Le guerre a Gaza e in Ucraina, e il riconoscimento dello stato palestinese dominano l’agenda dei quasi 150 leader mondiali (tra loro Giorgia Meloni) in arrivo a New York per l’80esima Assemblea Generale dell’Onu. Il tutto sullo sfondo del ritorno sullo scranno del Palazzo di Vetro di Donald Trump, che con il suo ‘America first’ sta mettendo a dura prova il multilateralismo e che con l’appoggio incondizionato a Israele nella Striscia sta isolando l’America. “Ci stiamo riunendo in acque turbolente, persino inesplorate”, sottolinea il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres: “Le divisioni geopolitiche si allargano. I conflitti infuriano. L’impunità aumenta. E la cooperazione internazionale è messa a dura prova da pressioni mai viste prima”. Al centro dell’attenzione c’è la situazione in Medio Oriente, con la guerra tra Israele e Hamas a Gaza e il disastro umanitario nella Striscia. E prima del via ai discorsi di alto livello, i leader si riuniranno lunedì per un vertice ospitato da Francia e Arabia Saudita che mira a dare slancio alla soluzione dei due stati, dopo che 142 stati – tra cui l’Italia – hanno votato una risoluzione per attuarla, col voto contrario degli Usa. Un testo in cui, sottolineano fonti italiane, è stato precisato che il riconoscimento dello Stato palestinese avverrà “nel pieno rispetto della sovranità” di ciascun Paese, e quindi secondo le proprie leggi e la propria linea politica.

Non è ancora il momento per farlo, serve prima un complesso processo politico e diplomatico, è la linea più volte indicata in questi mesi da Meloni, che all’Onu dovrebbe intervenire mercoledì sera. E al momento la premier italiana, presente al Palazzo di Vetro con il ministro degli Esteri Antonio Tajani, non dovrebbe partecipare alla consueta cena offerta dal presidente degli Stati Uniti, così come l’anno scorso quando il padrone di casa era Joe Biden. È invece atteso il riconoscimento della Palestina (senza Hamas) da vari Stati, tra cui Francia, Gran Bretagna, Malta, Canada, Australia e Belgio, nonostante la netta opposizione americana. Il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Abu Mazen non sarà presente di persona dopo che gli Usa hanno dichiarato che non gli concederanno il visto, ma parteciperà in videoconferenza sia al vertice di lunedì che al suo discorso al dibattito generale, previsto per giovedì. Mentre il premier israeliano Benjamin Netanyahu, ricercato dalla Corte penale internazionale per presunti crimini di guerra e contro l’umanità a Gaza (che lo Stato ebraico nega), è atteso di persona e parlerà venerdì.

Un altro conflitto in cima all’agenda delle Nazioni Unite, su cui si prevedono pochi progressi, è la guerra russa in Ucraina, con il presidente Volodymyr Zelensky che chiederà ancora una volta il sostegno internazionale in un momento critico. Il leader di Kiev parlerà in Assemblea Generale mercoledì, mentre martedì pomeriggio dovrebbe partecipare ad una riunione del Consiglio di Sicurezza. Il russo Vladimir Putin (come il cinese Xi Jinping), come di consueto non sarà a New York, ma è in arrivo il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, che a margine dei lavori al Palazzo di Vetro incontrerà anche il segretario di stato americano Marco Rubio. Occhi puntati anche sulle tensioni nucleari con l’Iran, con la presenza del leader di Teheran Masoud Pezeshkian. Per quanto riguarda il dibattito generale la prima giornata, martedì, sarà aperta come da tradizione dal leader brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, seguito da Trump, che ha tagliato i finanziamenti statunitensi all’Onu, ha interrotto il coinvolgimento con il Consiglio per i Diritti Umani, ha esteso la sospensione dei finanziamenti all’Unrwa e ha abbandonato l’Unesco, dopo essere uscito nuovamente all’accordo di Parigi sul clima. In arrivo a New York anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, l’egiziano Abdel Fattah al Sisi, Pezeshkian, appunto, il sudcoreano Lee Jae Myung, e il francese Emmanuel Macron, tutti in agenda il primo giorno. Mercoledì invece parlerà Ahmad al Shara, al suo debutto all’Onu: è la prima volta dal 1967 che il presidente della Siria parlerà direttamente alle Nazioni Unite. Presenti al Palazzo di Vetro anche il premier britannico Keir Starmer, che interverrà venerdì al dibattito generale, e i vertici dell’Ue (il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, l’Alta rappresentante per gli Affari Esteri Kaja Kallas).

Riproduzione riservata © Copyright ANSA