road captain? Non mi sento ancora pienamente in quel ruolo, ho solo 26 anni, serve più esperienza, ma seguo l’esempio di “Cece” Benedetti che è stato un riferimento per me».

Giovanni all’attacco. L’emiliano ha colto due fughe, entrambe nella seconda settimana

Giovanni all’attacco. L’emiliano ha colto due fughe, entrambe nella seconda settimana

Un’esperienza di squadra

In questa chiacchierata con Aleotti è la Vuelta a tenere banco. Una maglia bianca e un podio sfiorato, una tappa vinta e soprattutto una corsa, tre settimane, affrontare sempre da protagonisti.

Ci sono state anche tappe durissime da controllare, specialmente nella seconda settimana. Le fughe partivano dopo 50-70 chilometri, quindi si correva a tutta dall’inizio alla fine. Come abbiamo visto è stata una Vuelta nervosa…

«Una Vuelta – conclude Aleotti – in cui la Visma-Lease a Bike spesso lasciava spazio, e questo portava tutto il gruppo a voler andare in fuga. Alla fine resta la soddisfazione di aver dato il massimo per la squadra. Questa Vuelta mi ha fatto crescere, mi ha dato consapevolezza e motivazione per il futuro. So che in squadra i capitani aumenteranno e saranno di altissimo livello, ma il mio obiettivo resta lo stesso: farmi trovare pronto, ogni volta che serve».