di
Marco Vigarani

L’ex numero 26 del ranking Atp, oggi commentatore televisivo, spiega com’è cambiato il tennis. «Sinner, Musetti, Paolini e gli altri hanno risultati straordinari che fanno da traino ai giovani». A novembre in città gli Azzurri difenderanno la Coppa Davis

L’Italia è protagonista del tennis mondiale e Bologna ne è la sua capitale. Parola dell’eroe di casa Paolo Canè, ex numero 26 del ranking Atp oggi commentatore televisivo delle imprese azzurre.

Come vive il momento d’oro del tennis nostrano?
«È veramente cambiato il mondo. Non solo Sinner ma anche tutti gli altri a partire da Musetti, Paolini e tutto il movimento femminile, la vittoria in Davis e in Billie Jean King Cup. Risultati straordinari che fanno da traino ai giovani e ai club che hanno la responsabilità di farli crescere. Servono istruttori capaci di coniugare divertimento e spirito di sacrificio. Il terreno è fertile e anche per questo motivo sono curioso di vedere i campionati nazionali Under 15 che si svolgeranno alla Virtus. Magari tra qualche anno qualcuno sarà in azzurro con i campioni di oggi».



















































Questa età dell’oro è destinata a proseguire?
«Mi muovo sempre con cautela, non abituiamoci troppo bene. Si vive di periodi e speriamo di continuare a cavalcare un’onda alta. Oggi l’Italia è invidiata da tutto il mondo perché c’è sempre qualche azzurro che arriva in fondo ai tornei. Riempiamo di tennis le pagine dei giornali e i minuti dei telegiornali. Tanto merito agli atleti e agli allenatori ma anche con un pizzico di fortuna».

Come legge questa crescita rispetto ai suoi tempi?
«Il lavoro ha pagato, anche se ci sono stati passaggi a vuoto. Il ricambio per il futuro mi sembra esserci. Ai miei tempi magari c’erano giocatori più forti nella media classifica ma parliamo di uno sport diverso. Il tennis di oggi è bello da vedere. Vedi meno giocate di talento o discese a rete ma grande potenza. La palla è talmente veloce che se non sei all’altezza fisicamente non puoi nemmeno entrare in campo: per questo i giocatori di oggi sono più forti rispetto alla mia generazione».

C’è anche una gestione diversa degli atleti.
«Giustamente. Ora hanno tutti un mental coach perché lo stress raggiunge livelli altissimi. Alimentazione, fisioterapia e recupero fisico: serve tutto per tenere in ordine una macchina che ogni giorno deve andare a combattere. Gli stessi giocatori sono attenti, si informano. Ai ritmi attuali non so quanto si possa resistere ad alto livello».

Quindi approva anche la scelta di rinunciare a qualche torneo?
«Oggi in tenera età si è già campioni. Sinner, Alcaraz, Musetti sono tutti giovanissimi. Non solo approvo quando rinunciano a un torneo ma ne sono felice. Vuol dire che hanno capito che non bisogna correre dietro ai risultati ma alla salute, per prolungare la propria carriera. Il segreto del tennis è semplice: giocare poco e vincere sempre».

Come vede la sua Bologna in questo momento d’oro del tennis?
«Siamo al top, la capitale italiana del tennis. Nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere qui le finali di Davis. Le qualificazioni sono belle ma ora abbiamo un evento straordinario e Bologna lo merita. Saremo al centro del mondo, con il pienone in tutte le giornate di gara. Mi aspetto un’affluenza veramente importante e sono molto curioso di vedere la risposta della città».


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27 luglio 2025 ( modifica il 27 luglio 2025 | 14:06)