Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Ecotoxicology and Environmental Safety mette in correlazione l’esposizione agli ftalati, plasticificanti usati per rendere i prodotti più “duttili” e resistenti, all’insorgenza del tumore mammario perché in grado di perturbare il sistema endocrino
L’esposizione quotidiana agli ftalati, plastificanti che hanno un’azione di interferenza endocrina, attraverso ingestione, inalazione e contatto cutaneo favoriscono nelle donne l’insorgenza del cancro al seno. A questa conclusione giunge un nuovo studio di meta analisi pubblicata sulla rivista scientifica Ecotoxicology and Environmental Safety.
Il cancro al seno è una delle principali cause di morte nelle donne in tutto il mondo. I dati suggeriscono che i fattori ereditari rappresentano solo il 5-10% dell’incidenza del cancro al seno, con conseguente crescente preoccupazione per la cancerogenicità associata a fattori ambientali e legati allo stile di vita. Tra questi, gli ftalati, sostanze chimiche usate per rendere più morbidi tanti prodotti e oggetti di uso quotidiano, che interferiscono con il sistema endocrino e che si trovano in plastica, cosmetici e imballaggi alimentari e rappresentano sermpre più una preoccupazione crescente. Essendo un organo legato sistema endocrino, il seno è particolarmente suscettibile all’alterazione da parte di questi composti.
Non solo: secondo questa revisione scientifica, che ha preso in esame tutti i più recenti studi sul tema, gli ftalati ostacolerebbero pure la stessa chemioterapia.
L’ampio utilizzo degli ftalati come plastificanti spiega la loro presenza in una vasta gamma di prodotti di consumo, tra cui materiali da costruzione, arredamento per la casa, giocattoli per bambini, automobili, cosmetici, imballaggi alimentari e farmaci. Il DEHP (sottoposto a restrizione in Europa) è uno dei plastificanti ftalati più comuni e maggiormente usati. La produzione globale di DEHP ha raggiunto i 3-4 milioni di tonnellate all’anno, prima di iniziare a diminuire negli ultimi anni. È probabile che le donne di età compresa tra 18 e 34 anni facciano un uso intensivo di prodotti per la cura personale e per capelli, il che aumenta il rischio di esposizione agli interferenti endocrini. Uno studio del 2022 di Casiano e altri hanno rivelato che sei prodotti per capelli comunemente usati dalle donne nere o afroamericane nella Greater New York Area influenzano l’attività ormonale. Essendo interferenti endocrini, gli ftalati alterano il funzionamento della ghiandola mammaria.
Come agiscono gli ftalati sul sistema endocrino?
Lo studio suggerisce una serie di azioni che queste sostanze plastificanti compiono sul seno.
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Attivano le vie metaboliche del cancro: gli ftalati possono sovrastimolare i sistemi di segnalazione cellulare, consentendo alle cellule tumorali di espandersi e diffondersi.
Promuovono i geni tumorali: gli ftalati potenziano i geni che favoriscono il cancro, bloccando al contempo il normale processo di eliminazione delle cellule danneggiate da parte dell’organismo.
Agirscono come gli estrogeni: imitando l’ormone, noto per essere alla base di molti tumori al seno, gli ftalati possono interrompere i segnali cellulari e innescare una divisione cellulare incontrollata.
Rendono i tumori più aggressivi: innescano cambiamenti che aiutano le cellule tumorali a invadere organi distanti (metastasi), causando la maggior parte dei decessi per cancro. Stimolano anche l’angiogenesi, ovvero la crescita di nuovi vasi sanguigni che alimentano i tumori, rendendo il cancro ancora più difficile da controllare.
Indeboliscono i trattamenti contro il cancro: studi di laboratorio hanno dimostrato che un comune plastificante, il DEHP, riduce l’efficacia di farmaci chemioterapici come paclitaxel, doxorubicina e tamoxifene.
Interrompono il metabolismo: livelli più elevati di ftalati sono stati collegati a un aumento dell’indice di massa corporea (BMI), il che suggerisce che queste sostanze chimiche interrompono il metabolismo e aumentano il rischio di cancro al seno. Gli ftalati possono anche amplificare i cambiamenti nel modo in cui le cellule utilizzano l’energia (l’”effetto Warburg”), alimentando la crescita del tumore.
Potenziano le cellule staminali del cancro al seno: anche bassi livelli di ftalati possono rafforzare queste cellule aggressive che aumentano la probabilità che i tumori si diffondano, resistano alla terapia e recidivino.
Tutta una serie di conseguenze che segnalano ancora una volta quanto sia necessiara un’ulteriore e più vigorosa stretta sugli ftalati nei prodotti di uso quotidiano.


